By ANS
Anche se la Congregazione Salesiana non ha una sua opera in Iraq, Salesiani, giovani e membri della Famiglia Salesiana stanno realizzando diverse attività estive nelle strutture offerte dalla Chiesa locale; attività che vanno nella direzione della ricerca di vie di dialogo, come espresso da Papa Francesco lo scorso 29 Giugno, durante la celebrazione della festa dei santi Pietro e Paolo.
In quell’occasione il Papa si è unito alle richieste dei vescovi dell’Iraq e si è rivolto ai governanti affinché “attraverso il dialogo si possa preservare l’unità nazionale” e si possa “evitare la guerra”. Esprimendo la sua vicinanza a tutti i rifugiati, tra cui molti cristiani, Papa Francesco ha aggiunto: “la violenza genera violenza; il dialogo è l’unica via per la pace”.Gli occhi del mondo attualmente sono puntati sull’Iraq, che di nuovo sta vivendo una situazione di crisi e di estrema violenza; le notizie che vengono diffuse sono sempre più scoraggianti e sembra che la tensione cresca in proporzione al calore dell’estate.
Ma se si guarda attentamente la realtà oltre il conflitto, in Iraq, vicino Mosul, proprio vicino a dove proseguono i combattimenti, ci sono dei Salesiani e dei giovani animatori che stanno svolgendo cambi e oratori estivi, con lo specifico scopo di portare gioia ed educazione ai ragazzi di quell’area, secondo lo stile salesiano.
In Iraq non ci sono case salesiane e queste attività sono svolte in strutture fornite dalla Chiesa per questo scopo; attualmente vi partecipano oltre 200 giovani. Ed è come ai tempi di Don Bosco: basta un cortile, dei giovani e dei membri della Famiglia Salesiana perché si crei un ambiente dove condividere la gioia e dove formarsi per la vita.
Il dialogo, come ricorda anche il Papa, è fondamentale per la costruzione di una società di pace, e per ottenerlo il modo migliore è fare piccoli gesti di generosità. Un esempio concreto e attuale, in tal senso, viene proprio dal lavoro dei giovani animatori iracheni, che s’impegnano personalmente affinché il loro paese non sia solo un luogo di conflitti e di violenze, ma una realtà in cui possano fiorire segni di vita, nello stile di Don Bosco.
Anche se la Congregazione Salesiana non ha una sua opera in Iraq, Salesiani, giovani e membri della Famiglia Salesiana stanno realizzando diverse attività estive nelle strutture offerte dalla Chiesa locale; attività che vanno nella direzione della ricerca di vie di dialogo, come espresso da Papa Francesco lo scorso 29 Giugno, durante la celebrazione della festa dei santi Pietro e Paolo.
In quell’occasione il Papa si è unito alle richieste dei vescovi dell’Iraq e si è rivolto ai governanti affinché “attraverso il dialogo si possa preservare l’unità nazionale” e si possa “evitare la guerra”. Esprimendo la sua vicinanza a tutti i rifugiati, tra cui molti cristiani, Papa Francesco ha aggiunto: “la violenza genera violenza; il dialogo è l’unica via per la pace”.Gli occhi del mondo attualmente sono puntati sull’Iraq, che di nuovo sta vivendo una situazione di crisi e di estrema violenza; le notizie che vengono diffuse sono sempre più scoraggianti e sembra che la tensione cresca in proporzione al calore dell’estate.
Ma se si guarda attentamente la realtà oltre il conflitto, in Iraq, vicino Mosul, proprio vicino a dove proseguono i combattimenti, ci sono dei Salesiani e dei giovani animatori che stanno svolgendo cambi e oratori estivi, con lo specifico scopo di portare gioia ed educazione ai ragazzi di quell’area, secondo lo stile salesiano.
In Iraq non ci sono case salesiane e queste attività sono svolte in strutture fornite dalla Chiesa per questo scopo; attualmente vi partecipano oltre 200 giovani. Ed è come ai tempi di Don Bosco: basta un cortile, dei giovani e dei membri della Famiglia Salesiana perché si crei un ambiente dove condividere la gioia e dove formarsi per la vita.
Il dialogo, come ricorda anche il Papa, è fondamentale per la costruzione di una società di pace, e per ottenerlo il modo migliore è fare piccoli gesti di generosità. Un esempio concreto e attuale, in tal senso, viene proprio dal lavoro dei giovani animatori iracheni, che s’impegnano personalmente affinché il loro paese non sia solo un luogo di conflitti e di violenze, ma una realtà in cui possano fiorire segni di vita, nello stile di Don Bosco.