"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 giugno 2021

Iraq: card. Sako (patriarca), “essere fermi sul deposito della fede, nonostante le difficoltà e le sfide”


"Essere fermi sul deposito della fede, nonostante le difficoltà e le sfide”.
È questo l’insegnamento e l’esempio che arrivano dai santi Pietro e Paolo, dei quali ieri si è celebrata la festa.
Ad indicarli ai fedeli è stato il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, durante la messa nella chiesa del quartiere di Dora (Baghdad), dedicata ai due Apostoli. Un richiamo ancor più significativo alla luce del fatto che la chiesa in cui si celebrava è stata bombardata nel 2004, e nonostante ciò, ha detto Mar Sako rivolto ai fedeli, “pur conoscendo la minaccia e lo sfollamento, siete rimasti fedeli. Conosco, avendo servito in questa parrocchia, il vostro amore, la vostra generosità e l’attaccamento alla Chiesa”.
Da Mar Sako è giunto anche l’invito a guardare a Pietro e Paolo come maestri di unità: “Pietro e Paolo sono due personalità diverse, Pietro è un pescatore e Paolo è un colto fariseo. Paolo non era d’accordo con Pietro su alcune pratiche rituali, ma nel concilio di Gerusalemme l’unità e l’armonia erano forti”. 

29 giugno 2021

Giornata pace per l’Oriente: card. Sako (Iraq), “religioni devono seminare pace, sicurezza, amore, rispetto”

28 giugno 2021

“In questo Oriente turbolento, dove non sappiamo cosa accadrà domani, abbiamo bisogno di pace. Dobbiamo perciò compiere maggiori sforzi per raggiungere questo risultato”.
Lo ha detto ieri il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, celebrando nella capitale irachena la messa per la Giornata della pace per l’Oriente, e l’atto di consacrazione alla Sacra Famiglia.
Nell’omelia, Mar Sako ha ribadito che “le religioni devono seminare pace, sicurezza, amore, rispetto e gioia tra le persone. La pace è un bisogno fondamentale per una vita libera, stabile e dignitosa. Essa si ottiene quando ci riconciliamo gli uni con gli altri ed esercitiamo pazienza, solidarietà e cooperiamo per costruire una società stabile e prospera”.
Guardando alla situazione del Paese, il cardinale ha affermato che “la pace deve diventare un impegno urgente per il governo, da fondare su un sistema civile lontano dai conflitti etnici e religiosi, con un pensiero civile aperto che possa spegnere il fuoco dei conflitti e delle lotte, e diffondere la pace, fratellanza, libertà e dignità”.
Quello attuale, per Mar Sako, “è un momento delicato e pericoloso. Abbiamo sofferto abbastanza, e non siamo in grado di continuare questo incubo, quindi è urgente pensare a un nuovo modo per risolvere i problemi in sospeso, con responsabilità e saggezza, operando come gli altri popoli che costruiscono la loro unità con amore, buone relazioni fraterne, solidarietà e cooperazione. Questa è l’unica speranza, altrimenti Dio non voglia, andremo verso il peggio. Lavorare per un vero stato civile democratico, uno Stato di diritto, uno Stato di fatti e non di parole, uno Stato che adempie ai suoi compiti nel raggiungimento dell’uguaglianza tra tutti i suoi cittadini, garantendo loro diritti e vita migliore. Uno Stato degno della nostra civiltà e della nostra storia”.

23 giugno 2021

Papa Francesco: lettera ai patriarchi cattolici del Medio Oriente, “siate davvero il sale delle vostre terre”

