"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 settembre 2006

Papa Benedetto XVI incontra il Patriarca di Babilonia dei Caldei

Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza stamani presso il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei ma il Vaticano non ha rilasciato nessuna dichiarazione a proposito dell'incontro.
La visita del Patriarca iracheno servirà a chiarire a Roma la situazione che i cristiani di quel paese stanno vivendo in un clima sempre più teso che ha visto una recrudescenza degli atti ostili verso quella comunità minoritaria, atti ostili che solo dal mese di luglio hanno visto il rapimento di tre sacerdoti cattolici caldei e vari attentati che hanno colpito chiese a Baghdad ed a Mosul.
L'incontro è quanto mai significativo perchè avviene nello stesso giorno in cui i media mondiali riportano le parole di Ayman al-Zawahiri, in numero due di al-Qaeda, contro Papa Benedetto XVI in riferimento all'ormai famoso discorso di Ratisbona del 12 settembre.
"Questo ciarlatano" sono le parole di al-Zawahiri nei confronti del Pontefice "ha accusato l'Islam di essere incompatibile con la razionalità dimenticando che è la Cristianità ad essere inaccettabile per una mente sensibile"

26 settembre 2006

Iraq: terza chiesa attaccata in tre giorni

Mosul (AsiaNews) – Secondo attacco in tre giorni ad una parrocchia caldea di Mosul. Nel mirino degli aggressori è ancora una volta la chiesa dello Spirito Santo: stamattina un gruppo di uomini ha sparato contro l’edificio alcuni colpi di bazooka a distanza, mentre un ordigno è esploso davanti ad uno dei portoni esterni, inutilizzato, della chiesa. Lo hanno riferito ad AsiaNews fonti locali, secondo cui non si registrano morti o feriti.

Leggi l'articolo su Asia News

25 settembre 2006

Papa: “una necessità vitale” il dialogo tra cristiani e musulmani


Testo integrale del discorso di
PAPA BENEDETTO XVI

Castel Gandolfo.
Presenti diplomatici di 22 paesi musulmani ed i rappresentanti della consulta islamica in Italia.

"Sono lieto di accogliervi in quest’incontro da me auspicato per consolidare i legami di amicizia e di solidarietà tra la Santa Sede e le Comunità musulmane del mondo. Ringrazio il Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, per le parole che mi ha rivolto, come pure tutti voi per aver risposto al mio invito.
Ben note sono le circostanze che hanno motivato questo nostro appuntamento, e su di esse ho già avuto occasione di intrattenermi durante la passata settimana. In questo particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani, ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e che per la Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta del dialogo islamo - cristiano: " La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce" (Dichiarazione Nostra aetate, n. 3). Ponendomi decisamente in questa prospettiva, fin dall’inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani (cfr Discorso ai Delegati delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Tradizioni religiose, Oss. Rom. 26 aprile 2005, pag. 4). Come ebbi a sottolineare a Colonia lo scorso anno, "il dialogo interreligioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta del momento Si tratta effettivamente di una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro" (Discorso ai Rappresentanti di alcune comunità musulmane, Oss. Rom. 22 – 23 agosto 2005, pag. 5). In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le differenze.
Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così. In effetti, ricorda ancora il Concilio, "sebbene, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Dichiarazione Nostra aetate, n.3). Gli insegnamenti del passato non possono dunque non aiutarci a ricercare vie di riconciliazione perché, nel rispetto dell’identità e della libertà di ciascuno, diamo vita a una collaborazione ricca di frutti al servizio dell’intera umanità. Come il Papa Giovanni Paolo II affermava nel suo memorabile discorso ai giovani a Casablanca, in Marocco, " il rispetto e il dialogo richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa. Essi favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli" ( Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2, 1985, pag. 501)
Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato.
Cari amici, auspico di vero cuore che Dio misericordioso guidi i nostri passi sui sentieri d’una reciproca e sempre più vera comprensione. Nel momento in cui i musulmani iniziano l’itinerario spirituale del mese di Ramadam, rivolgo a tutti i miei cordiali voti augurali, auspicando che l’Onnipotente accordi loro un’esistenza serena e tranquilla. Che il Dio della pace colmi con l’abbondanza delle sue benedizioni voi e le comunità che rappresentate!".

Ecco il commento al discorso del Pontefice di Albert Edward Ismail Yelda, Ambasciatore iracheno presso la Santa Sede:
''Era il discorso che ci attendevamo, il Papa ha insistito sul suo profondo rispetto per tutti i musulmani nel mondo. Era ciò che aspettavamo, è ciò che abbiamo ascoltato. E' giunto il momento di costruire ponti''.

Seconda chiesa attaccata in Iraq nello stesso giorno

Ieri mattina alle 11.15 ora locale, alcuni uomini armati hanno attaccato la chiesa caldea dello Spirito Santo di Mosul scaricando almeno 80 colpi contro l’edificio. “Grazie a Dio non c’era la messa in quel momento – ha detto un fedele ad AsiaNews – così non vi sono né morti, né feriti, solo qualche danno all’edificio dalla parte est e qualche finestra rotta”.

