"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 dicembre 2010

I vescovi svizzeri in difesa del Crocifisso e dei fratelli cristiani in Iraq

By Radiovaticana, 6 dicembre 2010

La solidarietà ai cristiani iracheni perseguitati e i simboli religiosi nei luoghi pubblici sono i due principali temi al centro dei lavori della 290.ma assemblea ordinaria della Conferenza episcopale svizzera (Ces), svoltasi a Viège. I presuli, citati dall’Osservatore Romano, hanno denunciato “una forte ostilità manifestata contro i simboli religiosi nei luoghi pubblici”.
Si tratta di una “corrente d'opinione che vuole confinare la religione alla sfera privata. È con soddisfazione che la Ces — hanno proseguito — ha preso atto che la maggioranza della popolazione sostiene la presenza dei simboli cristiani, in particolare i Crocifissi, nei luoghi pubblici”. La maggioranza, inoltre, riconosce che “con l'abolizione di questi simboli si corre il rischio di minare le fondamenta cristiane della nostra società e del nostro modo di vivere insieme senza costrizione”. Ne consegue il diritto di testimoniare pubblicamente e di vivere la fede attraverso segni visibili.
“La libertà di credo e di coscienza — hanno aggiunto — è garantita solo se le espressioni di fede e i loro segni sono tollerati. Il divieto di esporre il Crocifisso nei luoghi pubblici non sarebbe espressione di tolleranza, ma di intolleranza poiché impedisce in pubblico l'espressione della fede cristiana”. La Conferenza episcopale svizzera ha poi espresso preoccupazione per le condizioni in cui sono costretti a vivere i cristiani in Iraq e hanno espresso la loro profonda solidarietà. “Siamo scioccati dalla situazione dei cristiani in Iraq”, si legge in un messaggio dell'episcopato elvetico, nel quale si parla dell'attacco sanguinoso avvenuto il 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad, a causa del quale hanno perso la vita 58 fedeli.
“L'attacco sembra rappresentare il culmine di una lunga serie di attentati contro la vita dei cristiani e di altre minoranze religiose. Questi atti di persecuzione — prosegue il comunicato della Ces — non sembrano volersi fermare. La vita dei cristiani in Medio Oriente, purtroppo, continua a peggiorare e a essere continuamente minacciata”.
I vescovi svizzeri hanno ricordato il Sinodo speciale dei vescovi per il Medio Oriente dello scorso ottobre, fortemente voluto da Papa Benedetto XVI, a margine del quale è stato lanciato un accorato appello alla giustizia, alla pace, al rispetto dei diritti umani e alla libertà religiosa in tutto il Medio Oriente. La Conferenza episcopale ha quindi ringraziato tutte le organizzazioni umanitarie che assistono i cristiani cattolici che si trovano in Iraq e anche quelli costretti ad andare in esilio nei Paesi vicini, come Giordania, Libano e Siria. Infine, i vescovi hanno ribadito che il più forte sostegno che si può offrire ai cristiani iracheni è la preghiera e hanno invitato le parrocchie a celebrare la messa o altre funzioni liturgiche per tutti i perseguitati e i martirizzati a causa della loro fede.