By AgenSIR

“La consacrazione alla Sacra Famiglia convoca anche ciascuno di voi a riscoprire come singoli e come comunità la vostra vocazione di essere cristiani in Medio Oriente, non soltanto chiedendo il giusto riconoscimento dei vostri diritti in quanto cittadini originari di quelle amate terre, ma vivendo la vostra missione di custodi e testimoni delle prime origini apostoliche”.
È quanto scrive Papa Francesco in una lettera, pubblicata dal Patriarcato caldeo e pervenuta al Sir, inviata ai Patriarchi cattolici del Medio Oriente che domenica 27 giugno, in ciascuno dei rispettivi Paesi, celebreranno, alle ore 10, una Messa per la “Giornata della Pace per l’Oriente”, indetta in occasione della celebrazione del 130° anniversario della Rerum Novarum, di Papa Leone XIII. Contestualmente, in occasione dell’Anno di San Giuseppe, i patriarchi consacreranno il Medio Oriente alla Sacra Famiglia.
Per questo motivo durante la Messa celebrata nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sempre il 27 giugno, sarà benedetta un’Icona della Sacra Famiglia, appositamente dipinta e intarsiata con le reliquie della stessa Basilica dell’Annunciazione. Una volta benedetta, l’Icona sarà portata in pellegrinaggio, partendo dal Libano, verso i paesi dell’Oriente, fino al suo arrivo a Roma verso la fine dell’anno di San Giuseppe, l’8 dicembre 2021.
Nella lettera Papa Francesco ricorda come “sin dall’inizio del mio Pontificato ho cercato di rendermi vicino alle vostre sofferenze, sia facendomi pellegrino dapprima in Terra Santa, poi in Egitto, negli Emirati Arabi Uniti ed infine pochi mesi fa in Iraq, sia invitando la Chiesa intera alla preghiera e alla solidarietà concreta per la Siria, il Libano, tanto provati dalla guerra e dall’instabilità sociale, politica ed economica. Ricordo bene poi l’incontro del 7 luglio 2018 a Bari, e vi ringrazio perché con il vostro radunarvi preparate i cuori alla convocazione del prossimo 1° luglio in Vaticano, insieme a tutti i Capi delle Chiese del Paese dei Cedri”.
Parlando del suo recente viaggio in Iraq (5-8 marzo scorso), il Pontefice rievoca un immagine quella del “tappeto, che le mani sapienti degli uomini e delle donne del Medio Oriente sanno intessere creando geometrie precise e preziose immagini, frutto però dell’intreccio di numerosi fili che soltanto stando insieme fianco a fianco diventano un capolavoro”. “Se la violenza, l’invidia, la divisione, possono giungere a strappare anche solo uno di quei fili – sottolinea il Papa – tutto l’insieme viene ferito e deturpato. In quel momento, progetti e accordi umani possono ben poco se non confidiamo nella potenza risanatrice di Dio. Non cercate di dissetarvi alle sorgenti avvelenate dell’odio – è l’appello di Papa Francesco – ma lasciate irrigare i solchi del campo dei vostri cuori dalla rugiada dello Spirito, come hanno fatto i grandi santi delle vostre rispettive tradizioni: copta, maronita, melkita, siriaca, armena, caldea, latina. Quante civiltà e dominazioni sono sorte, fiorite e poi cadute, con le loro opere mirabili e le conquiste sul terreno: tutto è passato. Cominciando dal nostro padre Abramo la Parola di Dio invece ha continuato rimanere lampada che ha illuminato ed illumina i nostri passi”.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace ha detto il Signore Risorto ai discepoli ancora impauriti nel Cenacolo dopo la Pasqua: anche io – scrive il Papa – ringraziandovi per la vostra testimonianza e il vostro perseverare nella fede, vi invito a vivere la profezia della fratellanza umana, che è stata al centro dei miei incontri ad Abu Dhabi e a Najaf, come pure della mia Lettera enciclica Fratelli Tutti”. “Siate davvero il sale delle vostre terre – conclude la lettera – date sapore alla vita sociale desiderosi di contribuire alla costruzione del bene comune, secondo quei principi della Dottrina Sociale della Chiesa tanto bisognosa di essere conosciuta, come era stato indicato dall’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente e come avete voluto ricordare commemorando il 130° anniversario della Lettera enciclica Rerum Novarum”.

22 giugno 2021

Gli oggetti sacri della chiesa di San Tommaso di Mosul salvati dalla furia dell'ISIS nel 2014

By Baghdadhope*

Un'altra bella storia da Mosul. 
Dopo il fortuito ritrovamento di una anziana donna cristiana salvata dall'ISIS da una famiglia musulmana oggi il sito Ankawa.com ha pubblicato la storia di un eroico recupero di oggetti sacri. 
Dopo la presa di Mosul da parte dell'ISIS la quasi totalità dei cristiani fuggì dalla città ed alcuni di essi trovarono rifugio nel monastero della chiesa siro-ortodossa d Mar Matti, sul monte Alfaf, a 20 km dalla città.
Tra essi il sacerdote Padre Yousef Albanna, sua moglie, Juliana Boutrous Alkhoury, un uomo di nome Ziyad Abdel Ahad al-Nisr ed una donna di nome Alham Kamel
Queste persone, nonostante il pericolo e a neanche due settimane dalla presa di Mosul da parte dell'ISIS, il 17 giugno 2014 fecero ritorno in città per recuperare quanto più possibile da una delle chiese più antiche, la cattedrale dedicata a San Tommaso.
Antichi manoscritti, testi liturgici, corredi sacri e una grande croce dorata furono portati in salvo nel monastero di Mar Matti e poi consegnati, come ricorda Padre Albanna nella sua pagina Facebook,  al vescovo siro- ortodosso di Mosul, Mons. Nicodemus Daoud Sharaf perché li preservasse. 
Attualmente gli oggetti sacri salvati si trovano nella chiesa di Um al-Noor ad Ankawa.

21 giugno 2021

Si avvicina la data della consacrazione del martoriato Medio Oriente alla Sacra famiglia

By Baghdadhope*

Foto Patriarcato Latino di Gerusalemme
Come deciso nel corso dell'ultimo incontro dei vescovi caldei operanti in Iraq, in tutte le diocesi del paese si pregherà all'unisono alle 10 del mattino di domenica 27 giugno in occasione della consacrazione del Medio Oriente alla Sacra Famiglia. 
La decisione di dedicare quella giornata allo scopo è stata presa dal Comitato Episcopale “Giustizia e Pace” del Consiglio dei Patriarchi Cattolici Orientali. 
Il patriarca della chiesa caldea, Cardinale Louis Raphael Sako, celebrerà la santa messa nella cattedrale caldea di San Giuseppe a Baghdad.
Per quanto non ancora certo c'è la possibilità che il Santo Padre conceda la sua benedizione apostolica durante un video che potrà essere trasmesso al termine della messa diffusa in diretta sul sito del patriarcato caldeo. 
Oltre a ciò un'icona della Sacra Famiglia, appositamente dipinta e intarsiata con le reliquie della Basilica dell'Annunciazione di Nazareth e che riposa sopra l'altare della chiesa di San Giuseppe, sempre a Nazareth, dove secondo la tradizione si trovava la casa del Falegname, sarà portata in  pellegrinaggio nei diversi paesi del Medio Oriente a partire dal Libano per arrivare a Roma l'8 dicembre 2021 e poi fare definitivamente ritorno in Terra Santa. 

Di seguito l'Atto di Consacrazione dell'Oriente alla Sacra Famiglia 
pubblicato dal Patriarcato Latino di Gerusalemme.