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Un'altra chiesa attaccata a Baghdad


Alle 10.00 di ieri, 24 settembre, due bombe sono esplose nei pressi della Chiesa della Vergine Maria nel quartiere di Riyadh a Baghdad. La chiesa è sede del Patriarcato della Antica Chiesa dell'Est ed è quindi luogo di residenza del Patriarca Mar Addai II che è rimasto illeso perchè al momento delle esplosioni si trovava in un'ala dell'edificio che non è stata danneggiata.
La prima bomba è scoppiata proprio nel momento in cui i fedeli si apprestavano a lasciare la chiesa dopo la funzione domenicale. Le testimonianze a proposito non sono concordi:
secondo alcuni l'ordigno si trovava sotto l'auto del parroco della chiesa, Padre Ezaria Warda, parcheggiata vicino all'entrata principale; secondo altri, invece, lo scoppio è avvenuto a causa di una granata lanciata dagli occupanti di un'auto in corsa. Tutti sono invece concordi nel pensare che il primo ordigno, meno potente del secondo, sia servito a far accorrere più gente possibile ed aumentare quindi l'effetto letale del secondo, un'autobomba deflagrata davanti all'entrata.
Il bilancio dell'attentato, per ora provvisorio, è di 2 morti e 17 feriti.
I morti sono un bambino non identificato e Joseph Aishu, una delle guardie della chiesa.
I feriti sono nove fedeli, due dei quali in gravi condizioni, quattro passanti e quattro poliziotti che erano accorsi sul posto subito dopo il primo scoppio.

20 settembre 2006

Iraq: I commenti del Papa suscitano minacce e condanne

By Kathleen Ridolfo - Radio Free Europe Radio Liberty

Praga. 19 settembre 2006.

I leaders religiosi iracheni sono stati veloci nel reagire alle affermazioni fatte da Papa Benedetto XVI circa i commenti da lui espressi sull’Islam e sulla violenza. Molti dei leaders religiosi hanno affermato che tali commenti hanno minacciato di danneggiare le relazioni tra musulmani e cristiani nel paese.

Secondo quanto riportato dai media internazionali, durante il discorso tenuto il 12 settembre all’Università di Regensburg in Germania il Papa avrebbe inteso affermare che l’Islam fu diffuso con la spada. Nel discorso il Papa ha ripreso una conversazione su Cristianesimo ed Islam avvenuta nel 1391 tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo ed un dotto persiano.

Una disputa vecchia di secoli

Nel corso della conversazione che ruotava attorno alla questione della fede e della ragione l’imperatore disse al dotto: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.” Affermando che la violenza è incompatibile con la natura di Dio, l’imperatore continuò dicendo: “Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia…”

Il Papa ha poi citato il Professor Theodore Khoury , la sua fonte per il sopracitato dialogo, osservando che mentre la visione bizantina della fede era influenzata dalla filosofia greca e dal concetto di ragione, “…per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza.”

Il Papa ha poi proseguito citando l’islamista francese R. Arnaldez “il quale rileva che Ibn Hazm si spinge fino a dichiarare che Dio non sarebbe legato neanche dalla sua stessa parola e che niente lo obbligherebbe a rivelare a noi la verità. Se fosse sua volontà, l'uomo dovrebbe praticare anche l'idolatria.”

Reazione non informata

I brevi commenti del Papa sull’Islam e la Cristianità, estrapolati dal contesto di un discorso di sette pagine, potevano essere facilmente fraintesi come le reazioni dei musulmani in Iraq e nel mondo dimostrano. Il tono di molte di queste reazioni riportate dai media iracheni dimostrano che pochi, forse nessuno, dei leaders iracheni ha letto o ascoltato il discorso del Papa nella sua interezza.

La loro pronta reazione, sottolineata dai media propensi ad enfatizzare le notizie e mettere in luce una divisione tra cristiani e musulmani, persino dove non c’è, contribuisce al già grave stato delle relazioni settarie in Iraq.

Alcuni iracheni intervistati dai canali satellitari iracheni riflettono la reazioni generali del paese. Un certo numero di spettatori si sono dichiarati offesi, pur ammettendo di non conoscere esattamente le parole del Papa.

Più grave è stata comunque la reazione di alcuni leaders iracheni i cui commenti potrebbero potenzialmente minacciare la sicurezza della comunità cristiana irachena, già bersaglio di gruppi di insorgenti nell’era post-Saddam Hussein.

La comunità cristiana aspetta dei chiarimenti

Il 15 settembre il Patriarca Caldeo Emmanuel Delly ha dichiarato alla televisione statale Al-Iraqiyah che le affermazioni del Papa sono state fraintese, ed ha addossato la colpa della crisi all’inaccuratezza dei media.

I capi delle chiese ortodosse irachene hanno da parte loro emesso un comunicato il 16 di settembre in cui chiedono al Vaticano di chiarire le parole del Papa: “Esprimiamo solidarietà ai nostri fratelli musulmani ovunque essi siano, e non accettiamo ciò che è stato detto dal Papa Cattolico sull’Islam e l’invasione dei sentimenti religiosi dei nostri fratelli musulmani.”

Il Consiglio dei Vescovi Cattolici, il 17 di settembre, ha accusato i media di scarsa inaccuratezza ed ha sostenuto il proprio desiderio di più forti relazioni tra le diverse sette irachene.

