By Radiovaticana
Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’anno è stato segnato “dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”.
Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare.
Ma è in tutto il mondo che i discepoli di Cristo sono colpiti. “I cristiani – è la forte denuncia di Benedetto XVI - sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. In Occidente, poi – nota - vi sono “forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti”, che “si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. Si tratta di forme che fomentano spesso l’odio, il pregiudizio e l’emarginazione dei credenti nel dibattito pubblico contraddicendo il pluralismo e la laicità delle istituzioni che vorrebbero difendere.
Il Papa ricorda che “il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. Per Benedetto XVI è “inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere considerati cittadini attivi”. Il relativismo morale - spiega - invece di costruire una pacifica convivenza, provoca divisione e negazione della dignità degli esseri umani. “Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”.
“Il diritto alla libertà religiosa – afferma il Pontefice - è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”. “Tra i diritti e le libertà fondamentali”, dunque, “la libertà religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà religiosa è negata … si minacciano la giustizia e la pace”. Per questo, ogni persona deve avere il diritto di professare la propria religione “individualmente o comunitariamente … sia in pubblico che in privato”, e non deve incontrare ostacoli se vuole “aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. “La libertà religiosa – si legge ancora nel testo - non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”.
“La difesa della religione – rimarca il Papa - passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare delle minoranze che “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”. La Chiesa, da parte sua, continua a promuovere il dialogo tra le varie religioni, pur senza cadere nel relativismo e nel sincretismo religioso, perché sa che Cristo è «via, verità e vita», nella consapevolezza che “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”.
Benedetto XVI ricorda che l’anno prossimo ricorrerà il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo II. “In quell’occasione i leader delle grandi religioni del mondo hanno testimoniato come la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”.
Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono. “La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore – è il suo invito - sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto - si legge nel Messaggio - sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”.
“La pace è un dono di Dio” – scrive Benedetto XVI - “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere migliore il mondo”.
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Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’anno è stato segnato “dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”.
Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare.
Ma è in tutto il mondo che i discepoli di Cristo sono colpiti. “I cristiani – è la forte denuncia di Benedetto XVI - sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. In Occidente, poi – nota - vi sono “forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti”, che “si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. Si tratta di forme che fomentano spesso l’odio, il pregiudizio e l’emarginazione dei credenti nel dibattito pubblico contraddicendo il pluralismo e la laicità delle istituzioni che vorrebbero difendere.
Il Papa ricorda che “il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. Per Benedetto XVI è “inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere considerati cittadini attivi”. Il relativismo morale - spiega - invece di costruire una pacifica convivenza, provoca divisione e negazione della dignità degli esseri umani. “Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”.
“Il diritto alla libertà religiosa – afferma il Pontefice - è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”. “Tra i diritti e le libertà fondamentali”, dunque, “la libertà religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà religiosa è negata … si minacciano la giustizia e la pace”. Per questo, ogni persona deve avere il diritto di professare la propria religione “individualmente o comunitariamente … sia in pubblico che in privato”, e non deve incontrare ostacoli se vuole “aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. “La libertà religiosa – si legge ancora nel testo - non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”.
“La difesa della religione – rimarca il Papa - passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare delle minoranze che “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”. La Chiesa, da parte sua, continua a promuovere il dialogo tra le varie religioni, pur senza cadere nel relativismo e nel sincretismo religioso, perché sa che Cristo è «via, verità e vita», nella consapevolezza che “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene dallo Spirito Santo”.
Benedetto XVI ricorda che l’anno prossimo ricorrerà il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace, convocata ad Assisi nel 1986 da Giovanni Paolo II. “In quell’occasione i leader delle grandi religioni del mondo hanno testimoniato come la religione sia un fattore di unione e di pace, e non di divisione e di conflitto”.
Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono. “La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore – è il suo invito - sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto - si legge nel Messaggio - sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”.
“La pace è un dono di Dio” – scrive Benedetto XVI - “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere migliore il mondo”.