"Ricorriamo alla tua protezione, o Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, in mezzo alle crisi politiche ed economiche che si sono abbattute su di noi qui in Medio Oriente.
Ricorriamo alla tua protezione, o Santa Famiglia, Gesù, Maria e Giuseppe, in mezzo alle ripercussioni della pandemia di Covid, che ha creato una situazione di instabilità, di paura e di ansia.
Alla tua protezione ricorriamo, o Famiglia di Nazareth, che hai sperimentato ogni difficoltà con fede, speranza e amore, per consacrare a Te tutto il nostro Oriente e i nostri Paesi, e affidarTi le nostre vite e le terre in cui siamo nati, le nostre paure e le nostre speranze, i nostri giovani e le nostre famiglie, perché ogni famiglia diventi chiesa domestica e scuola di santità.
O Santa Famiglia, chiedi a Dio per il Medio Oriente la grazia di uscire da questa situazione difficile e di ottenere il ritorno della pace e della stabilità, affinché i suoi abitanti possano vivere con eguali diritti e doveri, e godere di una vita libera e dignitosa, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa e dalla loro identità nazionale.
O Santa Famiglia, il tuo sguardo tenero sia su di noi, sulle nostre famiglie e sui nostri Paesi, perché possiamo aprirci ai segni della presenza di Dio come Tu Ti sei aperta a Lui con assoluta fedeltà, perché i nostri cuori si schiudano gli uni agli altri e alle dimensioni del mondo intero, così da divenire tutti un'unica famiglia, che vive nella pace, nell’amore e nell’armonia.
Con sant'Efrem, ti preghiamo, o Signore: rendi piena la riconciliazione tra i popoli del nostro tempo, perché siano veramente un solo popolo. Raccogli nel Tuo Seno i tuoi figli, perché rendano grazie per la tua bontà. Se tutti i figli della luce fossero uniti, i loro raggi tutti insieme eliminerebbero le tenebre, con la forza della loro unità.
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, riponiamo con fiducia nelle Tue mani questa nostra preghiera e la consacrazione del nostro Oriente. Siano rese grazie e lode alla Santissima Trinità, ora e sempre. Amen."

15 giugno 2021

Cardinale Sako: disattese le promesse fatte ai cristiani ai tempi della visita del Papa in Iraq

By Baghdadhope*

In un'intervista rilasciata il 27 maggio 2021 alla testata Al-Araby Al-Jadeed il patriarca della chiesa caldea, il Cardinale Mar Louis Raphael Sako ha affermato che fino ad ora la visita che il santo Padre ha effettuato in Iraq all'inizio dello scorso marzo non ha portato ad alcun progresso per quanto riguarda il ritorno alle proprie case degli iracheni cristiani sfollati, la restituzione delle proprietà loro confiscate da parte di alcuni partiti o gruppi influenti e neanche l'allontanamento dei gruppi armati dalle aree dove vivevano.
Queste ed altre questioni, come ad esempio la ricostruzione delle chiese o lo sviluppo del turismo religioso legato alla fede cristiana necessitano infatti di una precisa "volontà politica" nazionale perché possano essere risolte. 
La speranza è che qualcosa cambi dopo le elezioni parlamentari che si svolgeranno il prossimo autunno anche se "le divisioni, i conflitti e la competizione per il denaro ed il potere" sono, a detta del Patriarca,  tra i motivi che non hanno portato ad alcun progresso nella situazione della componente irachena cristiana che ancora vede la Piana di Ninive, la culla ancestrale della cristianità mesopotamica, occupata da milizie armate filo-iraniane, proprietà non restituite nonostante la creazione di un comitato creato ad hoc nell'imminenza della visita papale, e mancato riequilibrio della componente cristiana all'interno degli enti e delle istituzioni statali. 
Ad echeggiare le parole del Cardinale Sako, quelle dell'ex deputato cristiano Joseph Sliwa che ha sottolineato come l'assenza dell'autorità statale, e quindi dello stato di diritto in alcune aree del paese, e il controllo da parte di gruppi armati che specialmente nel Governatorato di Ninive hanno come scopi la presa del potere attraverso l'imposizione di funzionari e rappresentati ad essi fedeli ed il conseguente cambio demografico con la sparizione della componente cristiana, fanno sì che gli appelli del Pontefice per la convivenza pacifica rimarranno irrealizzati. 

Iraq: card. Sako (patriarca), “riguadagnare la convivenza perduta”. Rischio estremismo e riforma del diritto

14 giugno 2021

Rinunciare al fondamentalismo e al fanatismo; emanare nuove leggi che garantiscano lo status personale e la libertà di coscienza e di culto; informare in maniera corretta ed equilibrata; promuovere una sana educazione spirituale nelle moschee e nelle chiese: sono questi i punti cardine su cui dovrebbe poggiare la convivenza così che “vivere in armonia” diventi “un comportamento naturale” per gli iracheni.
A tratteggiarli è il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in una nota diffusa oggi dai canali ufficiali del Patriarcato. Posizioni e dichiarazioni che ribadiscono quanto affermato da Papa Francesco durante il suo viaggio in Iraq lo scorso marzo.
Per Mar Sako oggi gli iracheni “sono confusi. La mentalità delle quote, l’esclusione religiosa, settaria ed etnica e il caos politico hanno rovinato la loro patria, smantellato la loro società e messo a rischio il futuro della patria. Vogliono riguadagnare la convivenza perduta”.
Per tornare ad una vera convivenza occorre dunque, “rinunciare al fondamentalismo che usa spesso la religione come copertura per interessi politici e finanziari. Il fondamentalismo è estraneo alla natura degli iracheni e della loro civiltà, caratterizzata dal pluralismo e dalla rispettosa accettazione dell’altro”. Opporsi al fondamentalismo con “un messaggio religioso tollerante”.
Diventa prioritaria “una sana educazione spirituale nelle moschee e nelle chiese. I leader religiosi devono evidenziare la ricchezza della diversità nelle comunità, religiosamente, socialmente e culturalmente. Ci sono versetti della Bibbia e del Sacro Corano che supportano questa visione di convivenza, di tolleranza, amore e solidarietà”.
Contestualmente, avverte Mar Sako, è necessaria “una riforma del diritto. C’è bisogno di emanare nuove leggi compatibili con la realtà religiosa, culturale, sociale ed economica della società contemporanea”.
Infine i media: il card. Sako auspica che siano “responsabili ed equilibrati” e comunichino “informazioni corrette con alta professionalità”.

