Fonte: SIR
"La pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa” in “vaste aree del Medio Oriente”: lo ha detto, oggi, Benedetto XVI rivolgendosi al card. Ignace Moussa I Daoud, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, e ai responsabili delle opere che compongono la Roaco (Riunione opere in aiuto alle Chiese orientali), riuniti per il loro ritrovo annuale. La pace, ha aggiunto, “è offesa nel cuore dei singoli, e ciò compromette le relazioni interpersonali e comunitarie. La debolezza della pace si acuisce ulteriormente a motivo di ingiustizie antiche e nuove. Così essa si spegne, lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale”.
"La pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa” in “vaste aree del Medio Oriente”: lo ha detto, oggi, Benedetto XVI rivolgendosi al card. Ignace Moussa I Daoud, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, e ai responsabili delle opere che compongono la Roaco (Riunione opere in aiuto alle Chiese orientali), riuniti per il loro ritrovo annuale. La pace, ha aggiunto, “è offesa nel cuore dei singoli, e ciò compromette le relazioni interpersonali e comunitarie. La debolezza della pace si acuisce ulteriormente a motivo di ingiustizie antiche e nuove. Così essa si spegne, lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale”.
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“Insieme a ciascuno di voi – ha chiarito - sentendomi in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, ma anche con coloro che venerano il nome di Dio e lo cercano in sincerità di coscienza, e a tutti gli uomini di buona volontà desidero bussare nuovamente al cuore di Dio, Creatore e Padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace”, ma anche “al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica”.
Con la pace, ha esortato Benedetto XVI, “la terra tutta ritrovi la sua vocazione e missione di ‘casa comune’ per ogni popolo e nazione, grazie all’impegno condiviso di un dialogo sempre sincero e responsabile”. Sottolineando come la Terra Santa, l’Iraq e il Libano siano “presenti, con l’urgenza e la costanza che meritano, nella preghiera e nell’azione della Sede Apostolica e di tutta la Chiesa”, il Papa ha chiesto “alla Congregazione per le Chiese orientali e a ciascuna delle opere ad essa collegate di confermare la stessa premura al fine di rendere più incisivi la vicinanza e l’intervento a favore di tanti nostri fratelli e sorelle” in modo che “sentano fin d’ora il conforto della fraternità ecclesiale” e “possano presto intravedere lo spuntare dei giorni della pace”. Rinnovando al Patriarca caldeo, presente all’incontro, il cordoglio “per la barbara uccisione di un inerme sacerdote e di tre suddiaconi” avvenuta il 3 giugno scorso in Iraq, il Santo Padre ha evidenziato che “la Chiesa intera accompagna con affetto e ammirazione tutti i suoi figli e le sue figlie e li sostiene in quest’ora di autentico martirio per il nome di Cristo”. Rispetto all’attività della Roaco, il Pontefice ha auspicato che “l’apporto insostituibile che voi recate alla testimonianza della carità ecclesiale trovi pieno sviluppo nella forma comunitaria del suo esercizio”.
Se, da un lato, è “nociva l’illusione di potere operare più proficuamente da soli”, dall’altro, ha evidenziato il Santo Padre, “la fatica del confronto e della collaborazione” è “chiara attestazione che non sono i singoli, ma è piuttosto la Chiesa a dare ciò che il Signore ha destinato a tutti nella sua provvidente bontà”. Benedetto XVI ha parlato anche dell’“irreversibilità della scelta ecumenica” e dell’“inderogabilità di quella interreligiosa”: “Mi preme di sottolineare in questa occasione – ha detto - quanto esse traggano alimento dal movimento della carità ecclesiale. Tali scelte altro non sono che espressioni della stessa carità, la sola capace di stimolare i passi del dialogo e di aprire orizzonti insperati”. “Mentre imploriamo il Signore – ha aggiunto - perché affretti il giorno della piena unità tra i cristiani e quello, pure molto atteso, di una serena convivenza interreligiosa animata da rispettosa reciprocità, Gli chiediamo di benedire i nostri sforzi e di illuminarci perché quanto operiamo mai sia a detrimento bensì ad incremento della comunità ecclesiale”: “Sia Lui – ha affermato il Papa - a renderci sempre attenti perché, rifuggendo da ogni sorta di indifferentismo, mai eludiamo nell’esercizio della carità la missione della comunità cattolica locale”.
