By SIR
Paura anche tra i cristiani di Mosul dopo che un nuova ondata di violenza ha toccato duramente la comunità locale di Baghdad, prima con l’attacco di Al Qaeda alla Chiesa siro-cattolica e poi alle case di cristiani in diversi quartieri della capitale.
A confermarlo al SIR è lo stesso arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Emil Shimoun Nona:
“i cristiani hanno paura perché sanno bene cosa significa essere oggetto di violenza, in quanto l’hanno vissuto duramente sulla loro pelle nei mesi trascorsi. Sono stati i primi, infatti, a subire questo tipo di attacchi e di persecuzione ed ora tremano per la loro sorte. La maggior parte dei cristiani di qui non pensa, almeno per adesso, di lasciare la città anche se qualcuno lo ha già fatto. Non basta certo il rafforzamento della sicurezza intorno alle chiese e ai luoghi di culto cristiani qui a Mosul, deciso specialmente dopo la strage nella chiesa a Baghdad, per tranquillizzare i fedeli. Lo stesso avviene anche in quei quartieri dove maggiore è la presenza di famiglie cristiane. I fedeli sentono l’amarezza di questo tempo che solo la preghiera può lenire”.
A tale riguardo, aggiunge mons. Nona, “siamo felici che la Cei abbia promosso per il 21 novembre una giornata di preghiera per i cristiani iracheni perseguitati e per i loro persecutori. Speriamo che l’iniziativa possa essere ripresa anche in altri Paesi. E’ importante pregare anche per chi ci perseguita perché questo ci insegna la nostra fede. Speriamo anche nel nuovo governo per il quale è stato trovato un accordo. Il popolo iracheno ha sofferto molto in questo periodo di vuoto di potere e chiede un governo forte che sappia dare risposte al Paese. Penso che i nostri politici alla fine abbiano compreso questa cosa giungendo ad un accordo in pochi giorni. Certamente lo si poteva fare prima, sono otto mesi che siamo in questa situazione. La presenza di un governo forte e autorevole dovrebbe avere riflessi positivi anche sulla condizione dei cristiani. Finora i gruppi estremisti hanno fatto ciò che volevano, adesso speriamo che la situazione possa migliorare sotto il profilo della sicurezza e della stabilità. Il popolo ha bisogno di normalità, di avere i servizi necessari come acqua, luce, cibo. Qui a Mosul le autorità si stanno prodigando molto in questa direzione. Resta l’incognita di questi gruppi estremisti che non sai quando e come colpiranno. Garantire la sicurezza è impossibile solo con la polizia e l’esercito, serve dare normalità e fiducia alla gente irachena”.
Paura anche tra i cristiani di Mosul dopo che un nuova ondata di violenza ha toccato duramente la comunità locale di Baghdad, prima con l’attacco di Al Qaeda alla Chiesa siro-cattolica e poi alle case di cristiani in diversi quartieri della capitale.
A confermarlo al SIR è lo stesso arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Emil Shimoun Nona:
“i cristiani hanno paura perché sanno bene cosa significa essere oggetto di violenza, in quanto l’hanno vissuto duramente sulla loro pelle nei mesi trascorsi. Sono stati i primi, infatti, a subire questo tipo di attacchi e di persecuzione ed ora tremano per la loro sorte. La maggior parte dei cristiani di qui non pensa, almeno per adesso, di lasciare la città anche se qualcuno lo ha già fatto. Non basta certo il rafforzamento della sicurezza intorno alle chiese e ai luoghi di culto cristiani qui a Mosul, deciso specialmente dopo la strage nella chiesa a Baghdad, per tranquillizzare i fedeli. Lo stesso avviene anche in quei quartieri dove maggiore è la presenza di famiglie cristiane. I fedeli sentono l’amarezza di questo tempo che solo la preghiera può lenire”.
A tale riguardo, aggiunge mons. Nona, “siamo felici che la Cei abbia promosso per il 21 novembre una giornata di preghiera per i cristiani iracheni perseguitati e per i loro persecutori. Speriamo che l’iniziativa possa essere ripresa anche in altri Paesi. E’ importante pregare anche per chi ci perseguita perché questo ci insegna la nostra fede. Speriamo anche nel nuovo governo per il quale è stato trovato un accordo. Il popolo iracheno ha sofferto molto in questo periodo di vuoto di potere e chiede un governo forte che sappia dare risposte al Paese. Penso che i nostri politici alla fine abbiano compreso questa cosa giungendo ad un accordo in pochi giorni. Certamente lo si poteva fare prima, sono otto mesi che siamo in questa situazione. La presenza di un governo forte e autorevole dovrebbe avere riflessi positivi anche sulla condizione dei cristiani. Finora i gruppi estremisti hanno fatto ciò che volevano, adesso speriamo che la situazione possa migliorare sotto il profilo della sicurezza e della stabilità. Il popolo ha bisogno di normalità, di avere i servizi necessari come acqua, luce, cibo. Qui a Mosul le autorità si stanno prodigando molto in questa direzione. Resta l’incognita di questi gruppi estremisti che non sai quando e come colpiranno. Garantire la sicurezza è impossibile solo con la polizia e l’esercito, serve dare normalità e fiducia alla gente irachena”.