By Diocesi di Cremona
Il messaggio integrale di mons. Dante Lafranconi a favore dei cristiani perseguitati dell'Iraq
Ai Fedeli, Sacerdoti, Religiosi/e della Diocesi
In queste settimane giungono dal martoriato Iraq sempre più frequenti notizie di persecuzioni nei confronti dei cristiani. Gli attacchi, ad opera dei fondamentalisti islamici, sono iniziati il 31 ottobre scorso contro centinaia di siro-cattolici riuniti in una chiesa di Baghdad per pregare e sono continuati con attentati a diverse case private: i seguaci di Cristo, nella terra di Abramo, nostro padre nella fede, vivono giorni di dolore e di terrore.
Purtroppo questi eventi sono solo l’epilogo di una lenta, silenziosa e organica persecuzione: se prima del 2003 i cristiani dell’Iraq erano circa 1.300.000, oggi sono poco più di 400.000. Ormai quasi tutti i mezzi della comunicazione sociale denunciano che è in atto una vera e propria strategia, ad opera di alcuni gruppi di fanatici musulmani, per cancellare la presenza cristiana in questi territori.
In comunione con tutta la Chiesa italiana invito dunque tutte le comunità parrocchiali e religiose della nostra diocesi a pregare, durante le Sante Messe di domenica 21 novembre, solennità di Cristo Re dell’Universo, per i cristiani perseguitati dell’Iraq, ma anche per i loro persecutori. Il Signore infonda coraggio a questi discepoli di Gesù che con il loro sangue e la loro sofferenza contribuiscono alla redenzione del mondo e spinga alla conversione quanti usano il nome di Dio per compiere azioni efferate contro persone inermi.
Sappiamo bene che la pace è dono di Dio, ma è anche frutto dell’impegno degli uomini di buona volontà. A tal proposito scriveva il santo martire Ignazio di Antiochia alla comunità di Efeso: «Per gli altri uomini “pregate senza interruzione”. In loro vi è speranza di conversione perché trovino Dio. Lasciate che imparino dalle vostre opere. Davanti alla loro ira siate miti; alla loro megalomania siate umili, alle loro bestemmie opponete le vostre preghiere; al loro errore “siate saldi nella fede”; alla loro ferocia siate pacifici, non cercando di imitarli. Nella bontà troviamoci loro fratelli, cercando di essere imitatori del Signore. Chi più di lui ha sofferto maggiore ingiustizia? Chi come lui ha avuto più privazioni?».
Come cristiani e come uomini che ricercano il bene e la giustizia manifestiamo dunque tutta la nostra solidarietà nei confronti dei perseguitati e ci impegniamo, secondo le nostre possibilità, affinché in ogni parte del mondo ogni uomo possa professare la propria fede in totale libertà e serenità.
Nella recente lettera al presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, il Santo Padre Benedetto XVI affermava che il rispetto della dimensione trascendente della persona umana è «una condizione indispensabile per la costruzione di un giusto ordine sociale e di una pace stabile. La relazione con Dio è infatti il fondamento ultimo della dignità inalienabile e del carattere sacro di ogni vita umana».
Mentre invochiamo per i nostri fratelli cristiani iracheni il diritto sacrosanto di manifestare liberamente la comune fede in Gesù, ci auguriamo che si apra un dialogo serio e serrato tra il mondo occidentale e quello islamico, tra i cristiani e i musulmani.
Noi per primi ci impegniamo affinché la religione non diventi mai il pretesto per giustificare violenze o fondamentalismi, ma sia sempre sprone a costruire quel Regno di giustizia e di pace che solo l’avvento di Cristo, alla fine dei tempi, realizzerà pienamente.
+ Dante, vescovo
Il messaggio integrale di mons. Dante Lafranconi a favore dei cristiani perseguitati dell'Iraq
Ai Fedeli, Sacerdoti, Religiosi/e della Diocesi
In queste settimane giungono dal martoriato Iraq sempre più frequenti notizie di persecuzioni nei confronti dei cristiani. Gli attacchi, ad opera dei fondamentalisti islamici, sono iniziati il 31 ottobre scorso contro centinaia di siro-cattolici riuniti in una chiesa di Baghdad per pregare e sono continuati con attentati a diverse case private: i seguaci di Cristo, nella terra di Abramo, nostro padre nella fede, vivono giorni di dolore e di terrore.
Purtroppo questi eventi sono solo l’epilogo di una lenta, silenziosa e organica persecuzione: se prima del 2003 i cristiani dell’Iraq erano circa 1.300.000, oggi sono poco più di 400.000. Ormai quasi tutti i mezzi della comunicazione sociale denunciano che è in atto una vera e propria strategia, ad opera di alcuni gruppi di fanatici musulmani, per cancellare la presenza cristiana in questi territori.
In comunione con tutta la Chiesa italiana invito dunque tutte le comunità parrocchiali e religiose della nostra diocesi a pregare, durante le Sante Messe di domenica 21 novembre, solennità di Cristo Re dell’Universo, per i cristiani perseguitati dell’Iraq, ma anche per i loro persecutori. Il Signore infonda coraggio a questi discepoli di Gesù che con il loro sangue e la loro sofferenza contribuiscono alla redenzione del mondo e spinga alla conversione quanti usano il nome di Dio per compiere azioni efferate contro persone inermi.
Sappiamo bene che la pace è dono di Dio, ma è anche frutto dell’impegno degli uomini di buona volontà. A tal proposito scriveva il santo martire Ignazio di Antiochia alla comunità di Efeso: «Per gli altri uomini “pregate senza interruzione”. In loro vi è speranza di conversione perché trovino Dio. Lasciate che imparino dalle vostre opere. Davanti alla loro ira siate miti; alla loro megalomania siate umili, alle loro bestemmie opponete le vostre preghiere; al loro errore “siate saldi nella fede”; alla loro ferocia siate pacifici, non cercando di imitarli. Nella bontà troviamoci loro fratelli, cercando di essere imitatori del Signore. Chi più di lui ha sofferto maggiore ingiustizia? Chi come lui ha avuto più privazioni?».
Come cristiani e come uomini che ricercano il bene e la giustizia manifestiamo dunque tutta la nostra solidarietà nei confronti dei perseguitati e ci impegniamo, secondo le nostre possibilità, affinché in ogni parte del mondo ogni uomo possa professare la propria fede in totale libertà e serenità.
Nella recente lettera al presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, il Santo Padre Benedetto XVI affermava che il rispetto della dimensione trascendente della persona umana è «una condizione indispensabile per la costruzione di un giusto ordine sociale e di una pace stabile. La relazione con Dio è infatti il fondamento ultimo della dignità inalienabile e del carattere sacro di ogni vita umana».
Mentre invochiamo per i nostri fratelli cristiani iracheni il diritto sacrosanto di manifestare liberamente la comune fede in Gesù, ci auguriamo che si apra un dialogo serio e serrato tra il mondo occidentale e quello islamico, tra i cristiani e i musulmani.
Noi per primi ci impegniamo affinché la religione non diventi mai il pretesto per giustificare violenze o fondamentalismi, ma sia sempre sprone a costruire quel Regno di giustizia e di pace che solo l’avvento di Cristo, alla fine dei tempi, realizzerà pienamente.
+ Dante, vescovo