Chiesa caldea: messa per la pace in Medio oriente, affidato alla Sacra Famiglia

12 giugno 2021  

Foto Patriarcato caldeo
La Chiesa caldea ha indetto una ”messa speciale” per la pace in Medio oriente il prossimo 27 giugno, alle 10, in concomitanza con la celebrazione di tutti i patriarchi cattolici d’Oriente. Durante la funzione i leader cristiani affideranno la regione, sconvolta da guerre e violenze, alla cura della Sacra Famiglia di Nazareth. È quanto sottolinea in una nota inviata ad AsiaNews il patriarcato caldeo al termine della riunione mensile dei vescovi, tenuta il 10 giugno nella residenza estiva a Erbil (Kurdistan iracheno).
All’evento, uno dei primi in presenza dopo i mesi a distanza a causa della pandemia da Covid-19, hanno partecipato fra gli altri gli ausiliari di Baghdad mons. Basilio Yaldo e Shlemon Warduni, mons. Bashar Warda e Najeeb Mikhael.
Il primate caldeo, card. Louis Raphael Sako, ha aperto l’assise pregando per la pace e la stabilità in Iraq, per poi presentare la situazione generale del Paese, la realtà ecclesiastica e i temi all’ordine del giorno. Dopo la visita di papa Francesco ai primi di marzo la Chiesa locale vive un rinnovato slancio pastorale ed ecclesiale, confermato dalla celebrazione di oltre 200 prime comunioni lo scorso fine settimana a Baghdad, fra i giovani della capitale.
Il porporato spiega che ciascun vescovo celebrerà la messa per la pace nella propria diocesi. Egli ha ricordato loro di seguire sacerdoti e religiosi in questa fase cruciale della vita politica nazionale. Secondo il card. Sako, i responsabili cattolici non devono intervenire o esprimere sostegno pubblico a fazioni o partiti in vista delle elezioni di ottobre. Lo stesso vale per chiese e luoghi di culto, che non devono trasformarsi in centri per la propaganda o accogliere candidati.
Ai fedeli, aggiunge, va invece ricordata l’importanza di “aderire alla speranza cristiana e all’identità nazionale” adoperandosi per “promuovere i valori della convivenza”.
Per quanto riguarda la vita della Chiesa, il prossimo Sinodo caldeo si terrà a Baghdad dal 9 al 14 agosto 2021, preceduto dal ritiro spirituale per prelati e sacerdoti in programma dal 19 al 23 luglio presso il seminario di Ankawa (Erbil) all’insegna del tema “la spiritualità nella celebrazione della liturgia del sacramenti”. Infine, come anticipato nei giorni scorsi ad AsiaNews dall’ausiliare di Baghdad, il patriarcato intende organizzare un grande incontro della gioventù caldea; per l’organizzazione è stato formato un comitato ad hoc presieduto dallo stesso mons. Basilio Yaldo.

10 giugno 2021

Iraq: card. Sako (patriarca), “Chiese e comunità ecclesiali non possono essere unificate in maniera forzosa”


Il cammino per ricomporre la piena unità tra Chiese e comunità ecclesiali “non è così facile come qualcuno immagina”.
Lo afferma il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, in una nota diffusa dai canali ufficiali del Patriarcato e ripresa da Fides. Parlando del cammino ecumenico, il patriarca riconosce che “le Chiese e le comunità ecclesiali non possono essere unificate in maniera forzosa e non possono nemmeno essere spogliate delle loro singole identità per decreto, perché la Chiesa non è una mera entità amministrativa”, ma una realtà dalla inconfondibile natura spirituale.
Il modello storico e ideale a cui guardare, per il patriarca, è quello della Chiesa nascente, raccontato negli Atti degli Apostoli, quando l’unità dei battezzati era non un obiettivo ideale da raggiungere attraverso sforzi e stratagemmi umani, ma fioriva come effetto gratuito della fede e della carità che animavano i cuori raggiunti dalla grazia di Cristo.
Nella nota Mar Sako richiama l’attenzione su un certo immobilismo che a suo giudizio connota gli organismi ecumenici e i contatti inter-ecclesiali in Iraq dove ci sono ufficialmente 14 comunità e relative denominazioni ecclesiali, di varia consistenza. Parlando del Consiglio dei capi delle Chiese e delle comunità cristiane in Iraq, istituito nel 2006, il patriarca riconosce che “ha soddisfatto la necessità di unificare le posizioni e i discorsi ufficiali” dei diversi soggetti ecclesiali, ma negli ultimi anni sembra vivere una stagione di appannamento, proprio mentre organismi analoghi operanti in Egitto, Giordania e Libano si mostrano molto più intraprendenti e reattivi rispetto alle urgenze e alle emergenze del momento storico presente. Il patriarca, tra le altre cose, ricorda il tentativo fallito di individuare una data comune per la solennità liturgiche cristiane attualmente celebrate in giorni diversi dalle diverse comunità ecclesiali.