I capi arabi sunniti vedono la "Guerra Crociata"

La sunnita Muslim Scholar Association il 15 settembre ha pubblicato sul proprio sito internet una dichiarazione secondo la quale le parole del Papa fanno parte di una più ampia “guerra crociata” iniziata dal presidente americano George Bush per “uccidere migliaia di musulmani.” Le parole del Papa “hanno fatto sì che i soldati impiegati in Iraq siano ora convinti di compiere degli atti legittimati” ha dichiarato il gruppo.

Lo stesso gruppo ha inoltre affermato che con le sue parole il Papa incita il terrorismo contro i musulmani, e che Benedetto XVI “non ha una visione completa della storia.”

L’imam sunnita Mahmud Al-Sumaydi’i ha chiesto le scuse del Papa alla nazione islamica e perché non abbia condannato le azioni delle “forze di occupazione” che “hanno dato libero corso alla distruzione nel nostro paese.”

Anche l’Iraqi Islamic Party ha emesso un comunicato il 16 di settembre avvertendo i cristiani di non farsi incitare alla violenza contro i musulmani.

La Kurdistan Islamic Union ha espresso preoccupazione per le conseguenze negative che le parole del Papa potrebbero avere per i cristiani dell’Iraq, mentre Mullah Yasin, che incontrò il Papa lo scorso anno come facente parte di una delegazione del Ministero delle Donazioni di Al-Sulaymaniyah, ha chiesto un’approfondita analisi delle parole del Papa ed il dialogo tra cristiani e muslmani dicendo che: “ La gente non ha bisogno di far chiasso sull’argomento.”

I capi sciiti dichiarano l’attacco alla religione

I capi sciiti sono stati anch’essi critici nei confronti del discorso del Papa. La Imam Ali Foundation che agisce come ufficio di collegamento per lo sciita Grand Ayatollah Ali Al-Sistani a Londra, il 15 settembre ha chiesto al Pontefice di “rettificare la sua posizione attraverso una lettura accurata, chiara e comprensibile dei particolari della religione islamica” aggiungendo che “I seminari islamici – hawzas – sono pronti ad offrirgli l’assistenza necessaria per portare a termine questo compito.” La Fondazione si è anche espressa a favore di una maggior dialogo tra cristiani e musulmani.
In un commento del 16 settembre sul proprio sito internet, il Supreme Council for the islamic Revolution in Iraq (SCIRI) ha affermato che il Papa ha espresso delle “infondate ed ingiuste accuse contro la nostra vera religione islamica.”

Molti studiosi sciiti hanno commentato il fatto per le televisioni irachene, e molti di essi hanno affermato che le parole del Papa sono parte di un più vasto piano per denigrare l’Islam. L’Ayatollah Ahmad al-Hasani al-Baghdadi in un’intervista del 15 settembre ha dichiarato che le parole del Papa hanno sostenuto una recente dichiarazione fatta dal Presidente Bush secondo la quale “..l’Islam ed i musulmani sono fascisti.”

Il religioso Talal al-Sa-idi, sostenitore del religioso sciita Muqtada al-Sadr, ha affermato in un’intervista alla stessa televisione che il Papa ha insultato i cristiani così come i musulmani con le sue parole. Lo stesso giorno l’Ayatollah Husayn al-Mu’ayyad ha dichiarato alla televisione Al-Dyar che le parole del Papa fanno parte di “un più vasto attacco politico e culturale contro l’Islam ed i suoi seguaci nel mondo”

Da parte sua il governo iracheno ha emesso poche dichiarazioni sulla controversia. Il Ministro degli Esteri ha affermato di aver richiamato l’inviato vaticano a Baghdad il 17 di settembre, e di averlo informato di considerare le parole di Bendetto XVI come “inappropriate e dannose” per le relazioni tra musulmani e cristiani. “Sebbene quelle parole e quei commenti non sono state intenzionali, il momento in cui sono state pronunciate era sfavorevole. Esse hanno suscitato il nostro rincrescimento e di conseguenza chiediamo che il Pontefice le chiarisca ufficialmente.”

Gli insorti giustificano la loro guerra

I gruppi di insorti sunniti hanno giurato vendetta contro Roma. Il Mujahedin Army in Iraq il 14 settembre ha dichiarato su internet di non essere sorpreso dal tentativo del Papa di “attaccare e suscitare dubbi sulla religione di Dio.” La storia, secondo questo gruppo mostra che “la cristianità sionista… ed il crociato … sono uno stiletto velenoso ed una spada traditrice,” “..questa gente ci è sempre stata ostile ed alleata con i nostri nemici.” Il gruppo ha giurato che i soldati di Maometto distruggeranno Roma: “Saranno testimoni di un attacco letale al Vaticano che farà piangere il Papa ed i Patriarchi.”

La Iraqi Jihadist League ha dichiarato su internet il 17 settembre che le affermazioni del Papa hanno rivelato la vera natura della religione cristiana e la sua animosità verso l’Islam. La dichiarazione della IJL continua con la dichiarazione secondo la quale l’Esercito di Maometto presto distruggerà il trono del Papa, “scuoterà gli angoli della nostra nazione e mostrerà la prova, che voi ed i vostri predecessori avete nascosto, della validità del messaggio di Maometto.”

Il Mujahedin Shura Council, gruppo affiliato ad Al-Qaeda, ha dichiarato su internet il 18 settembre che le affermazioni del Papa sono state pronunciate a “supporto della guerra crociata” aggiungendo: “Diciamo agli adoratori della Croce: voi ed i Romani avete un appuntamento con la sconfitta… Dio sosterrà i musulmani ed [essi] conquisteranno Roma così come conquistarono Costantinopoli.”

