By Città Nuova
Sono rientrate nello loro città, Mosul e sono state rapite. Suor Atur, suor Miskinta, due religiose caldee della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata, insieme a due ragazze e un ragazzo di 12 anni adottato da piccolo nella loro casa famiglia per orfani.
Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Bagdad per i cattolici di rito caldeo, è molto preoccupato e chiede di pregare per la loro liberazione e per la pace in Iraq, diviso tra fondamentalisti e anarchia. Città Nuova lo ha raggiunto al telefono.
Monsignor Warduni ci sono state richieste di riscatto?
«La situazione non è buona. Una suora è la responsabile di un orfanatrofio e l’altra suora è la vice. Erano vicine ad un pompa di benzina per fare il pieno. È accaduto il 28 giugno e, da allora, non abbiamo nessuna notizia. Non si sa chi può essere stato e non c’è stata nessuna richiesta».
Quali possono essere le motivazioni del rapimento?
«Non c’è un motivo, ma pensiamo che accada perché sono cristiani. È proprio una tragedia e abbiamo tanta paura dei terroristi perché ci sono molti gruppi e abbiamo un governo debole. Non si a quali sigle appartengono, alcuni sono di Al Qaeda, altri dell’Isis, altri legati al vecchio partito Baath di Saddam Hussein, altri fanatici musulmani che vogliono restaurare il vecchio Califfato. Vogliono spartirsi l’Iraq, ma l’Iraq è uno solo».
I cristiani sono in fuga?
«Non solo i cristiani, ma anche i musulmani. I più poveri e i più deboli sono le vittime perché in alcune città non c’è benzina né acqua né elettricità. Qui a Bagdad, ringraziando Dio, c’è acqua, mentre l’elettricità scarseggia. Molti cristiani sono fuggiti da Mosul e anche l’arcivescovado caldeo è stato occupato dai gruppi terroristici. Non si può andare a Mosul e Tikrit. Ci si può spostare solo in aereo, ma i voli sono rari e strapieni. I terroristi non hanno il controllo di tutto il territorio, ma la gente ha molto paura perché uccidono, rapiscono. È un caos. Per i cristiani la situazione è più evidente e si nota di più perché siamo pochi».
Ha notizie del Kurdistan?
«In Kurdistan la situazione è più tranquilla, anche se resta aperta la questione di Kirkuk che è stata conquistata dai curdi durante l’offensiva dei terroristi islamici».
Chi controlla i pozzi di petrolio?
«La situazione è confusa. Il controllo dei pozzi di petrolio una volta si dice sia nelle mani dei terroristi, un’altra nella mani del governo. Al Nord ci sono difficoltà di approvvigionamenti sia di benzina che di gasolio».
Cosa si aspetta per il futuro?
«Non si sa cosa succederà. Il futuro è oscuro e opaco. Sarà sempre più complicato e temiamo il peggio».
Quale potrebbe essere la soluzione politica?
«Un governo di unità nazionale sarebbe la medicina ma il Parlamento non è in grado di prendere nessuna decisione per il bene della nazione. Ci vorrebbe una coscienza retta senza interessi personali, o per il proprio partito o la propria confessione religiosa».
È favorevole ad un intervento militare degli Stati Uniti?
«Non solo gli americani, tutti dovrebbero intervenire per fermare questo fiume di sangue e fare il possibile per fare cessare il fuoco. Prima di tutto con il dialogo, il negoziato, mettendosi attorno ad un tavolo per ragionare. Tutti parlano dei diritti dell'uomo, ma solo a parole. Nei fatti gli Stati Uniti, gli Stati occidentali vendono armi a tutti e così fanno uccidere la gente. Vanno contro l’uomo. È un mercato. Tutto è solo interesse e l’uomo è diventato peggiore. Si dice homo homini lupus, adesso è diventato homo homini leonis. Da decine di anni siamo in guerra per un dittatore e in cambio abbiamo avuto decine di dittatori».
Ma se il dialogo non funzionasse?
«Non posso essere favorevole all’uso delle armi. I miei principi sono la pace e l’amore perché Dio è Amore e ama tutti quanti. Se voi sapeste quanti bambini poveri, quanti orfani, quante vedove. Anche se non siamo tranquilli perché se hanno rapito delle suore e dei ragazzi possono farlo con chiunque, cerchiamo di tranquillizzare tutti e abbiamo fiducia nel Signore. Lancio un appello, un grido perché tutti ci aiutano a garantire la pace e la sicurezza. Tutti diciamo: "Dio, Dio mio non abbandonarci!". Pregate per noi».