8 giugno 2021

Mons. Yaldo: dopo Covid e violenze, la Chiesa irachena riparte dal papa e dai giovani

By Asia News

Foto Patriarcato caldeo
Dopo gli anni bui delle violenze confessionali e della pandemia da Covid-19, ancora in atto ma in “miglioramento”, la Chiesa irachena “vuole ripartire dai giovani e dalla visita di papa Francesco, un momento di festa che continua a portare frutti”.
È quanto afferma ad Asia News mons. Basilio Yaldo, ausiliare di Baghdad e stretto collaboratore del patriarca caldeo Louis Raphael Sako, raccontando il clima di festa nel fine settimana scorso “per le prime comunioni a oltre 200 giovani della diocesi della capitale”. “Siamo ottimisti, soprattutto a Baghdad - afferma il prelato - il cuore del Paese da cui partire per costruire il futuro”.
Il 6 giugno scorso mons. Yaldo ha presieduto la messa con le prime comunioni per 210 bambini e bambine della capitale.
Un momento di festa, con la chiesa gremita di familiari e fedeli pur nel rispetto - tiene a precisare il patriarcato - di tutte le norme di sicurezza per scongiurare focolai di coronavirus. Perchè “la situazione è molto migliorata, soprattutto a Baghdad” conferma il prelato, ma “l’attenzione deve restare alta, mentre la campagna vaccinale che noi sosteniamo con forza prosegue in tutto il Paese”.
“Da qualche tempo - racconta l’ausiliare di Baghdad - abbiamo iniziato a riaprire le chiese dopo le chiusure imposte dalle autorità sanitarie. Sono ripartite molte attività come il catechismo, gli incontri dei giovani, le messe, per dare speranza dopo le sofferenze passate. Vogliamo riaprire, celebrare, incontrarci. Infatti, come diocesi stiamo lavorando a un raduno generale dei giovani in calendario il mese prossimo: un momento di preghiera, di festa e di riflessione sulla visita del papa, questo sarà il tema sul quale ci concentriamo con maggiore attenzione. Un evento straordinario che dobbiamo mantenere vivo e del quale dobbiamo mettere in pratica gli insegnamenti, rinnovando il messaggio di speranza per i cristiani in Iraq e in tutto il Medio oriente”.
I bambini, racconta mons. Yaldo, “erano molto felici, soprattutto per la presenza dei loro familiari che hanno condiviso la cerimonia e il momento di festa comunitaria che ne è seguito”. “Mi ha colpito molto - confida il prelato - la frase che mi ha detto un bambino della parrocchia di san Tommaso, a Baghdad. Quando gli ho chiesto cosa significa per lui la comunione mi ha risposto che vuole dire ‘tenere Gesù vivo nel mio cuore, nella mia Chiesa e nella mia patria’. Parole che mi hanno davvero riempito di gioia”.
“La riapertura delle chiese - prosegue - è anche un segno di speranza che vogliamo dare al nostro popolo, perché siamo una comunità viva e forte come emerge dalle molte attività che stiamo preparando. Oltre al catechismo, la scorsa settimana sono ripartite le gite con un gruppo di ragazzi che si è recato in un luogo turistico della capitale, l’isola di Baghdad. Vogliamo riprendere i pellegrinaggi, da Ur alla piana di Ninive, nel nord, per visitare le antiche chiese e i monasteri”.
Il viaggio apostolico, il calo dei contagi di Covid, le elezioni politiche a ottobre sono passaggi verso un cambiamento in positivo della società e del Paese, in un momento in cui i cristiani “sono sempre più riconosciuti e possono trovare maggiori spazi”. “In quest’ottica - prosegue il vescovo - si è rivelata fondamentale la visita del pontefice. I cristiani, piano piano, stanno uscendo dal buio, dalle grotte, per acquisire sempre maggiore visibilità. E come Chiesa insistiamo sul ruolo dei giovani, ecco perché oltre al Sinodo di agosto e all’incontro nella capitale il mese prossimo, entro fine anno vogliamo organizzare un grande evento che riunisca tutti i giovani caldei del Paese” dal nord a sud, da Mosul a Bassora, passando per la capitale.

ACS porta nelle parrocchie italiane una statua della Madonna profanata dall'ISIS in Iraq

7 giugno 2021

Aiuto alla Chiesa che Soffre porta in Italia una statua della Beata Vergine oltraggiata e profanata dall’ISIS in Iraq.
La scultura mariana, proveniente da Batnaya nella Piana di Ninive, sarà offerta alla devozione dei nostri fedeli.
Si tratterà di un itinerario spirituale che avrà un’anteprima domenica 13 giugno a Giussano presso la Comunità Pastorale San Paolo ma che si svilupperà nelle parrocchie italiane dal 1° settembre agli inizi dell’Avvento 2021.
Durante ogni tappa di questo percorso sacerdoti iracheni, in presenza oppure in videoconferenza, contribuiranno con la loro testimonianza affinché i fedeli possano apprendere dalla viva voce dei pastori locali i tragici eventi verificatisi al momento degli attacchi, la reazione della comunità cristiana locale e internazionale, la situazione attuale e le prospettive future.
 «L’iniziativa consoliderà il legame fra le comunità cattoliche italiana e irachena, fisserà nella nostra memoria questa orribile pagina storica affinché non ne dimentichiamo le tante lezioni, rappresenterà un messaggio di perdono e riconciliazione», commenta Alessandro Monteduro, Direttore di ACS Italia. «Statue mariane orrendamente mutilate, icone di Cristo distrutte, immagini sacre usate per il tiro al bersaglio, tombe profanate, chiese, santuari, monasteri, case e negozi messi a ferro e fuoco, oltre ovviamente ai fratelli uccisi o feriti: è questa la scia di morte e odio lasciata dai jihadisti nella Piana di Ninive, in Iraq. La pacifica comunità cristiana locale fu brutalmente scacciata» ricorda Monteduro.
«Durante la Messa celebrata lo scorso 7 marzo da Papa Francesco nello stadio iracheno di Erbil è stata esposta alla devozione dei fedeli un’analoga statua della Madonna le cui mani erano state mozzate dai terroristi. ACS, con il medesimo spirito, vuole che si faccia memoria delle sofferenze di un’intera comunità cristiana, simboleggiate dalla profanazione della statua di Batnaya, per consolidare la fede comune e per l’auspicata conversione dei persecutori».
Al terrore jihadista in questi anni si è contrapposta una risposta organizzata e duratura, coordinata dal Nineveh Reconstruction Committee e frutto dell’impegno delle Chiese locali e delle comunità cristiane internazionali.
I benefattori di ACS hanno contribuito in modo rilevante all’opera di ricostruzione.
Secondo gli ultimi dati disponibili, 9.176 famiglie sono tornate a casa, cioè oltre il 45% di quelle sfollate. Quasi il 57% delle abitazioni è stato ricostruito o ristrutturato.

