Fonte: Asianews
Ma chi c’è dietro gli attacchi ai cristiani di Mosul? Il governo iracheno dice di non credere che sia al Qaeda, fonti di stampa notano che la maggior parte delle persone colpite abitava nella zona controllata dalle milizie curde, il governo regionale curdo denuncia gli “sforzi maligni” di quanti vogliono “nascondere i veri colpevoli”, denuncia “fanatici religiosi” e “ordina” a tutti i ministri di aiutare coloro che sono stati colpiti.
Lo scambio di accuse sulle responsabilità degli attacchi contro i cristiani di Mosul sembra confermare la natura almeno prevalentemente politica di quanto sta accadendo in una città che è al centro delle rivendicazioni di curdi e “arabi”, nonché di una regione ricchissima di petrolio. La condanna degli attacchi ai cristiani da parte della massima autorità sciita, il grande ayatollah Ali Sistani, sembra andare nella stessa direzione.
A dire “di non pensare che ci sia al Qaeda dietro agli attacchi ai cristiani di Mosul” è stato il portavoce del Ministero degli interni di Baghdad, Abdulkarim Khalaf. E uno dei maggiori quotidiani iracheni, Azzaman, nel riferire le dichiarazioni del portavoce, nota che “la maggior parte delle vittime e di coloro che sono fuggiti abitava nella parte occidentale della città, sotto controllo delle milizie curde, essendo abitata in maggioranza da curdi. La maggior parte dei cristiani sulla sponda orientale del fiume Tigri, settore prevalentemente arabo, si riferisce che ha preferito rimanere”. “Le violenze anticristiane sono concentrate in aree nelle quali le milizie curde esercitano un controllo quasi assoluto”. “Ma gli abitanti raccontano che una bomba collocata all’ingresso di una antica chiesa del quartiere arabo è esplosa martedì, causando alcuni danni materiali, ma senza provocare feriti”.
Da parte sua, il governo regionale curdo accusa “fanatici religiosi e gruppi terroristici” e, riferisce l’agenzia AINA, “ha ordinato a tutti i ministri, dipartimenti e gruppi rilevanti di assistere ed aiutare le vittime più che sia possibile”. Il governo curdo, poi, “condanna con forza” gli attacchi e quanti accusano i curdi e “rinnova il sostegno per tutti i diritti dei cristiani nei consigli provinciali, previsti dall’articolo 50 della Legge elettorale provinciale”. Si tratta della norma che riservava una rappresentanza a tale livello alle minoranze e che il Parlamento, al momento dell’approvazione della legge, ha cancellato. Di fronte alle proteste dei cristiani ed alle critiche internazionali, la presidenza della Repubblica ha promesso che il principio sarà reintrodotto.
Lo scambio di accuse sulle responsabilità degli attacchi contro i cristiani di Mosul sembra confermare la natura almeno prevalentemente politica di quanto sta accadendo in una città che è al centro delle rivendicazioni di curdi e “arabi”, nonché di una regione ricchissima di petrolio. La condanna degli attacchi ai cristiani da parte della massima autorità sciita, il grande ayatollah Ali Sistani, sembra andare nella stessa direzione.
A dire “di non pensare che ci sia al Qaeda dietro agli attacchi ai cristiani di Mosul” è stato il portavoce del Ministero degli interni di Baghdad, Abdulkarim Khalaf. E uno dei maggiori quotidiani iracheni, Azzaman, nel riferire le dichiarazioni del portavoce, nota che “la maggior parte delle vittime e di coloro che sono fuggiti abitava nella parte occidentale della città, sotto controllo delle milizie curde, essendo abitata in maggioranza da curdi. La maggior parte dei cristiani sulla sponda orientale del fiume Tigri, settore prevalentemente arabo, si riferisce che ha preferito rimanere”. “Le violenze anticristiane sono concentrate in aree nelle quali le milizie curde esercitano un controllo quasi assoluto”. “Ma gli abitanti raccontano che una bomba collocata all’ingresso di una antica chiesa del quartiere arabo è esplosa martedì, causando alcuni danni materiali, ma senza provocare feriti”.
Da parte sua, il governo regionale curdo accusa “fanatici religiosi e gruppi terroristici” e, riferisce l’agenzia AINA, “ha ordinato a tutti i ministri, dipartimenti e gruppi rilevanti di assistere ed aiutare le vittime più che sia possibile”. Il governo curdo, poi, “condanna con forza” gli attacchi e quanti accusano i curdi e “rinnova il sostegno per tutti i diritti dei cristiani nei consigli provinciali, previsti dall’articolo 50 della Legge elettorale provinciale”. Si tratta della norma che riservava una rappresentanza a tale livello alle minoranze e che il Parlamento, al momento dell’approvazione della legge, ha cancellato. Di fronte alle proteste dei cristiani ed alle critiche internazionali, la presidenza della Repubblica ha promesso che il principio sarà reintrodotto.