"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

13 ottobre 2008

La condanna del patriarca Delly

Fonte: Osservatore Romano
13 ottobre 2008

"Ciò che è successo a Mossul in questi ultimi giorni non è gradito a Dio e all'uomo fedele alla sua patria e ai suoi fratelli. Noi condanniamo gli attacchi che avvengono a Mossul e in tutta la cara terra di Mesopotamia, e in particolare gli attacchi contro i cristiani".
Comincia così la dichiarazione che il patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Emmanuel III Delly, ha rilasciato a "L'Osservatore Romano", in riferimento alla nuova ondata di violenza che si è abbattuta sui cristiani in Iraq. Ancora nelle ultime ore, secondo quanto reso noto dall'agenzia Aswat al Iraq, due appartenenti alla comunità caldea sono stati uccisi, uno in un negozio e l'altro nella sua abitazione, in entrambi i casi a Mossul. Sono centinaia le famiglie che sono state costrette a fuggire dalla città, nonostante il governo iracheno abbia dispiegato altri mille agenti di polizia. "È un obbligo per noi figli dell'amato Iraq - afferma il cardinale Delly - essere uniti in un cuore solo e fare tutto ciò che è nostro potere per il suo futuro nella virtù, nella carità e nella riconciliazione perché l'Iraq diventi una grande e unita nazione. Per quattordici secoli abbiamo convissuto con spirito di tolleranza e fraternità, condividendo la vita e costruendo insieme la nostra amata patria. Non dobbiamo lasciare che le forze oscure che vengono dall'esterno smembrino la nostra unità nazionale. Chiediamo a Dio che nel nostro Iraq "ferito", la terra dei nostri avi, ci sia pace e sicurezza. In questa occasione dolorosa invochiamo l'eterno riposo per le vittime innocenti di questa violenza e di questi attentati e offriamo le nostre sincere condoglianze ai loro cari". Sulla situazione il nostro giornale ha intervistato anche il procuratore del Patriarcato di Babilonia dei Caldei, Philip Najim.