Una delegazione della Chiesa cattolica francese ha iniziato oggi in Iraq una visita di solidarietà ai cristiani di questo Paese, la cui esistenza è sempre più minacciata dalla guerra e dall’avanzata degli integralisti del cosiddetto Stato islamico. A Mossul, dopo quasi 2000 anni, non ci sono più cristiani, cacciati a forza dalle loro case. La delegazione, guidata dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, incontrerà, tra gli altri, il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël Sako I. Partecipa alla missione anche mons. Michel Dubost, vescovo di Evry-Corbeil-Essonnes. Antonino Galofaro lo ha intervistato:
Noi vogliamo che l’attenzione a quanto sta accadendo ora, soprattutto a Gaza, non ci faccia dimenticare che i cristiani d’Oriente vivono un momento estremamente difficile. Desideriamo manifestare a questi nostri fratelli e sorelle che noi siamo solidali con loro e che vogliamo con tutto il cuore essere accanto a loro.
Voi denunciate l’indifferenza” che c’è verso le persecuzioni che subiscono cristiani in questi Paesi …
E’ chiaro che non ci sono molte immagini alla televisione: quello che si vede è Gaza. Ma dalla Siria e dall’Iraq non abbiamo immagini: eppure, qui, i cristiani soffrono molto! E se ne parla poco o non se ne parla affatto. Quello che noi cerchiamo di fare è rendere pubblica questa sofferenza.
Voi sostenete che la Comunità internazionale non si è impegnata nella risoluzione di questi conflitti…
La Comunità internazionale, ormai da tempo, mostra la sua impotenza. Il presidente Bush è voluto intervenire in Iraq, ma ha aperto un vaso di Pandora, che ha fatto più male che bene! E oggi il “Califfato” ha moltissimi soldi, moltissime risorse e moltissimi mezzi e questo è davvero molto inquietante per la pace nel mondo. Bisognerebbe che le grandi potenze se ne preoccupino per tempo! Ma non sanno cosa fare: questo è il problema!
Cosa vi aspettate da questa missione in Iraq?
Le nostre attese sono molto chiare! Vogliamo anzitutto incontrare queste persone, dir loro che noi siamo presenti spiritualmente accanto loro … Certo, è una piccola consolazione: ma quando si soffre è importante sentire gli altri accanto, vicino. Chiediamo al Signore di cambiare i cuori. Non ci sono altre soluzioni! Noi andiamo in Iraq come poveri: ma i poveri possono cambiare il mondo!
Noi vogliamo che l’attenzione a quanto sta accadendo ora, soprattutto a Gaza, non ci faccia dimenticare che i cristiani d’Oriente vivono un momento estremamente difficile. Desideriamo manifestare a questi nostri fratelli e sorelle che noi siamo solidali con loro e che vogliamo con tutto il cuore essere accanto a loro.
Voi denunciate l’indifferenza” che c’è verso le persecuzioni che subiscono cristiani in questi Paesi …
E’ chiaro che non ci sono molte immagini alla televisione: quello che si vede è Gaza. Ma dalla Siria e dall’Iraq non abbiamo immagini: eppure, qui, i cristiani soffrono molto! E se ne parla poco o non se ne parla affatto. Quello che noi cerchiamo di fare è rendere pubblica questa sofferenza.
Voi sostenete che la Comunità internazionale non si è impegnata nella risoluzione di questi conflitti…
La Comunità internazionale, ormai da tempo, mostra la sua impotenza. Il presidente Bush è voluto intervenire in Iraq, ma ha aperto un vaso di Pandora, che ha fatto più male che bene! E oggi il “Califfato” ha moltissimi soldi, moltissime risorse e moltissimi mezzi e questo è davvero molto inquietante per la pace nel mondo. Bisognerebbe che le grandi potenze se ne preoccupino per tempo! Ma non sanno cosa fare: questo è il problema!
Cosa vi aspettate da questa missione in Iraq?
Le nostre attese sono molto chiare! Vogliamo anzitutto incontrare queste persone, dir loro che noi siamo presenti spiritualmente accanto loro … Certo, è una piccola consolazione: ma quando si soffre è importante sentire gli altri accanto, vicino. Chiediamo al Signore di cambiare i cuori. Non ci sono altre soluzioni! Noi andiamo in Iraq come poveri: ma i poveri possono cambiare il mondo!