By Baghdadhope*
Fonti: Ankawa.com, The Local, Sverigeradio,
Il programma radiofonico svedese "Caliber" ha condotto un'indagine su 45 cittadini iracheni che sono stati rimpatriati dalla Svezia nel febbraio 2009.
Ben 23 di essi sono stati rintracciati e tra essi dieci sono di nuovo fuggiti per rifugiarsi in Svezia, Turchia e Grecia mentre gli altri vivono nascosti in Iraq.
Intanto, dopo l'attentato alla chiesa di Baghdad, la città di Goteborg ha concesso l'asilo ad una famiglia irachena cristiana che ne aveva fatto richiesta più di due anni fa ed a cui era stato rifiutato lo scorso anno. La famiglia aveva lasciato la patria dopo essere stata minacciata di morte se i suoi membri non si fossero convertiti all'Islam.
Lo scorso 22 ottobre la Corte Europea per i Diritti Umani aveva chiesto a Svezia, Olanda e Gran Bretagna di sospendere i rimpatri forzati degli iracheni che avessero fatto richiesta di applicazione della Regola 39 (quella cioè che congela i rimpatri dei richiedenti asilo che abbiano chiesto un riesame delle pratiche a Strasburgo).
Secondo il Dipartimento per le Migrazioni svedese la richiesta della Corte Europea è stata applicata "fermando" il ritorno a casa forzato di 200 iracheni ma la pratica di rimpatrio non si è mai fermata e non si fermerà con l'applicazione però solo "agli iracheni che non necessitano di protezione" come ha specificato Mikael Ribbenvik, a capo dell'ufficio legale del Dipartimento delle Migrazioni.
Non è chiaramente il caso della famiglia cristiana di Goteborg che finalmente potrà ricostruirsi una vita.
All'inizio di dicembre la Corte Europea per i Diritti Umani ha comunicato alla Svezia di dover esaminare le richieste di 598 cittadini iracheni richiedenti asilo. Altri 813 hanno già presentato ricorso a Strasburgo.
Fonti: Ankawa.com, The Local, Sverigeradio,
Il programma radiofonico svedese "Caliber" ha condotto un'indagine su 45 cittadini iracheni che sono stati rimpatriati dalla Svezia nel febbraio 2009.
Ben 23 di essi sono stati rintracciati e tra essi dieci sono di nuovo fuggiti per rifugiarsi in Svezia, Turchia e Grecia mentre gli altri vivono nascosti in Iraq.
Intanto, dopo l'attentato alla chiesa di Baghdad, la città di Goteborg ha concesso l'asilo ad una famiglia irachena cristiana che ne aveva fatto richiesta più di due anni fa ed a cui era stato rifiutato lo scorso anno. La famiglia aveva lasciato la patria dopo essere stata minacciata di morte se i suoi membri non si fossero convertiti all'Islam.
Lo scorso 22 ottobre la Corte Europea per i Diritti Umani aveva chiesto a Svezia, Olanda e Gran Bretagna di sospendere i rimpatri forzati degli iracheni che avessero fatto richiesta di applicazione della Regola 39 (quella cioè che congela i rimpatri dei richiedenti asilo che abbiano chiesto un riesame delle pratiche a Strasburgo).
Secondo il Dipartimento per le Migrazioni svedese la richiesta della Corte Europea è stata applicata "fermando" il ritorno a casa forzato di 200 iracheni ma la pratica di rimpatrio non si è mai fermata e non si fermerà con l'applicazione però solo "agli iracheni che non necessitano di protezione" come ha specificato Mikael Ribbenvik, a capo dell'ufficio legale del Dipartimento delle Migrazioni.
Non è chiaramente il caso della famiglia cristiana di Goteborg che finalmente potrà ricostruirsi una vita.
All'inizio di dicembre la Corte Europea per i Diritti Umani ha comunicato alla Svezia di dover esaminare le richieste di 598 cittadini iracheni richiedenti asilo. Altri 813 hanno già presentato ricorso a Strasburgo.