Dal Sirāj al-mulūk di Abū Bakr Muḥammad ibn al-Walīd al-Ṭarṭūshī (m. 1126), il più antico autore che abbia riportato il contenuto del cosiddetto Patto:
«ʿAbd al-Raḥmān b. Ghanm (morto nel 78 E./697) ha detto:
Quando ʿOmar b. al-Khaṭṭāb, che Dio sia compiaciuto di lui, accordò la pace ai cristiani di Siria, noi gli scrivemmo quanto segue:
Nel nome di Dio Clemente Misericordioso.
Questo è il patto che il servo di Dio, ʿOmar, Comandante dei credenti, diede alla gente di Ælia. Egli diede loro sicurezza per loro stessi, il loro denaro, le loro chiese, le loro croci, i loro malati e i sani, e per tutta la comunità; che le loro chiese non siano occupate né distrutte e che niente manchi nelle loro proprietà in tutto o in parte, né nelle loro croci, né niente del loro denaro, e non vengano obbligati a lasciare la loro religione e che nessuno di essi sia maltrattato e che nessun ebreo viva in Ælia con loro.
La gente di Ælia dovrà pagare il tributo come tutti gli abitanti delle altre città e dovrà espellere i Romei e i banditi. Chi di essi decide di partire sarà sicuro e avrà la sicurezza per se stesso e per il suo denaro finché raggiunga la sua destinazione. Chi di essi rimane avrà la sicurezza e avrà gli obblighi del tributo come tutti i cittadini di Ælia.
Chi, tra la gente di Ælia, volesse prendere il suo denaro e andarsene con i Romei avrà la sicurezza fino a quando li raggiunga.
Chiunque sta in Ælia dei popoli della terra chi vuole può restare e avrà l’obbligo di pagare il tributo come tutta la gente di Ælia, e chi lo desidera potrà andare con i Romei, e chi lo desidera potrà tornare dai suoi parenti, e non si prenderà nulla del suo raccolto.
Quanto è incluso in questa lettera ha il patto di Dio e la fiducia del suo Profeta e la fiducia dei Califfi e la fiducia dei fedeli musulmani, se essi (i cristiani) pagano il tributo, come si deve”.
I testimoni su questo sono stati Khālid b. al-Walīd, ʿAmr b. al-ʿĀṣ, ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAwf e Muʿāwiya b. Abī Sufyān. Scritto e sigillato il 15 (dall'Egira)
Noi cristiani:
Non costruiremo, nelle nostre città e nelle loro vicinanze, nuovi monasteri, chiese,
conventi, celle per monaci,
neppure ripareremo, di giorno o di notte, quegli edifici che stanno andando in rovina
o che sono situati nei quartieri dei musulmani ...
Noi non daremo rifugio, nelle nostre chiese o nelle nostre abitazioni, ad alcuna spia
né la nasconderemo ai musulmani
Non manifesteremo pubblicamente la nostra religione
né convertiremo alcuno
Non impediremo ad alcuno dei nostri parenti di entrare nell'Islam, se lo desidera.
Noi mostreremo rispetto nei confronti dei musulmani, e
ci alzeremo dal nostro posto se desiderano sedersi.
Non cercheremo di assomigliare ai musulmani negli abiti, nei cappelli, turbanti, calzari e acconciatura di capelli
Non parleremo come loro
e non impiegheremo i loro titoli onorifici.
Non saliremo su alcuna sella,
e non ci cingeremo di spade, non indosseremo alcuna arma, neppure le trasporteremo sulle nostre persone.
Non scolpiremo sigilli in lingua araba
Non venderemo bevande fermentate (alcoliche)
Non faremo vedere le nostre croci o i nostri libri nelle strade o nei mercati dei musulmani
Noi potremo suonare il batacchio delle campane solo molto delicatamente
Noi non alzeremo la voce durante servizi religiosi nelle chiese oppure in presenza di musulmani
e neppure alzeremo la voce quando seguiremo il nostro morto.
Non useremo luci in alcuna strada dei musulmani o nei loro mercati
Non seppelliremo il nostro morto vicino ai musulmani
Non prenderemo schiavi che siano stati assegnati ai musulmani
Non costruiremo case più alte di quelle dei musulmani » *
Questa è una delle versioni del testo del cosiddetto Patto di Omar, (ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb, il secondo califfo islamico dopo Abu Bakr - 634-644) che regola i rapporti tra l'Islam ed il Cristianesimo.
«ʿAbd al-Raḥmān b. Ghanm (morto nel 78 E./697) ha detto:
Quando ʿOmar b. al-Khaṭṭāb, che Dio sia compiaciuto di lui, accordò la pace ai cristiani di Siria, noi gli scrivemmo quanto segue:
Nel nome di Dio Clemente Misericordioso.
