di Daniele Rocchi
Cristiani sempre più nel mirino dei fanatici e terroristi islamici: il grido di mons. Warduni "Quali diritti umani, quale rispetto si potrà mai invocare in un Paese dove si viene uccisi, rapiti, minacciati e costretti alla fuga solo perché cristiani?". La voce di mons. SHLEMON WARDUNI , vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, al telefono dalla capitale irachena, tradisce non poca emozione. È ancora vivo il ricordo di padre Ragheed Ganni, il sacerdote ucciso, il 3 giugno, in pieno svolgimento del sinodo caldeo, con tre suddiaconi dopo la messa pomeridiana nella sua parrocchia di Mosul. "Li hanno fermati mentre erano in macchina - racconta mons. Warduni - li hanno fatti scendere allontanando la moglie di uno di loro. Messi davanti ad un muro li hanno riempiti di colpi tra le urla strazianti della donna che chiedeva agli assassini: Perché fate questo, cosa hanno fatto di male? Ecco come è stato ucciso, padre Ragheed. Nemmeno gli animali si comportano così. Ci sono rimaste solo le lacrime che bruciano le nostre guance. Ai cristiani iracheni non è rimasto altro". E la sofferenza continua: padre Hani Abdel Ahad, rapito a Baghdad il 6 giugno non è ancora stato rilasciato.
Mons. Warduni, ci sono novità sul sequestro di padre Ahad?
"Purtroppo no. Per questo siamo preoccupati. Da una settimana non sappiamo nulla. Speriamo di ottenere la sua liberazione, ma la situazione non è buona. Speriamo che le parole di Benedetto XVI di domenica all'Angelus, a favore della liberazione dei sacerdoti rapiti nel mondo, possano aiutarci".
È terminato da poco il sinodo caldeo ad Al Qosh. Cosa avete detto a proposito della persecuzione contro i cristiani?
"Che bisogna parlarne molto di più e far conoscere al mondo quello che la minoranza cristiana sta subendo ogni giorno. La cristianità sta dormendo davanti a questa situazione. Un disinteresse che non collima con lo spirito evangelico. Davanti al male e all'ingiustizia il cristiano è chiamato a dire la propria parola. E invece niente di tutto questo, solo silenzio. Dopo l'assassinio di padre Ganni e dei tre suddiaconi a Mosul, chi ha alzato la voce? Nessuno ha espresso solidarietà, né le organizzazioni umanitarie, né quelle caritatevoli, né quelle cristiane. Per non parlare delle Nazioni, specialmente di tradizione cristiana. Solo il Papa ha inviato un telegramma e il presidente della Repubblica irlandese, Mary McAleese, un messaggio per la messa in suffragio di padre Ganni che si è tenuta a Roma al Pontificio Collegio irlandese, dove il nostro sacerdote aveva studiato. Siamo dimenticati dai cristiani ma non da Dio. La nostra fede ci sostiene ma a volte perdiamo la pazienza. Quello che subiamo è più grande di noi".
I cristiani cercano di difendersi da questi attacchi?"
"E come? Ho parlato con una signora che si è visto rapire suo marito davanti gli occhi. Stavano cercando di fuggire da Baghdad in macchina. Li hanno fermati, hanno rubato l'automobile e rapito il consorte. Sono quaranta giorni che non ha notizie. Molti vengono a chiederci aiuto e protezione. Ma che protezione possiamo dare? Non c'è sicurezza, la città è piena di terroristi, fanatici e malviventi che compiono efferatezze di ogni genere. Come si può vivere in queste condizioni? Abbiamo più paura adesso che prima. Ci dicono di non uscire, di restare nelle abitazioni. Ma il fatto è che questi fanatici vengono a cercarti anche in casa, vengono a rubarti dentro, a prenderti tutto. Sono entrati perfino dentro il ministero delle Finanze per rapire cinque inglesi. Non si è al sicuro nemmeno nei Ministeri. Noi cerchiamo di convincere i nostri fedeli a restare ma molti fuggono, vanno via, emigrano. Oltre alla mancata sicurezza ci sono condizioni di vita pessime. Basti pensare che l'energia elettrica viene erogata un'ora ogni dieci".
Le Istituzioni cosa fanno? Recentemente c'è stata una presa di posizione del Governo che condannava questa persecuzione...
"Non sappiamo a chi parlare, a chi denunciare queste cose. Nessuno fa niente per risolvere questa situazione. Oggi a Baghdad per un niente si diventa vedovi, orfani, la morte è dietro l'angolo, per tutti. Un grande parte dell'Iraq è in mano a fanatici e terroristi. Il Governo non riesce a fronteggiare questa situazione e nemmeno le forze della coalizione. Quest'ultime, poi, ci arrecano danno perché molti in Iraq credono che i cristiani siano loro alleati. Ma c'è una cosa che più di tutte ci addolora...".
E quale?
"Il cuore dei cristiani iracheni soffre nel vedere l'indifferenza dei loro fratelli cristiani nel mondo. Ci sentiamo abbandonati. Se una persecuzione del genere avesse colpito popolazioni musulmane in qualche parte del mondo, le masse islamiche sarebbero scese in piazza a protestare e chiedere rispetto, come accadde per le vignette satiriche tempo fa. Invece i cristiani non stanno facendo nulla e intanto qui si muore, si viene rapiti, costretti a convertirsi all'Islam o a pagare per ottenere protezione, a cedere le proprie figlie a dei delinquenti per evitare ritorsioni o a fuggire lasciando tutto il lavoro di una vita. E dagli Usa e dall'Europa solo silenzio".