"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

19 novembre 2010

Mons. Warduni (Baghdad) "La soluzione non è la fuga"

By Baghdadhope*

La notizia che il ministro dell'interno della regione di Berlino Ehrhart Koerting abbia dichiarato di voler fare pressioni sul governo tedesco perchè accolga immediatamente 2500 iracheni cristiani, indipendentemente dalle decisioni in riguardo da parte dell'Unione Europea, non poteva non suscitare proteste in Iraq dove la gerarchia ecclesiastica, che in pratica, in mancanza di una forte rappresentanza politica della comunità, funge da interlocutore tra essa e le istituzioni nel paese ed all'estero, non smette di appellarsi alla fede per cercare di frenare la fuga dei fedeli.
Così il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, Mons. Shleimun Warduni, ha suggerito attraverso Baghdadhope, 4 punti che a suo parere potrebbero aiutare a risolvere i problemi che affliggono la sua ormai sempre più sparuta comunità partendo proprio dalla proposta tedesca che, sono le sue parole: "non è la soluzione giusta. Se accoglieranno 2500 iracheni cristiani vuol dire che altri 5000 cercheranno di fuggire. I problemi devono essere risolti dalle loro fondamenta e per questa ragione gli stati europei devono 1. operare perchè l'Iraq intero ritrovi la pace, 2. smettere di produrre e vendere armi che in Iraq ed altrove nel mondo vengono usate per uccidere innocenti, 3 spingere il governo iracheno a riprendere il controllo del paese; in passato la comunità internazionale ha applicato all'Iraq le sanzioni economiche, noi non chiediamo una loro ripresa ma che gli stati europei esercitino delle pressioni sulla base dei rapporti economici, sociali e politici che hanno con l'Iraq, 4. aiutare gli iracheni cristiani che già vivono nel loro confini a regolarizzare la propria posizione ed a trovare un lavoro."

E' quindi categorico Mons. Warduni nell'affermare che la fuga degli iracheni cristiani deve essere fermata anche a prezzo della vita se occorre, perchè "dobbiamo rimanere saldi nella fede" ed "accettare la sofferenza rimanendo in Iraq perchè è la nostra patria e per la Gloria di Dio."

Una sofferenza che il prelato non manca di ricordare anche esprimendo gratitudine per l'iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso il Cardinale Angelo Bagnasco di dedicare nella giornata di domenica 21 ottobre una preghiera ai "cristiani iracheni perseguitati ed ai loro persecutori."
"Ringraziamo di tutto cuore la CEI per questa iniziativa e preghiamo perchè il Signore ascolti queste suppliche e faccia sì che in Iraq possa tornare la pace, che si possa formare un governo in grado di riportare la legge nel paese e che, di conseguenza, tutti gli iracheni possano vivere di nuovo in armonia. Quella di domenica è una preghiera preziosa e ben accetta e per questo noi invochiamo la benedizione divina su coloro che la vivranno dal profondo del loro cuore. Noi offriamo le nostre sofferenze perchè Dio torni ad essere il perno della società e conquisti il cuore di chi si è allontanato da lui ed agisce per separare i suoi figli invece che unirli. Chiediamo inoltre alla Madonna di benedire tutti noi e riportare la pace nel mondo.
Le preghiere che si leveranno dall'Italia ci danno conforto e siamo grati per esse e per l'accoglienza che è stata data a 26 persone rimaste ferite nell'attentato del 31 ottobre. Domenica saremo uniti nella consolazione che Dio dà a chi lo ama."