L’Ansar Al-Sunnah Army ha dichiarato separatamente che i cristiani sono impegnati in una guerra santa per distruggere l’Islam. Esso si è appellato ai musulmani perchè lottino contro l’Occidente e giurino che “i nemici di Dio” non “vrdranno di noi altro che la spada.. fino a quando essi non ritorneranno alla religione di Dio.” “Il giorno in cui gli eserciti della vera religione abbatteranno le mura di Roma si sta avvicinando.”

Un passo indietro nelle relazioni?

Mentre molti osservatori potrebbero affermare che poco ci sia da fare per contenere la controversia emersa come risultato delle affermazioni di Papa Benedetto XVI, alcuni potrebbero considerarle come un’opportunità per un più profondo dialogo tra cristiani e musulmani.

I musulmani potrebbero dire che il Papa, come capo della Chiesa Cattolica, avrebbe dovuto almeno essere più cauto nella scelta delle parole. Molti cristiani potrebbero controbattere che il problema non è in loro, ma nell’ipersensibilità dei musulmani che non riescono a considerare una discussione accademica per ciò che è.

Osservatori del Papa e dei suoi precedenti commenti sull’Islam potrebbero affermare che il Papa ha sempre sostenuto forti relazioni con la comunità musulmana. Ha condannato le vignette danesi ed ha invocato spesso il dialogo interreligioso. Gli studiosi noteranno che molte delle osservazioni del Papa sull’attuale stato della cristianità riecheggiano le lamentele espresse dagli studiosi islamici sulla crisi che la propria fede affronta.

Nondimeno la posizione del Papa e della chiesa sarà adombrata, almeno per qualche tempo, dalla percezione da parte di molti musulmani di un allargamento delle divisioni tra le due fedi, una percezione che poggia su eventi storici recenti, inclusi i fatti dell’11 settembre e le guerre all’Afghanistan ed all’Iraq.

Tradotto da Baghdadhope

Per il testo completo del discorso del 12 settembre di Papa Benedetto XVI:
sito ufficiale del Vaticano

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html

19 settembre 2006

Punti per un patto di riconciliazione nazionale in Iraq



Arcivescovado Caldeo di Kirkuk - Iraq
Luis Sako, Arcivescovo di Kirkuk, Iraq

2 settembre 2006

Il nostro bel Paese, l'Iraq - ricco di cultura e di civiltà, la terra di Abramo, dei primi codici legislativi (Hammurabi, Harun Alrashed e altre figure magnifiche) - si sta trasformando, purtroppo, in un serbatoio di tenebre. Ogni giorno ci sono molti morti e feriti!
Per poter uscire da questa situazione orribile, propongo alcuni punti perché ciascun iracheno, ovunque si trovi e qualsiasi ruolo occupi, interroghi la sua coscienza riguardo i suoi atteggiamenti verso il bene comune, verso la protezione delle vite innocenti e della loro dignità e quanto sia disposto a fare la propria parte per la riconciliazione e il perdono.
Sapendo che tutti noi adoriamo un unico Dio, creatore e giudice, apparteniamo alla stessa famiglia umana, partecipiamo allo stesso destino e aspettiamo un futuro migliore in cui predomina la fratellanza, la gioia e una vita umana dignitosa, dobbiamo, secondo questo spirito:

1. Dare forza al bene comune e utilizzare la ragione e il dialogo, nell'incontro fra le diversità, per eliminare la violenza, che rischia di diventare motivo di giustificazione per la costante presenza straniera sulla nostra terra.

2. Rispettare le diversità culturali, etniche, religiose. Diversità che devono essere colte come un dono di Dio. Dono da accettare, conservare, coltivare e far fruttificare in un clima di pieno rispetto e di massima fratellanza; in un clima in cui prevale la convivenza e il desiderio di pace, giacché abbiamo vissuto e condiviso l'unica storia nei suoi aspetti positivi e negativi, cosi che ciascun gruppo possa esprimersi in un modo pacifico, rispettando le differenze degli altri, condividendo i reciproci doni e lasciandosi arricchire a sua volta delle ricchezze altrui.

3. Impegnarsi coraggiosamente per conservare l'unità dell'Iraq e non lasciare nessuno spazio in cui possa crescere il fondamentalismo religioso ed etnico che è la rovina di ogni sforzo di pace.

4. Essere convinti che la religione è e rimane il principio unificatore e il fondamento principale per formare una generazione di iracheni aperti al dialogo e alla cultura del rispetto del diverso, e per la conservazione della fratellanza, della pace e dello sviluppo secondo l'insegnamento della religione islamica e cristiana. Dice il Corano: «Fate il bene e rifiutate il male». Dice il Vangelo: «Fate dunque agli altri ciò che volete che gli altri facciano a voi».

5. Impegniamoci dunque tutti - uomini di religione e tutti gli uomini di buona volontà - per realizzare questo scopo nobile, utilizzando le chiese, le scuole e tutti i mezzi di comunicazione perché regni sulla nostra terra la pace vera e sincera.
Cosi prepareremo un futuro luminoso per i nostri figli e figlie, e il nostro Paese diventerà un modello di convivenza perfetta.