Libri: Papa Francesco in Iraq raccontato da Falasca e Geronico (Avvenire). “Ha portato il messaggio della fratellanza umana”

5 giugno 2021

“Papa Francesco si è recato in Iraq come ‘pellegrino penitente di pace’, a curare le ferite di questa Chiesa, ma si è rivolto – data anche la sua rilevanza internazionale come vero leader morale mondiale – a tutta la società irachena”.
Lo afferma Luca Geronico, giornalista di Avvenire, che ha dato alle stampe, assieme alla collega Stefania Falasca, il volume “Le chiavi della pace. Il viaggio di Francesco nella terra di Abramo” (Editrice In Dialogo, https://www.itl-libri.com/). La visita di Bergoglio in Iraq (5-8 marzo 2021) è stata un momento altamente significativo nel cammino del dialogo interreligioso, un evento definito “storico”.
Il volume presenta articoli e approfondimenti realizzati dai due giornalisti “in presa diretta”, oltre ai discorsi del Papa in Iraq e il Documento sulla fratellanza umana; la Prefazione è affidata al cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Qual è a suo avviso il messaggio complessivo che emerge dal viaggio del Papa in Iraq?
“Il messaggio complessivo – risponde Geronico – è quello della fratellanza umana che, dopo la firma del Documento di Abu Dhabi nel 2019, e la pubblicazione dell’enciclica Fratelli tutti, ha visto realizzare durante questo viaggio apostolico un secondo passo concreto, questo direi esperienziale, sul terreno. L’incontro tra Francesco e l’ayatollah Ali al-Sistani, apre nuovi scenari di dialogo interreligioso, e direi non solo e non tanto sul versante islamo-cristiano, quanto all’interno del mondo musulmano tra sciiti e sunniti”. “Tutto il viaggio è stato mosso da un desiderio, da una spinta spirituale, anche se non sono mancati appelli alle autorità politiche. E anche il messaggio politico alla società irachena credo si possa sintetizzare nell’appello alla costruzione di un concetto di cittadinanza svincolato dall’appartenenza religiosa, un invito a declinare il concetto di laicità dello Stato in una società dove il tribalismo etnico-religioso è invece la base di una identità più forte dell’identità nazionale. Ma – aggiunge – questo invito molto concreto, come tutti gli appelli alla riconciliazione, a disarmare i cuori, si basa, sull’essersi scoperti tutti fratelli nella fede, perché figli dell’unico Dio”.

4 giugno 2021

Io, anziana cristiana, salvata da una famiglia musulmana all’arrivo dell’Isis

By Asia News

Foto Patriarcato caldeo
“Quando lo Stato islamico è entrato a Mosul ero sola e non sono riuscita a scappare. Assieme all’amica Maria siamo rimaste lì, in città, avevamo paura ma per fortuna è venuto in nostro soccorso un vicino, Elias Abu Ahmed, un musulmano, il quale ci ha detto che avrebbe fatto di tutto per proteggerci”.