Sempre con il coinvolgimento della comunità locale “dovrà trovare concretezza – ha spiegato il Papa - la nostra sensibilità ecumenica ed interreligiosa”. Per il Pontefice, comunque, è “nella preghiera la vera sorgente dell’impegno di carità e in essa verificheremo la sua autenticità”. A giudizio di Benedetto XVI, “la radicazione eucaristica è indispensabile alla nostra azione”: infatti, “sulla ‘misura eucaristica’ dovranno svilupparsi le prospettive del movimento della carità ecclesiale: solo ciò che non contraddice anzi si ritrova e trae alimento dal mistero dell’amore eucaristico e dalla visione sul cosmo, sull’uomo e sulla storia che da esso scaturisce dà garanzia di autenticità al nostro donare e sicuro fondamento al nostro edificare”. In realtà, ha aggiunto il Santo Padre, “proprio l’ispirazione eucaristica del nostro agire interpellerà in profondità l’uomo, il quale non può vivere di solo pane, per annunciargli il cibo della vita eterna, preparato da Dio nel Figlio Gesù”. Concludendo l’udienza, il Papa ha rinnovato “il più sentito ringraziamento a Sua Beatitudine il card. Ignace Moussa Daoud, che si è molto prodigato in questi anni anche come presidente della Roaco. Porgo a lui un beneaugurate saluto e lo estendo cordialmente all’arcivescovo Leonardo Sandri, che ho chiamato a succedergli alla guida della Congregazione”.
Con la pace, ha esortato Benedetto XVI, “la terra tutta ritrovi la sua vocazione e missione di ‘casa comune’ per ogni popolo e nazione, grazie all’impegno condiviso di un dialogo sempre sincero e responsabile”. Sottolineando come la Terra Santa, l’Iraq e il Libano siano “presenti, con l’urgenza e la costanza che meritano, nella preghiera e nell’azione della Sede Apostolica e di tutta la Chiesa”, il Papa ha chiesto “alla Congregazione per le Chiese orientali e a ciascuna delle opere ad essa collegate di confermare la stessa premura al fine di rendere più incisivi la vicinanza e l’intervento a favore di tanti nostri fratelli e sorelle” in modo che “sentano fin d’ora il conforto della fraternità ecclesiale” e “possano presto intravedere lo spuntare dei giorni della pace”. Rinnovando al Patriarca caldeo, presente all’incontro, il cordoglio “per la barbara uccisione di un inerme sacerdote e di tre suddiaconi” avvenuta il 3 giugno scorso in Iraq, il Santo Padre ha evidenziato che “la Chiesa intera accompagna con affetto e ammirazione tutti i suoi figli e le sue figlie e li sostiene in quest’ora di autentico martirio per il nome di Cristo”. Rispetto all’attività della Roaco, il Pontefice ha auspicato che “l’apporto insostituibile che voi recate alla testimonianza della carità ecclesiale trovi pieno sviluppo nella forma comunitaria del suo esercizio”.
Se, da un lato, è “nociva l’illusione di potere operare più proficuamente da soli”, dall’altro, ha evidenziato il Santo Padre, “la fatica del confronto e della collaborazione” è “chiara attestazione che non sono i singoli, ma è piuttosto la Chiesa a dare ciò che il Signore ha destinato a tutti nella sua provvidente bontà”. Benedetto XVI ha parlato anche dell’“irreversibilità della scelta ecumenica” e dell’“inderogabilità di quella interreligiosa”: “Mi preme di sottolineare in questa occasione – ha detto - quanto esse traggano alimento dal movimento della carità ecclesiale. Tali scelte altro non sono che espressioni della stessa carità, la sola capace di stimolare i passi del dialogo e di aprire orizzonti insperati”. “Mentre imploriamo il Signore – ha aggiunto - perché affretti il giorno della piena unità tra i cristiani e quello, pure molto atteso, di una serena convivenza interreligiosa animata da rispettosa reciprocità, Gli chiediamo di benedire i nostri sforzi e di illuminarci perché quanto operiamo mai sia a detrimento bensì ad incremento della comunità ecclesiale”: “Sia Lui – ha affermato il Papa - a renderci sempre attenti perché, rifuggendo da ogni sorta di indifferentismo, mai eludiamo nell’esercizio della carità la missione della comunità cattolica locale”.
Sempre con il coinvolgimento della comunità locale “dovrà trovare concretezza – ha spiegato il Papa - la nostra sensibilità ecumenica ed interreligiosa”. Per il Pontefice, comunque, è “nella preghiera la vera sorgente dell’impegno di carità e in essa verificheremo la sua autenticità”. A giudizio di Benedetto XVI, “la radicazione eucaristica è indispensabile alla nostra azione”: infatti, “sulla ‘misura eucaristica’ dovranno svilupparsi le prospettive del movimento della carità ecclesiale: solo ciò che non contraddice anzi si ritrova e trae alimento dal mistero dell’amore eucaristico e dalla visione sul cosmo, sull’uomo e sulla storia che da esso scaturisce dà garanzia di autenticità al nostro donare e sicuro fondamento al nostro edificare”. In realtà, ha aggiunto il Santo Padre, “proprio l’ispirazione eucaristica del nostro agire interpellerà in profondità l’uomo, il quale non può vivere di solo pane, per annunciargli il cibo della vita eterna, preparato da Dio nel Figlio Gesù”. Concludendo l’udienza, il Papa ha rinnovato “il più sentito ringraziamento a Sua Beatitudine il card. Ignace Moussa Daoud, che si è molto prodigato in questi anni anche come presidente della Roaco. Porgo a lui un beneaugurate saluto e lo estendo cordialmente all’arcivescovo Leonardo Sandri, che ho chiamato a succedergli alla guida della Congregazione”.