Chi ha orecchi per intendere intenda.

18 settembre 2006

Liberato questa mattina a Baghdad Padre Basel Salem Yaldo

A due giorni dal rapimento è stato liberato questa mattina il terzo sacerdote cattolico caldeo sequestrato a Baghdad nel giro di due mesi. Padre Basel Salem Yaldo è stato lasciato dai suoi rapitori nella zona di Karrada a Baghdad, non lontano dal convento delle suore caldee dove si è immediatamente diretto. Le sue condizioni di salute sono buone. Non si conoscono ancora le motivazioni del suo rapimento e del suo rilascio.
Maggiori particolari sul sito dell'Ufficio Pastorale Migranti dell'Arcidiocesi di Torino

17 settembre 2006

Scomparso ieri un sacerdote cattolico caldeo a Baghdad

Fonte: Ufficio Pastorale Migranti
Arcidiocesi di Torino

Un sacerdote cattolico caldeo, è scomparso a Baghdad ieri, 16 di settembre. La sua sparizione segue di soli cinque giorni il rilascio di un sacerdote cattolico caldeo che era stato rapito il 15 di agosto e rilasciato l’11 settembre dietro il pagamento di un riscatto, Padre Saad Sirop Hanna.
Il sacerdote era stato minacciato in passato e specialmente durante la prigionia di Padre Saad, e per questa ragione aveva sospeso tutte le sue attività pubbliche. Ieri mattina si stava recando ad incontrare il sacerdote recentemente liberato ed il Patriarca della Chiesa Caldea, Mar Emanuel III Delly, ma non è mai arrivato al luogo dell’appuntamento.
Ricerche senza alcun risultato sono state effettuate in diversi ospedali di Baghdad per controllare se per caso il sacerdote fosse stato coinvolto in uno dei molti incidenti accaduti in città.
Fino ad ora nessuna fonte ufficiale ha parlato di rapimento ma la speranza di ritrovarlo sta gradualmente sparendo con il passare delle ore. Baghdad non è una città dove qualcuno “scelga” volontariamente di sparire, specialmente qualcuno come il sacerdote in questione che sapeva bene di essere in pericolo.


Caldei nella brace di Beirut

È il caso dei cattolici di rito caldeo, gran parte dei quali erano appena fuggiti dall’Iraq, ma che la guerra ha inseguito fino alla periferia di Beirut...

Leggi l'articolo collegandoti al link di "JESUS"

16 settembre 2006

Le parole del Papa scatenano la vendetta anche in Iraq

Il governo iracheno ha chiesto alla popolazione musulmana di non vendicarsi sulla esigua comunità cristiana del paese per le parole sull'Islam pronunciate da Papa Benedetto XVI a Ratisbona (Germania) che il mondo islamico ha ritenuto offensive verso la propria fede.
Tale passo è stato compiuto dopo l'attacco di una chiesa a Bassora.
In ogni caso, come in molti altri paesi islamici, il rappresentante diplomatico della Santa Sede in Iraq è stato convocato dal Ministero degli Esteri.

Messa di ringraziamento per la liberazione di Padre Saad Sirop Hanna a Torino

Messa di ringraziamento a Torino per la liberazione di Padre Saad Sirop Hanna.

Venerdì, 15 Settembre 2006

Esattamente un mese fa, il 15 di agosto, Padre Saad Sirop Hanna è stato rapito a Baghdad. Quattro giorni fa, l’11 di settembre, è stato rilasciato dai suoi rapitori dietro pagamento di un riscatto.
Ieri, 15 di settembre, una Messa di ringraziamento per la liberazione di Padre Saad è stata celebrata nella chiesa di San Rocco a Torino.
Torino è geograficamente lontana da Baghdad e non ha una comunità di cristiani iracheni, ma esiste un legame tra le due città fatto di visite che alcuni rappresentanti della Chiesa Caldea hanno fatto in questi anni nella nostra città.
Un legame iniziato prima dell’ultima guerra all’Iraq e che è continuato, tanto da riempire la chiesa di San Rocco di fedeli ansiosi di mostrare con la propria partecipazione la vicinanza alle sofferenze della comunità cristiana irachena.
La Messa è stata celebrata dal sacerdote caldeo Padre Rayan P. Atto e da altri cinque sacerdoti: Don Fredo Olivero, Don Silvano Bosa, Don Andrea Princivalle, Padre Peter Kilasara e Padre John Assey.
Don Fredo Olivero ha dato inizio alla Messa parlando delle sofferenze dei cristiani iracheni, del bisogno che hanno del nostro aiuto morale e materiale, e del bisogno che noi abbiamo di essere loro più vicini per capire pienamente l’immensità dell’amore di Dio, un amore che supera i confini e le incomprensioni linguistiche e ci rende solo Suoi figli e figlie.
Dopo le Letture, Padre Rayan P. Atto ha letto dal Vangelo di Giovanni (15,18-25) il passo sull’odio del mondo verso Gesù e che termina con le parole: “Mi hanno odiato senza una ragione.” Da questa frase egli ha preso spunto per un’omelia che è iniziata con la descrizione dei tempi difficili che i cristiani vivono in un mondo sempre più loro ostile, un mondo che odia Dio e vuole distruggere la Sua Chiesa Viva attraverso l’allontanamento forzato dei Suoi figli dai luoghi dove essi hanno vissuto per secoli.
L’omelia di Padre Rayan è terminata con un commovente ritratto di Padre Saad Sirop Hanna come uomo, amico e sacerdote, della sua cultura, della sua umiltà, e della sua devozione alla Chiesa e soprattutto ai suoi figli più giovani ai quali ha dedicato sempre tutti i suoi sforzi.
Parlando del diritto che i cristiani iracheni hanno di rimanere nel proprio paese, Padre Rayan ha terminato la sua omelia ricordando che questo diritto costerà molto alla comunità, un tributo di sangue più che di denaro, e di fede più che di paura.
La Messa è poi proseguita con le parole della Consacrazione ed il Padre Nostro recitati in aramaico da Padre Rayan.
Alla fine della Messa molta gente si è intrattenuta per salutare Padre Rayan, parlargli ed augurare a lui ed alla sua comunità un futuro migliore.