È quanto racconta ad AsiaNews, grazie all’aiuto del patriarca caldeo card. Louis Raphael Sako, la 98enne Camilla Haddad, protagonista di una storia di fraternità e solidarierà islamo-cristiana, emersa solo di recente.
Assieme all’amica Mary Fathohi Weber, poi deceduta per cause naturali, l’anziana signora è stata accolta e accudita da una famiglia musulmana durante le prime fasi dell’ascesa dell’Isis nel nord dell’Iraq, nell’estate del 2014. A quasi sette anni di distanza, la donna ha visitato ieri sera la sede patriarcale a Baghdad, accompagnata da Elias che ormai considera come parte della propria famiglia.
Un sentimento ricambiato, fatto di amicizia e di aiuto reciproco che si è consolidato in tutto questo tempo. E, in diverse occasioni, è proprio Elias ad interpretare e tradurre in parole il pensiero dell’anziana donna che, seppur in buone condizioni di salute considerata l’età, mostra qualche acciacco e fatica ormai a camminare e compiere le azioni più banali della vita quotidiana.
La donna ricorda i miliziani irrompere nella sua casa nel quartiere di Mohandessin a Mosul, dove viveva con l’amica Mary. Come altri vicini musulmani accorsi, il signor Elias è entrato nell’abitazione e ha affermato che Camille era sua nonna e Mary la zia, per poi trasferirle nella propria casa nel quartiere di Baladiyat.
Negli anni la famiglia musulmana si è allargata tanto che oggi Elias ha due mogli e 14 figli, educati con pazienza dall’anziana cristiana che li considera nipoti a tutti gli effetti.
Ogni giorno Camille recita il rosario per ringraziare Dio dell’aiuto ricevuto e per il conforto incontrato in questa nuova famiglia.
“Daesh poteva cacciarci - ricorda l’anziana donna - ma Elias Abu Ahmed ci ha accolte e ospitate nella sua casa. Avevo alcuni soldi da parte e li ho donati per contribuire al sostentamento della famiglia e alla crescita dei figli, perché il suo solo stipendio di operaio, spesso modesto, non bastava”.
Mary Fathohi Weber si è ammalata poco dopo l’arrivo dell’Isis ed è stata Camilla a prendersi cura di lei fino alla morte, avvenuta il primo gennaio 2015.
Lei stessa si è rotta una gamba che la fa “soffrire” e ha faticato a lungo. Ciononostante, la salute è buona anche in considerazione dell’età avanzata. In questi anni ha venduto la casa di proprietà e con il denaro ricavato ha contribuito al mantenimento dei figli e all’acquisto di beni primari come cibo e medicine.
 “In questa famiglia - racconta ad AsiaNews il patriarca Sako dopo averla incontrata - Camilla si sente bene, sa di essere curata. Io le ho proposto di venire qui a Baghdad, in una casa per anziani, ma lei ha detto che preferisce restare a Mosul, e pregare il rosario per tutti noi”.
“Quando ha varcato la soglia di casa
- prosegue il porporato - per venire a Baghdad tutti i bambini sono usciti per accompagnarla, volevano venire con lei, la considerano la loro nonna. Contribuisce alla loro educazione, essendo persone di basso rango mentre lei è cresciuta in un quartiere nobile di Mosul”.
Il card. Sako ricorda bene la donna, che ha incontrato quando era parroco nella chiesa del Perpetuo Soccorso a Mosul, negli anni 90 del secolo scorso.
“Con le sorelle - riferisce - è venuta con me a Roma, poi a Parigi, nell’Anno Santo. Pensavo fosse morta non avendo più avuto sue notizie, ma non ho mai smesso di cercarla per sapere che fine avesse fatto. Non è stato facile raccogliere informazioni” anche per la situazione di grande confusione che ha regnato a lungo nella metropoli del nord dell’Iraq, ma “alla fine ci siamo riusciti”.
“Elias
- prosegue il patriarca caldeo - usa spesso l’espressione ‘Fratelli tutti’ e dice di aver seguito con Camilla tutte le fasi della visita di papa Francesco in Iraq, a inizio marzo. Per Elias la sua venuta in Iraq è stato un bellissimo gesto e quello che lui ha fatto per Camilla lo considera parte degli insegnamenti del pontefice in un’ottica di amicizia e fraternità fra cristiani e musulmani”.
“Questa storia
- afferma il card. Sako - è un esempio, come tanti altri, di un cambio di mentalità in Iraq. Ne faccio un altro, in conclusione: stiamo restaurando una chiesa a Baghdad e quando l’ingegnere capo cantiere è andato al mercato a comprare del marmo, il venditore musulmano sciita ha chiesto a cosa servisse. Quando ha detto che era ‘per il cardinale’ ha risposto che avrebbe dato tutta la merce a disposizione, facendo anche uno sconto per ringraziarlo del papa in Iraq”.

3 giugno 2021

A Moment of Fraternity: Recalling Pope Francis’ visit to Iraq

Christopher Wells 

The Higher Committee for Human Fraternity hosted the webinar on “A Moment of Human Fraternity: The impact of Pope Francis’ historic Iraq visit” on Thursday.
The event brought together religious and civic leaders from throughout the Middle East to share their insights on the significance of the Pope’s Apostolic Journey to Iraq, and offer their thoughts on the next steps in rebuilding Iraq, and how the country can promote stabilization, reconciliation, and hope for a better future.

A wonderful mosaic for human coexistence
The Secretary-General of the Higher Committee, Judge Mohamed Abdelsalam, opened the webinar, explaining, “We are gathered here today to think together about how we can invest this visit of the Pope and help our brethren in beloved Iraq, a country that constitutes a beautiful social fabric and a wonderful mosaic for human coexistence.”
This beautiful picture, however, has been marred by wars, conflicts and terrorism, which have “left a great wound in the body of Iraq.”
The struggles of Iraq “moved the Holy Father, who could not see the tears of this people without wanting to wipe them away.”
Judge Abdelsalam assured participants that the Higher Committee would “do its best to build on this historic visit of the Holy Father,” adding that he hoped that the Grand Imam of Al-Azhar would also be able to visit Iraq, in order “to complete the picture of Human Fraternity.”

We are all brothers
Among the keynote speakers at the webinar was Cardinal Luis Raphaël I Sako, the Patriarch of Babylon and head of the Chaldean Catholic Church. He expressed his hope that participants would “reach a vision and a work plan to implement what the Pope indicated in his speeches and meetings.”
Cardinal Sako explained that Pope Francis, coming to Iraq in the midst of conflicts, extremism, and the coronavirus pandemic, carried with him a “single influential message”: “We are all brothers in spite of our differences, we must respect our diversity and join hands to build a better society.”
The Patriarch noted that the Pope also pointed out “the only way to walk the path of achieving peace, stability, freedom, and dignity for every human being is to restrain weapons.”

