"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

18 novembre 2010

Cristiani perseguitati: P. Najim a COPERCOM "Non esiste un conflitto religioso"

By SIR

“Il Medio Oriente è la terra dove è nata la cristianità. Ci sono delle comunità cristiane orientali che vivono in questa terra e devono essere riconosciute, rispettate e lasciate libere di professare la loro religione. Quello che accade oggi in Iraq è dovuto alla mancanza di un governo stabile che possa garantire i diritti dell’uomo e la sicurezza della popolazione. Quel che avviene ai cristiani in Iraq, tuttavia, accade anche i musulmani”. Lo ha ribadito ieri padre Philip Najim, procuratore della Chiesa caldea presso la Santa Sede e visitatore apostolico per l’Europa, nella diretta settimanale online curata dal Copercom (Coordinamento associazioni per la comunicazione – www.copercom.it) sul tema: “Cristiani perseguitati. Una sofferenza e una speranza da condividere”.
Rispondendo alle domande di quanti erano collegati in chat, padre Najim ha ricordato che “da quattordici secoli, non è mai accaduta una simile persecuzione in Iraq” e “non possiamo definirla una caratteristica del popolo iracheno o un conflitto religioso tra cristiani e musulmani”. Infatti, ha sottolineato, “non esiste un conflitto religioso” ma “sono attacchi mirati a generare caos nel Paese e impedire un cammino fruttuoso per il futuro dell’Iraq”.
Per padre Najim, “senza cristiani, oggi, non possiamo più chiamare l’Iraq con il suo nome”. Quando nel 2003 iniziò la guerra d’Iraq, “il Paese è stato invaso per cacciare un dittatore e salvare il popolo” ma “oggi, dopo otto anni e la caduta del regime, non vediamo nessun futuro migliore e nessun rispetto per la vita”. Dietro a questi attacchi ai cristiani, ha precisato padre Najim, “ci sono soltanto interessi economici, politici e nient’altro”. Inoltre, “il mondo islamico sta vivendo una situazione molto difficile perché gli attentati sono frutto di una educazione islamica che non è in linea con l’insegnamento del Corano”. Per dare risposta alla persecuzione in Iraq, ha concluso il religioso, “non vedo soluzione che non passi attraverso l’educazione al rispetto della vita umana, dei diritti dell’uomo e della libertà religiosa”.