Questo è il patto che il servo di Dio, ʿOmar, Comandante dei credenti, diede alla gente di Ælia. Egli diede loro sicurezza per loro stessi, il loro denaro, le loro chiese, le loro croci, i loro malati e i sani, e per tutta la comunità; che le loro chiese non siano occupate né distrutte e che niente manchi nelle loro proprietà in tutto o in parte, né nelle loro croci, né niente del loro denaro, e non vengano obbligati a lasciare la loro religione e che nessuno di essi sia maltrattato e che nessun ebreo viva in Ælia con loro.
La gente di Ælia dovrà pagare il tributo come tutti gli abitanti delle altre città e dovrà espellere i Romei e i banditi. Chi di essi decide di partire sarà sicuro e avrà la sicurezza per se stesso e per il suo denaro finché raggiunga la sua destinazione. Chi di essi rimane avrà la sicurezza e avrà gli obblighi del tributo come tutti i cittadini di Ælia.
Chi, tra la gente di Ælia, volesse prendere il suo denaro e andarsene con i Romei avrà la sicurezza fino a quando li raggiunga.
Chiunque sta in Ælia dei popoli della terra chi vuole può restare e avrà l’obbligo di pagare il tributo come tutta la gente di Ælia, e chi lo desidera potrà andare con i Romei, e chi lo desidera potrà tornare dai suoi parenti, e non si prenderà nulla del suo raccolto.
Quanto è incluso in questa lettera ha il patto di Dio e la fiducia del suo Profeta e la fiducia dei Califfi e la fiducia dei fedeli musulmani, se essi (i cristiani) pagano il tributo, come si deve”.
I testimoni su questo sono stati Khālid b. al-Walīd, ʿAmr b. al-ʿĀṣ, ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAwf e Muʿāwiya b. Abī Sufyān. Scritto e sigillato il 15 (dall'Egira)
Noi cristiani:
Non costruiremo, nelle nostre città e nelle loro vicinanze, nuovi monasteri, chiese,
conventi, celle per monaci,
neppure ripareremo, di giorno o di notte, quegli edifici che stanno andando in rovina
o che sono situati nei quartieri dei musulmani ...
Noi non daremo rifugio, nelle nostre chiese o nelle nostre abitazioni, ad alcuna spia
né la nasconderemo ai musulmani
Non manifesteremo pubblicamente la nostra religione
né convertiremo alcuno
Non impediremo ad alcuno dei nostri parenti di entrare nell'Islam, se lo desidera.
Noi mostreremo rispetto nei confronti dei musulmani, e
ci alzeremo dal nostro posto se desiderano sedersi.
Non cercheremo di assomigliare ai musulmani negli abiti, nei cappelli, turbanti, calzari e acconciatura di capelli
Non parleremo come loro
e non impiegheremo i loro titoli onorifici.
Non saliremo su alcuna sella,
e non ci cingeremo di spade, non indosseremo alcuna arma, neppure le trasporteremo sulle nostre persone.
Non scolpiremo sigilli in lingua araba
Non venderemo bevande fermentate (alcoliche)
Non faremo vedere le nostre croci o i nostri libri nelle strade o nei mercati dei musulmani
Noi potremo suonare il batacchio delle campane solo molto delicatamente
Noi non alzeremo la voce durante servizi religiosi nelle chiese oppure in presenza di musulmani
e neppure alzeremo la voce quando seguiremo il nostro morto.
Non useremo luci in alcuna strada dei musulmani o nei loro mercati
Non seppelliremo il nostro morto vicino ai musulmani
Non prenderemo schiavi che siano stati assegnati ai musulmani
Non costruiremo case più alte di quelle dei musulmani » *
Questa è una delle versioni del testo del cosiddetto Patto di Omar, (ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb, il secondo califfo islamico dopo Abu Bakr - 634-644) che regola i rapporti tra l'Islam ed il Cristianesimo.
Secondo quanto riporta il sito Ankawa.com dai minareti delle moschee di Mosul sarebbe stato rivolto un invito ai musulmani perchè convincano i cristiani a tornare alle proprie case, cristiani cui verrebbe offerto di stipulare un patto (i cui termini non sono stati definiti) che si rifarebbe proprio al Patto proposto da 'Omar ed accettato da Sofronio, Patriarca della Gerusalemme assediata dalle truppe musulmane.
Un passo indietro di 14 secoli, certamente un'occasione da cogliere al volo!
Un passo indietro di 14 secoli, certamente un'occasione da cogliere al volo!