12 settembre 2006

Preghiera di ringraziamento per la liberazione di Padre Saad

Venerdi 15 settembre 2006
dalle ore 19.00 alle ore 20.00
Chiesa di San Rocco
Via San Francesco d'Assisi 1
Torino

preghiera di ringraziamento per la liberazione di Padre Saad Sirop Hanna
sacerdote cattolico caldeo rapito a Baghdad il 15 agosto scorso e rilasciato a Baghdad l'11 settembre.

La preghiera sarà condotta da :

Don FREDO OLIVERO

Direttore Ufficio Pastorale Migranti Arcidiocesi di Torino

Padre RAYAN P. ATTO

Sacerdote cattolico caldeo iracheno

11 settembre 2006

Aggiornamenti su Padre Saad Sirop Hanna

PADRE SAAD SIROP HANNA E’ LIBERO!
Aggiornamenti da Baghdad:

Padre Saad è tornato a casa dove ora riposa dopo ben 27 giorni di sequestro. Le sue condizioni di salute sono discrete.

Aggiornamenti da Torino:

Raggiunto al telefono, Don Fredo Olivero, Direttore dell'Ufficio Pastorale Migranti dell'Arcidiocesi di Torino, si è detto felicissimo della notizia della liberazione di Padre Saad Sirop Hanna ed ha confermato che venerdi 15 settembre dalle 19.00 alle 20.00 si pregherà per Padre Saad come previsto nella chiesa di San Rocco in Via San Francesco d'Assisi 1 a Torino, e che, come è ovvio, sarà non più una preghiera di supplica a Dio, ma di ringraziamento per l'avvenuta liberazione.
PADRE SAAD SIROP HANNA E’ LIBERO

11 settembre 2006

I fedeli cattolici caldei della chiesa dedicata alla Madre di Dio, a Southfield nel Michigan (USA) ieri hanno appreso una notizia esaltante.
Durante la funzione pomeridiana, infatti, il loro Vescovo, Monsignor Ibrahim Namo Ibrahim, ha comunicato l’imminente liberazione del sacerdote caldeo Padre Saad Sirop Hanna, rapito a Baghdad il 15 di agosto.
La notizia, pur essendo rimbalzata velocemente nella comunità caldea sparsa in tutto il mondo non è stata immeditamente divulgata. Da una parte c’era il desiderio di non interferire con le ultime fasi di un rapimento che aveva tenuto in ansia i cristiani iracheni e non solo loro, dall’altra si attendevano maggiori conferme, dato che già due domeniche fa dall’Australia era arrivata la notizia, purtroppo rivelatasi infondata, della liberazione di Padre Saad.
Oggi la notizia è ufficiale e confermata da due fonti, una delle quali è Monsignor Jacques Isaac, Rettore del Babel College, l’Università Teologica Cristiana irachena dove Padre Saad ricopre la carica di responsabile della sezione teologica.
Un’ora fa circa Padre Saad Sirop Hanna è stato liberato. Non si sa ancora nulla delle condizioni del suo rilascio, solo che ha telefonato alla famiglia che sta andando, proprio in questi momenti a prenderlo per portarlo al sicuro.

A Torino si prega per Padre Saad Sirop Hanna

Venerdi 15 settembre 2006
dalle ore 19.00 alle ore 20.00
Chiesa di San Rocco
Via San Francesco d'Assisi 1
Torino
preghiera per Padre Saad Sirop Hanna
sacerdote cattolico caldeo rapito a Baghdad
il 15 agosto scorso

8 settembre 2006

Bomba esplode davanti ad un convento a Baghdad

Ufficio Pastorale Migranti Arcidiocesi di Torino

7 settembre 2006
Una bomba è esplosa davanti al convento delle suore caldee adiacente alla chiesa cattolica caldea di Saint Paul, a Zafarainya, a sud di Baghdad. Un gruppo di uomini armati, dopo avere attaccato le guardie della chiesa hanno piazzato l'ordigno che è esploso fortunatamente provocando solo danni materiali. Le suore e l'anziano parroco della chiesa, Padre Francis Cher, sono illesi.

Che ognuno firmi, è importante.

L'invito è di Dominique, una dei firmatari della petizione/appello per la liberazione di Padre Saad Sirop Hanna che è arrivata a 600 nomi di singoli ed associazioni che hanno voluto così dimostrare la propria vicinanza al sacerdote rapito ed alla comunità cristiana irachena.
Che ognuno firmi, è importante.