Sono rientrate nello loro città, Mosul e sono state rapite. Suor Atur, suor Miskinta, due religiose caldee della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata, insieme a due ragazze e un ragazzo di 12 anni adottato da piccolo nella loro casa famiglia per orfani.
Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Bagdad per i cattolici di rito caldeo, è molto preoccupato e chiede di pregare per la loro liberazione e per la pace in Iraq, diviso tra fondamentalisti e anarchia. Città Nuova lo ha raggiunto al telefono.
Monsignor Warduni ci sono state richieste di riscatto?
«La situazione non è buona. Una suora è la responsabile di un orfanatrofio e l’altra suora è la vice. Erano vicine ad un pompa di benzina per fare il pieno. È accaduto il 28 giugno e, da allora, non abbiamo nessuna notizia. Non si sa chi può essere stato e non c’è stata nessuna richiesta».
Quali possono essere le motivazioni del rapimento?
«Non c’è un motivo, ma pensiamo che accada perché sono cristiani. È proprio una tragedia e abbiamo tanta paura dei terroristi perché ci sono molti gruppi e abbiamo un governo debole. Non si a quali sigle appartengono, alcuni sono di Al Qaeda, altri dell’Isis, altri legati al vecchio partito Baath di Saddam Hussein, altri fanatici musulmani che vogliono restaurare il vecchio Califfato. Vogliono spartirsi l’Iraq, ma l’Iraq è uno solo».
I cristiani sono in fuga?
«Non solo i cristiani, ma anche i musulmani. I più poveri e i più deboli sono le vittime perché in alcune città non c’è benzina né acqua né elettricità. Qui a Bagdad, ringraziando Dio, c’è acqua, mentre l’elettricità scarseggia. Molti cristiani sono fuggiti da Mosul e anche l’arcivescovado caldeo è stato occupato dai gruppi terroristici. Non si può andare a Mosul e Tikrit. Ci si può spostare solo in aereo, ma i voli sono rari e strapieni. I terroristi non hanno il controllo di tutto il territorio, ma la gente ha molto paura perché uccidono, rapiscono. È un caos. Per i cristiani la situazione è più evidente e si nota di più perché siamo pochi».
Ha notizie del Kurdistan?
«In Kurdistan la situazione è più tranquilla, anche se resta aperta la questione di Kirkuk che è stata conquistata dai curdi durante l’offensiva dei terroristi islamici».
Chi controlla i pozzi di petrolio?
«La situazione è confusa. Il controllo dei pozzi di petrolio una volta si dice sia nelle mani dei terroristi, un’altra nella mani del governo. Al Nord ci sono difficoltà di approvvigionamenti sia di benzina che di gasolio».
Cosa si aspetta per il futuro?
«Non si sa cosa succederà. Il futuro è oscuro e opaco. Sarà sempre più complicato e temiamo il peggio».
Quale potrebbe essere la soluzione politica?
«Un governo di unità nazionale sarebbe la medicina ma il Parlamento non è in grado di prendere nessuna decisione per il bene della nazione. Ci vorrebbe una coscienza retta senza interessi personali, o per il proprio partito o la propria confessione religiosa».
È favorevole ad un intervento militare degli Stati Uniti?
«Non solo gli americani, tutti dovrebbero intervenire per fermare questo fiume di sangue e fare il possibile per fare cessare il fuoco. Prima di tutto con il dialogo, il negoziato, mettendosi attorno ad un tavolo per ragionare. Tutti parlano dei diritti dell'uomo, ma solo a parole. Nei fatti gli Stati Uniti, gli Stati occidentali vendono armi a tutti e così fanno uccidere la gente. Vanno contro l’uomo. È un mercato. Tutto è solo interesse e l’uomo è diventato peggiore. Si dice homo homini lupus, adesso è diventato homo homini leonis. Da decine di anni siamo in guerra per un dittatore e in cambio abbiamo avuto decine di dittatori».
Ma se il dialogo non funzionasse?
«Non posso essere favorevole all’uso delle armi. I miei principi sono la pace e l’amore perché Dio è Amore e ama tutti quanti. Se voi sapeste quanti bambini poveri, quanti orfani, quante vedove. Anche se non siamo tranquilli perché se hanno rapito delle suore e dei ragazzi possono farlo con chiunque, cerchiamo di tranquillizzare tutti e abbiamo fiducia nel Signore. Lancio un appello, un grido perché tutti ci aiutano a garantire la pace e la sicurezza. Tutti diciamo: "Dio, Dio mio non abbandonarci!". Pregate per noi».