"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 novembre 2010

“L’Iraq combatte il terrorismo a nome di tutta l'umanità”

By H2onews, 23 novembre 2010

I terroristi sono nemici dell’umanità e non solo dei cristiani. Hanno versato sangue musulmano prima ancora che sangue cristiano. Il terrorismo non ha mai fatto distinzione tra musulmani e cristiani. Ad affermarlo è l’ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, il signor Habbeb Al-Sadr, in una intervista ad h2onews nel commentare la strage del 31 ottobre scorso nella Cattedrale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, a Baghdad, che ha causato oltre 55 morti.
Per Al-Sadr, non solo tra gli obiettivi dei terroristi vi è quello di svuotare l’Iraq della sua componente cristiana, ma c'è anche un collegamento tra il Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente e l’attacco, perché i Padri sinodali hanno gettato delle basi solide per il dialogo interreligioso:
“Questi attacchi servivano a mandare un messaggio ai Padri sinodali perché ai terroristi non piace questo rapporto di vicinanza tra il cristianesimo e l’islam. Volevano rompere questa vicinanza, e parlare falsamente a nome di tutti i musulmani che vogliono questo diaolgo. Volevano dire erroneamente che non vi è dialogo con i cristiani”. L'ambasciatore ha poi invitato i cristiani iracheni ad essere pazienti, a non cedere alle minacce terroristiche e a non assumere alcuna tutela straniera non irachena perché questo li rendebbe preda dei terroristi e fornirebbe loro delle scuse per nuovi attentati.
Al-Sadr ha anche rivolto un invito alla Santa Sede: “Perché esorti i cristiani iracheni a rimanere saldi, a condividere i sacrifici con i loro connazionali iracheni, e a non emigrare dall'Iraq. L’Iraq è la patria originaria dei cristiani: i cristiani sono i veri cittadini dell'Iraq. E’ un peccato che i cittadini nativi debbano lasciare le loro case a causa delle minacce di questi odiosi terroristi”.
Il destino degli iracheni – ha continuato l'ambasciatore – è combattere questa battaglia a nome, non solo degli iracheni, ma anche di tutta la comunità internazionale, perché il terrorismo non è solo nemico dell'Iraq, ma dell'intera umanità.
"Se l’Iraq viene sconfitto, Dio non voglia, quale sarà il destino degli europei? Nessun francese o italiano o inglese o qualsiasi altro europeo potrà dormire sonni tranquilli, se l'Iraq perde la sua battaglia contro questi uomini odiosi. Noi stiamo combattendo non solo per preservare la nostra esistenza e il nostro futuro ma anche per la vita e il futuro dell'umanità intera”.
L’Iraq, secondo il suo rappresentante presso la Santa Sede, ha voltato pagina per quanto riguarda le guerre e le armi di distruzione di massa. "Oggi l'Iraq - ha concluso - intende stringere dei rapporti di interesse e di rispetto reciproci, e seguire la politica della non ingerenza negli affari degli altri Paesi, in particolare nella sua regione”.