By Avvenire
di Matteo Liut
La preghiera che domani unirà l’intera Chiesa italiana mostrerà il volto di una fede in grado di essere ancora «profezia» nel mondo. Come annunciato dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lo scorso 11 novembre al termine della 62ª Assemblea generale dei vescovi italiani, infatti, nel giorno in cui si celebra la solennità di Cristo Re dell’Universo le comunità cristiane della nostra Penisola vivranno una giornata di preghiera per i cristiani perseguitati in ogni parte del mondo e per i loro persecutori. Un modo per condividere le sofferenze di chi è chiamato a testimoniare la propria identità di fede in un contesto di incomprensione, rifiuto e violenza.
«Un posto speciale hanno nel nostro cuore i cristiani dell’Iraq – ha ribadito ieri Bagnasco – bersaglio continuo di attentati sanguinosi, forieri di lutti e di dolore». Parole che il cardinale associa al ricordo particolare dell’attentato alla Cattedrale siro-cattolica di Baghdad avvenuto il 31 ottobre scorso, quando decine di persone, per lo più donne e bambini, e due sacerdoti, sono rimasti uccisi. Una nota della Cei, poi, sottolinea anche la «drammatica vicenda» di Asia Bibi, cristiana, condannata a morte in Pakistan per blasfemia. «Seguiamo con grande preoccupazione la difficoltosa situazione dei cristiani in Pakistan – aggiunge il presidente della Cei –. I vescovi italiani, vicini nella preghiera a lei e alla sua famiglia, si uniscono all’appello del Santo Padre affinché sia restituita alla piena libertà».
Numerosi i vescovi italiani che si sono associati all’invito di Bagnasco. Tra loro, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna. «I martiri, coloro che hanno sacrificato la vita per Cristo, ci insegnano la grandezza della nostra vocazione cristiana, chiamati come siamo a seguirlo fino alla morte – scrive Caffarra in una nota inviata alle parrocchie –. I martiri sono poi la più forte contestazione di un potere che sa solo distruggere. Dobbiamo gridare sui tetti lo scandalo di un silenzio assordante nei confronti di tanti cristiani uccisi per la loro fede – invita il cardinale –; nei confronti di una così grave e continua violazione della libertà religiosa».
A Milano l’arcidiocesi ha preparato due intenzioni di preghiera particolari per i cristiani perseguitati, che verranno lette durante le Messe di oggi e domani. Oltre che per le sofferenze dei cristiani dell’Iraq la Chiesa ambrosiana pregherà anche «per noi, perché impariamo a fare della nostra vita una testimonianza sempre più coerente, disposti anche a rinunciare a pigrizie e comodità che ci allontanano troppo spesso dal Vangelo». E anche a Firenze nelle Messe di domani verrà letta un’intenzione secondo l’invito della Cei. A inviarla alle comunità parrocchiali è stato l’arcivescovo del capoluogo toscano, Giuseppe Betori. I cristiani perseguitati, scrive il presule, «possano sentire vicina la nostra presenza di preghiera e di solidarietà, segno della comunione ecclesiale e dell’amore di Dio verso tutti i suoi figli». A Piacenza domani alle 18,30 durante la Messa in Cattedrale a suffragio dei cardinali piacentini Silvio Angelo Pio Oddi e Opilio Rossi, il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ricorderà anche i martiri e le vittime della violenza in Iraq. A Potenza la preghiera per i cristiani perseguitati è iniziata ieri sera presso la chiesa dell’Annunziata con una veglia di riflessione e digiuno promossa dal gruppo diocesano dell’Adorazione Eucaristica e dedicata al tema «Perché non venga la notte senza nome». A manifestare la vicinanza della Chiesa intera alle vittime delle violenze anticristiane ieri è stata anche la visita del sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Fernando Filoni, ad alcune vittime dell’attentato del 31 ottobre a Baghdad, ricoverate al Policlinico Gemelli di Roma. Il Papa, ha spiegato Filoni, «attraverso la mia persona ha voluto manifestare la sua vicinanza, la sua presenza, il suo affetto». L’auspicio, ha detto il presule, è che «l’Iraq possa trovare la sua vera strada verso la convivenza e il rispetto reciproco».