"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

8 giugno 2007

Priest discusses Christianity in Baghdad


Click on the title of the post to listen to the interview of Father Hani, (January 15, 2007) the chaldean priest kidnapped two days ago in Baghdad.

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BAGHDAD: PRIMA DEL SEQUESTRO, UN'INTERVISTA AL SACERDOTE CALDEO
"Sotto il precedente regime, si viveva nella sicurezza, non c’erano tutti questi omicidi, rapimenti né così tanta paura. Certo, si viveva nella povertà, i salari erano bassi, c’era la guerra, ma i nemici erano fuori dall’Iraq, non dentro il paese": queste le parole di Padre Hani Abdul Ahad, il prete iracheno di rito caldeo rapito mercoledì a Baghdad insieme a 5 fedeli in un’intervista audiovisiva realizzata il 15 gennaio scorso per il portale “Alive in Baghdad" e riproposta oggi dal sito della comunità caldea ‘Ankawa.com’. Ripreso all’interno dalla sua chiesa di Al-Hikma, il giovane sacerdote parla in modo posato della situazione in Iraq dopo l’invasione delle forze di occupazione, della convivenza tra musulmani e cristiani, degli interessi dei paesi occidentali, della globalizzazione. “Spero che nonostante i problemi di oggi permanga l’idea che l’Iraq è un paese che vale" ma purtroppo, dice il prete caldeo, “adesso regna una grandissima confusione, non si possono distinguere gli amici dai nemici. Questo affligge la società intera, sia i musulmani che i cristiani, che peraltro convivono in un bellissimo modo. Tutti abbiamo paura e l’unica nostra speranza è affidarci nelle mani del Signore. Non abbiamo altra soluzione". Nell’Iraq di oggi “regna la disorganizzazione ovunque, perfino nelle istituzioni” continua P. Hani che vede, nel suo personale punto di vista “il paese sprofondare in un caos e una dissoluzione sempre più grandi”. Per quanto riguarda la comunità cristiana in Iraq, nota, a causa dell’insicurezza, “un calo nella partecipazione alle celebrazioni. I riti che si solito si facevano di sera ora devono svolgersi di giorno”; la parrocchia è custodita giorno e notte da giovani volontari cristiani, non armati, e nessuna guardia di sicurezza è stata affiancata ai religiosi. “L’idea di identificare i cristiani con gli occidentali è sbagliata” avverte ancora il religioso: “Non credo che le forze occidentali siano qui per i cristiani. Sono qui per altri fini, per i propri interessi, di stampo capitalistico. Si usa l’immagine della religione, ma dietro ci sono altre questioni”. Questioni anche legate ad una politica di globalizzazione “che non è per i cristiani o per la religione. Un’idea della globalizzazione nella quale tutti debbano indossare i jeans e mangiare hamburger”. “In un giardino - dice usando una metafora il prete iracheno - più ci sono fiori di vari colori, più lo spettacolo è bello: l’Iraq è come un giardino con tanti colori e bellissimi fiori. E non credo che i fiori si combattano tra di loro perché uno è più bello dell’altro”. [CC]


BAGHDAD: BEFORE ABDUCTION, AN INTERVIEW WITH CHALDEAN PRIEST
“In the time of the former regime everyone lived in security. There were not a huge number of killings, kidnappings or fear. It was much better than now. There was poverty, low income and war, but the enemy was outside of Iraq, not inside”: these were the words of Father Hani Abdul Ahad, an Iraqi Chaldean priest abducted on Wednesday in Baghdad along with 5 of his parishioners, in an interview conducted January 15 by the “Alive in Baghdad” network and re-aired today by the ‘Ankawa.com’ site of the Chaldean community. Filmed inside his Al-Hikma Church, the young priest speaks of the situation in Iraq after the invasion of the occupation forces, the cohabitation between Muslims and Christians, the interests of western nations and globalisation. “Now things are so mingled in Iraq, you cannot distinguish between your enemies and friends. This affects the whole society, whether Muslims or Christians, who frankly speaking live together in Iraq in a beautiful way. In this situation, as believers we rely on God, we have no one but God”. Today in Iraq “there is not an organised situation in any institution”, continued Fr. Hani, saying that in his view, “we are going into deep chaos, nothingness, and a state of dissolution, in an unexpected and unfortunate way”. In regard to the Christian community in Iraq, the Chaldean priest commented that “the number of Christians who come to prayers decreased largely because of the lack of security. Now some rituals that used to be done at night, now have to be done in the daytime”. The priest explained that the parish is guarded day and night by young Christian volunteers, who he defined “sons of the Church”, specifying that they are “volunteers, not fighters, we don’t have such a thing, they are simple people who try to be present in the Church”. “I believe that it is incoherent to think of the West as Christian”, warned the priest: “Especially when we talk of the occupation forces, which have shown many examples why religion is used for other ends. As for the Western police and the police of Occupation, I don’t think they care for religion, or Christians as Christians. They care for their interests, for Capitalist thought”, continued the Chaldean father. “I think they have Capitalist intentions, but use this Christian image. They use this religion for different reasons, for their own good I think”. Fr. Hani also spoke about globalisation policies that “are not for Christians or religion. With their idea of globalisation they want to unify the world on one scale. All should wear jeans and eat hamburgers”. “I wish that even if there is strife, we all remember we have a valuable country”, said the priest, concluding: “In a garden, you can see a lot of flowers, with different colours, and the more colours the more beautiful it is. Our nation has many colours and beautiful flowers. But I don’t believe that flowers fight one another saying: ‘I am better and more beautiful than you’”. [BO]