By ZENIT
Intorno alle chiese di Baghdad e Mosul, in Iraq, si stanno erigendo muri alti fino a tre metri per difendere i cristiani dagli attacchi degli estremisti. Le barriere, dotate di punti di accesso controllati dalla polizia per chi vuole entrare nei templi, sono la risposta del Governo iracheno ai resoconti di crescenti minacce alle chiese e ad altre comunità cristiane in vista del Natale.
I muri, alcuni dei quali sono già stati eretti, sono il segnale più forte della determinazione del Governo iracheno a evitare il ripetersi del massacro nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad del 31 ottobre scorso. In quell'occasione sono state uccise 58 persone e più di 70 sono rimaste ferite.
In genere le celebrazioni natalizie coinvolgono le persone in chiese e parchi, ma quest'anno i leader ecclesiali hanno detto ai fedeli di ridurre al massimo i festeggiamenti per minimizzare i rischi relativi alla sicurezza.
Parlando dal nord dell'Iraq all'associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), l'Arcivescovo Bashar Warda di Erbil ha affermato che “la tristezza della gente è ovunque. L'incertezza regna”.“C'è una sorta di disperazione”, ha confessato, “ma qualunque cosa accada la gente è decisa a celebrare la liturgia natalizia con ogni mezzo a disposizione”.
Pur descrivendo le barriere concrete e le misure di sicurezza associate come qualcosa che “fa sentire che si sta entrando in un campo militare”, l'Arcivescovo ha lodato il Governo per aver compiuto dei passi per migliorare la sicurezza. I funzionari governativi, ha aggiunto, avevano contattato i parroci chiedendo se volevano muri di sicurezza intorno alle loro chiese. Molti hanno dato il proprio consenso, altri hanno detto che queste misure avrebbero intimidito una comunità cristiana già terrorizzata.
L'Arcivescovo ha parlato ad ACS dopo che i resoconti riferivano di almeno 2.000 cristiani di Mosul e Baghdad fuggiti dalla violenza culminata nella strage del 31 ottobre. La scorsa settimana, ACS ha annunciato una serie di operazioni d'emergenza per i cristiani sfollati nel nord e nell'est del Paese, mantenendo il sostegno ai rifugiati in Siria, Giordania e Turchia.
L'associazione ha inviato 25.000 euro per fornire pacchi di aiuti alimentari per Natale ai cristiani sfollati a Zakho, ai confini con la Turchia e la Siria. Gli aiuti vengono distribuiti da un team di volontari, molti dei quali giovani, guidati dalle suore caldee della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata.
Tra gli altri aiuti, figurano 15.000 euro per le vittime del massacro alla Cattedrale siro-cattolica e le loro famiglie e 10.000 euro per i cristiani sfollati che arrivano nelle città di Kirkuk e Sulaymaniyah.