"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

30 novembre 2010

Usa: i vescovi plaudono la Risoluzione della Camera sui cristiani in Iraq

By Radiovaticana
a cura di Lisa Zengarini

I vescovi degli Stati Uniti plaudono la Risoluzione 1725 della Camera dei Rappresentanti che condanna i recenti attacchi contro le minoranze cristiane in Iraq e chiede all’amministrazione americana di collaborare con il governo iracheno per proteggere le minoranze nel Paese.
“La nostra Conferenza episcopale saluta con favore questa risoluzione bipartisan che servirà a richiamare l’attenzione sulla situazione delle comunità religiose vulnerabili in Iraq”, si legge in una lettera firmata da mons. Howard Hubbard e da Jose H. Gomez, presidenti, rispettivamente, delle Commissioni per la giustizia e la pace internazionale e per i migranti della Usccb. I vescovi appoggiano in particolare l’idea avanzata nella risoluzione di elaborare un piano di ampio respiro per garantire più sicurezza e una maggiore rappresentanza in seno al governo iracheno alle minoranze religiose. A questo proposito, essi rilevano come l’attacco del 31 ottobre contro la chiesa caldea di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad abbia lanciato “un terribile avvertimento sulla spaventosa mancanza di sicurezza che ha condannato molti iracheni a vivere nel terrore”.
La Conferenza episcopale afferma di condividere anche la richiesta di garantire una nuova sistemazione ai rifugiati iracheni e un loro rientro sicuro in patria. La lettera conclude quindi con l’auspicio che la risoluzione, presentata lo scorso 18 novembre, sia approvata quanto prima: “La nostra speranza è che essa possa contribuire all’obiettivo generale di arrivare a una ‘transizione responsabile’ che permetta di ridurre la perdita di vite umane e affrontare la crisi dei rifugiati in Iraq”.