Dio ti benedica Padre, continua pregare, sarai nelle mie preghiere.

Per favore, rilasciate Padre Saad, è un servo di Dio.

Per favore, digiunate e pregate per la conversione di coloro che hanno rapito Padre Saad.

Preghiamo per te e per i tuoi rapitori.

Per favore, dimostrate il vostro essere uomini d’onore rilascando Padre Saad.

Per favore, abbiate pietà di quest’uomo. Che Dio sia con lui così che non gli facciate del male.

Rilasciate Padre Saad.

Abbiamo bisogno dei nostri sacerdoti. Per favore, rilasciatelo.

Non sottostimate mai la potenza della preghiera, specialmente quella recitata durante le messe. Che Dio ti benedica, Padre.

Per favore, rilasciate Padre Saad.

Preghiamo per te Padre Saad, e per i tuoi rapitori.

Possa Dio preservare gli innocenti in questa orribile guerra.

Allah è misericordioso? Voi non lo siete?

E’ una situazione difficile per la sicurezza dei cristiani iracheni.

Preghiamo per te e per tutto l’Iraq.

E’ innocente

Ho studiato con lui all’Università Urbaniana.

Per favore, rilasciate Padre Saad.

Spero e prego perché questa petizione possa aiutare non solo Padre saad, ma anche tutte le altre vittime di rapimenti in Iraq, cristiani e musulmani, perchè sono tutte vittime innocenti.

Possa Dio salvare Padre Saad e tutti gli altri innocenti rapiti. Possa Dio riportarlo sano e salvo alla sua famiglia ed alla sua comunità.

Aiutate quest’uomo. Sono qui per aiutare.

Signore, aiutami a riconoscerti più pienamente nelle persone che incontro.

Preghiamo per te.

Possa il Signore benedire coloro che sono in pericolo.

7 settembre 2006

Incontro tra Emmanuel III Delly e Jalal Talabani

Ufficio Pastorale Migranti Arcidiocesi di Torino
www.migranti.torino.it


Ieri, 6 settembre, a soli due giorni dal nuovo accorato appello del Patriarca di Babilonia dei Caldei a favore del rilascio di Padre Saad Sirop Hanna, il capo della comunità cattolica caldea, Mar Emmanuel III Delly, è stato ricevuto insieme a Monsignor Mar Avak Assadorian, Vescovo della Chiesa Ortodossa Armena e Segretario Generale del Consiglio dei capi cristiani di Baghdad, dal presidente della repubblica dell’Iraq, Jalal Talabani.
Talabani ha espresso il proprio dispiacere per il rapimento di Padre Saad, parroco della chiesa di Saint Jacob, condannandolo come un atto terroristico e chiedendo il suo immediato rilascio.

Il presidente ha riconosciuto l’importante ruolo che i figli cristiani dell’Iraq hanno avuto nella storia del paese come suoi abitanti originari, ed a loro volta il Patriarca Delly e Monsignor Assadorian hanno confermato la vicinanza del presidente Talabani a tutte le componenti del paese ed i suoi sforzi a favore dell’unità dello stesso e del rilascio di Padre Saad Sirop.


5 settembre 2006

Per amore di Dio e della sua famiglia

Appello per la liberazione di Padre Saad Sirop Hanna, nelle mani dei suoi sequestratori ormai da 22 giorni.
Più di 500 firme. 36 paesi. Altri commenti.

Dio sarà al tuo fianco, Padre Saad.

Preghiamo per Padre Saad e per la pace in tutta la regione.

Possa il nostro Dio amorevole toccare i cuori di tutti.

Preghiamo per Padre Saad, che venga liberato.

Preghiamo.

Preghiamo insieme.

Mi aspetto che i miei governanti siano più interessati al bene di questa nazione che alla propria rielezione.

Che Dio sia con te e ti benedica.

Mendichiamo con fiducia a Dio la liberazione di P. Saad!

Libertà per Padre Saad

Pre favore, liberate Padre Saad Sirop Hanna.

A nome dell'umanità

Se siete veramente dei buoni musuilmani liberate Padre Saad.

Il buon Dio ti sia accanto in questi giorni difficili

Che la Vergine ti protegga e ti liberi dalle mani dei tuoi rapitori sano e salvo. Preghiamo per te e per i tuoi rapitori.

Lasciate che Dio sia il giudice.

Nel nome di Dio rilasciate padre Saad perchè è un uomo di pace, amore, riconciliazione e fede

Speriamo che il padre rapito Saad Sirop sia rilasciato perchè i religiosi cristiani non hanno assolutamente nessun legame con le uccisioni compiute in Iraq dagli americani e dai loro alleati, i religiosi infatti rifiutano tutto ciò che fanno questi paesi in Iraq nel nome della democrazia e negli altri paesi nel nome dell'umanità.

Per amore di Dio e della sua famiglia.

Dio sia con lui.

Vorrei aggiungere la mia voce a quella delle altre persone che hanno già chiesto il rilascio di Padre Saad. Questa azione è contro tutti i diritti umani.

Dio benedica Padre Saad.

Libertà.

Preghiamo insieme per la liberazione di Padre Saad.

Liberatelo subito

Il mio impegno e la mia preghiera per la liberazione di padre Saad. Non dimentichiamolo!