A milestone for interreligious dialogue
The President of the Pontifical Council for Intereligious Dialogue, Cardinal Miguel Ángel Ayuso Guixot, said, “The entire trip to Iraq was significant. Every moment was marked by gestures and words that leave a mark.”
Along with the signing of the Document on Human Fraternity in Abu Dhabi in 2019, the Iraq visit was a “milestone in the path of interreligious dialogue.”
Echoing the Patriarch, Cardinal Ayuso said Pope Francis, “went to Iraq as a pastor to tell Iraqis: You are all brothers.” This is not simply a “theoretical brotherhood,” Cardinal Ayuso explained. Instead, it is a call for everyone “to commit themselves ‘so that God’s dream may come true: that the human family may become hospitable and welcoming toward all of its children, who, looking at the same sky, walk in peace on the same earth.’”
Cardinal Ayuso highlighted the Pope’s courtesy visit to Grand Ayatollah Sayyid Ali al-Husayni al-Sistani as a “truly important” contribution to building fraternity among Christians and Muslims.
Similarly, the prayer meeting on the Plains of Ur – the home of Abraham, the father of the three great monotheistic religions – “was an opportunity to pray together with believers from other religious traditions … in order to rediscover the reason for coexistence between brothers, so as to rebuild a social fabric beyond factions and ethnicities, and to send a message to the Middle East and to the entire world.” In Ur, he continued, the Pope explained that “true religiosity” is that which “worships God and loves one’s neighbour.”

Rebuilding Iraq
Thursday’s webinar also included the Assistant Director-General of UNESCO, Ernesto Ottone Ramirez who, along with Dominican Father Olivier Poquillon, highlighted UNESCO’s “Revive the Spirit of Mosul” initiative.
Culture ministers from Iraq and the UAE emphasized the common challenges facing the peoples of the region.
Representatives of Iraq’s Islamic community – Dr Sayyed Jawad Al-Khoei, the co-founder of the Iraqi Council for Interfaith Dialogue; and Sheikh Abdel-Wahab Taha Al-Sammerai, Imam of Abu Hanifa mosque in Baghad – also spoke at the event.

Iraq: card. Sako (patriarca) al premier al Khadimi, “passi concreti e coraggiosi per concordare la forma dello Stato”


In una lettera al primo ministro dell’Iraq, Mustafa al Kadhimi, il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, torna a chiedere “passi concreti e coraggiosi per concordare la forma dello Stato così da garantirne la stabilità”.
Nella lettera il patriarca non usa mezzi termini e parla di “situazione ancora molto vaga e complessa” per ciò che riguarda la forma dello Stato, se “federale, democratico, laico, religioso”.
Per Mar Sako “sembra che tutte le strade per la riconciliazione siano ad oggi interrotte”.
“Inutile
– scrive il patriarca – parlare di dialogo aperto senza una reale e responsabile volontà politica nazionale capace di costruire nuove e sincere relazioni di cooperazione per raggiungere l’uguaglianza tra tutti gli iracheni, garantendo loro diritti e servizi”.
Per ottenere ciò occorre “un accordo sulla forma dello Stato e sulla Costituzione.
I nostri politici devono essere umani e patriottici e cercare la pace e l’amore”,
sostiene il cardinale richiamandosi ai messaggi di Papa Francesco durante la sua visita a marzo scorso.
“C’è la sensazione – denuncia il cardinale nella lettera diffusa poco fa dal Patriarcato – che si voglia rimandare le elezioni (previste il 10 ottobre prossimo e già slittate una volta, ndr.) o di non tenerle. Se queste elezioni si dovessero svolgere e non fossero favorevoli ad alcuni partiti politici, questi non accetterebbero i risultati con la conseguenza che il Paese tornerebbe al punto di partenza”.
“Dopo 18 anni dalla fine del regime e dall’inasprimento della crisi politica, economica, sanitaria e di sicurezza – conclude il cardinale – il politico iracheno deve rinnovare la sua affiliazione e il suo impegno al servizio del popolo. Questo nobile messaggio è atteso con impazienza dal cittadino”.

Il Patriarca caldeo Sako: la pandemia non è “punizione di Dio”

2 giugno 2021

La pandemia da Covid 19 che ha seminato dolore e paura nell’intera famiglia umana “non è una punizione di Dio, ma il risultato dei comportamenti sbagliati degli esseri umani verso l'ambiente e la vita, e della loro disperata ricerca di denaro, che alimenta la proliferazione di armi e prepara nuove guerre”.
Lo ha detto il Cardinale Raphael Louis Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione liturgica da lui presieduta la sera di domenica 31 maggio nella chiesa dedicata a San Paolo situata a Baghdad, nel quartiere di al -Zaafraniya, a conclusione della maratona di preghiera mariana indetta dal Papa Francesco durante il mese di maggio per invocare la fine della crisi pandemica.
“Di fronte all’emergenza della pandemia” ha sottolineato il Patriarca “i leader del mondo devono cambiare mentalità, assumersi le proprie responsabilità e farsi carico del futuro dell’umanità e della custodia della natura”.
I credenti – ha spiegato il Primate della Chiesa caldea nella sua omelia - riconoscono che Dio ama gli esseri umani e vuole la loro salvezza, e respingono l’idea che il male e il dolore siano “castighi” voluti dall’Onnipotente. Anche nella pandemia – ha aggiunto il Cardinale iracheno – i credenti possono “confidare in Dio, nostro Padre”, e abbracciare “la sofferenza dei nostri fratelli che soffrono per le conseguenze del contagio. Dio stesso, secondo il Patriarca, “vuole che anche mentre siamo nell’angoscia avvertiamo la sua vicinanza amorevole verso di noi, e che ci sentiamo sempre più attratti da Lui”.
Il Patriarca, concludendo l’omelia, ha invitato tutti a affidarsi all’intercessione di Maria nostra madre,  “che ci ama e è la nostra speranza”.