Uniti per liberare padre Saad.

Amiamoci l’un l’altro. Possa Dio perdonare coloro che compiono tali azioni.

Il sangue dei martiri è il seme della Chiesa.

Abbiate fiducia in Dio con tutto il vostro cuore e non affidatevi alla vostra comprensione, riconoscete Dio ed egli renderà facile il vostro cammino.

Mi spiace.

Rilasciate Padre Saad. Non ha fatto niente di male per meritare di essere rapito.

Fiducia.

Dio non ci addossa una croce che non possiamo portare. Che Dio ti benedica Padre Saad.

Per favore, pagate perchè venga rilasciato

Nuovo appello del Patriarca Caldeo per il sacerdote rapito a Baghdad

www.ankawa.com
Stiamo vivendo in uno stato di angoscia e tristezza a causa del rapimento di Padre Saad Sirop Hanna per mano di un non identificato gruppo armato che lo ha portato via per ragioni sconosciute. Padre Saad non appartiene a nessuna organizzazione politica, nè si interessa di politica, ma solo dei suoi compiti come religioso.
Chiediamo con insistenza a chi lo ha rapito, nel nome di Dio unico che tutti adoriamo e che è il nostro fine ultimo, nel nome degli alti valori a cui Padre Saad ha dedicato la vita, nel nome della sua povera mamma, nel nome dei valori di cittadinanza comune, fraternità e coesistenza, nel nome della storia della nostra patria, di rilasciarlo al più presto perchè possa tornare a servire la sua Chiesa, la sua famiglia, la società e la nazione.
Abbiamo forte fiducia che il nostro appello venga ascoltato e che chi lo trattiene lo rilasci perchè possa continuare nel cammino di servizio cui si è dedicato.

Emmanuel III Delly
Patriarca di Babilonia dei Caldei.
4 settembre 2006

2 settembre 2006

Padre Saad Sirop Hanna parla al telefono con il Patriarca Caldeo

MISNA

IRAQ 2/9/2006

CONTATTO TELEFONICO CON SACERDOTE CALDEO RAPITO, MA ANCORA NIENTE RILASCIO


“Sono padre Sirop, sto bene in salute e sono nelle mani degli uomini che mi hanno rapito”: queste le poche parole che padre Saad Sirop Hanna, il sacerdote cattolico della Chiesa caldea rapito il 15 agosto scorso alla periferia sud di Baghdad, ha potuto dire al telefono al Patriarca di Babilonia, monsignor Emmanuel Dellly III. Lo ha detto alla MISNA lo stesso Patriarca contattato poco fa a Baghdad, precisando che la conferma che dall’altra parte del telefono vi fosse proprio il sacerdote della sua Chiesa l’ha avuta quando l’interlocutore ha ricordato il tema della sua tesi di laurea.
“Lo aspettiamo da 7 giorni, ma ancora niente” ha aggiunto alla MISNA monsignor Delly, precisando che al termine della conversazione avuta con padre Sirop i rapitori avevano assicurato al Patriarca che avrebbero rilasciato l’ostaggio immediatamente. “È esattamente da una settimana che non ho più sue notizie. Speriamo che lo lascino andare il prima possibile e speriamo che non lo uccidano” ha detto il Patriarca caldeo. Secondo un deputato iracheno, il sacerdote caldeo, non si troverebbe più nelle mani del gruppo che lo aveva sequestrato oltre due settimane fa, ma sarebbe già stato “passato” ad altre formazioni. Nella sua telefonata, che comunque risale esattamente a sabato scorso, padre Sirop ha esplicitamente affermato di essere “nelle mani degli uomini che mi hanno rapito”. Indiscrezioni raccolte in ambienti religiosi, e che il Patriarca non ha confermato, sostengono che nel corso degli ultimi contatti i sequestratori avrebbero anche avanzato non meglio precisate “richieste politiche”.
In precedenti contatti i sequestratori di padre Hanna avevano avanzato la richiesta di un “ingente” riscatto, come la MISNA aveva appreso da fonti religiose contattate a Baghdad, senza precisare ulteriormente l’ammontare della cifra. Lo stesso Patriarca aveva confermato la cosa: “Vogliono soldi. Non so quanti. Ma chi ha preso padre Hanna non ha neanche la minima idea del fatto che la Chiesa Caldea è una Chiesa missionaria che segue i suoi fedeli quando emigrano nel mondo e che vive delle donazioni e della generosità dei suoi fedeli” aveva precisato alla MISNA monsignor Delly il 22 agosto scorso.
Secondo le testimonianze raccolte a pochi giorni dal sequestro, il rapimento del padre caldeo (che ai primi di settembre sarebbe dovuto arrivare in Italia per terminare un dottorato in filosofia) sarebbe stato compiuto da un gruppo ben organizzato, in grado di evadere anche i controlli della sicurezza recentemente predisposti dal governo iracheno proprio intorno al quartiere di Dora (sud di Baghdad) dove il religioso era stato prelevato subito dopo la celebrazione dell'Assunta. Negli ambienti cristiani di Baghdad la notizia del sequestro di padre Hanna continua a suscitare profonda preoccupazione, dal momento che nessuno dei precedenti sequestri iracheni che avevano coinvolto religiosi era mai durato più di 24 ore.[MZ]