By Radiovaticana
“Vivere dignitosamente nella propria patria è un diritto umano fondamentale” e “occorre favorire condizioni di pace e di giustizia” nella regione mediorientale: è l’appello lanciato da Benedetto XVI, durante la Messa di apertura del Sinodo per il Medio Oriente, celebrata stamani nella Basilica Vaticana. Al centro dell’omelia del Papa, anche il richiamo a proseguire un dialogo costruttivo con ebrei e musulmani ed a vivere in comunione. Il Vangelo è stato letto in latino ed in greco, mentre nelle intenzioni di preghiera si è auspicato “lo sviluppo della laicità positiva dello Stato e la promozione dei diritti umani”.
L’Assemblea sinodale per il Medio Oriente proseguirà in Vaticano fino al 24 ottobre e rifletterà sul tema della “comunione e testimonianza”.
Il servizio di Isabella Piro
Una “porzione del Popolo di Dio preziosa ed amata”: così, il Papa definisce il Medio Oriente. Una terra che ha vissuto “vicende spesso difficili e tormentate”, sulla quale il Sinodo dei vescovi è chiamato a riflettere per comprendere “il presente ed il futuro dei fedeli e delle popolazioni” locali. Centrale, ribadisce Benedetto XVI, il ringraziamento al “Signore della storia” che ha permesso che il Medio Oriente vedesse sempre “la continuità della presenza dei cristiani”:
“Questa regione del mondo, Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe ‘dall’alto’: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza”.
La Chiesa, continua il Papa, “è costituita per essere, in mezzo agli uomini, segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio” ed è questa la prospettiva con la quale occorre guardare al Medio Oriente:
“Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio significa riconoscere in essa la ‘culla’ di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta”.
Il Santo Padre, poi, ricorda il tema del Sinodo dei vescovi, dedicato alla comunione e alla testimonianza:
“Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. (…) Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. È dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato”.
“Il Sinodo dei vescovi è un momento privilegiato”, continua Benedetto XVI, in cui rinnovare “la grazia della Pentecoste” affinché “la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutti”. Essenziale, allora, comprendere lo scopo dell’Assise sinodale:
“Lo scopo di questa Assise sinodale è prevalentemente pastorale. Pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione. (…) Questa occasione è poi propizia per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani”.
Auspicando che, “a livello personale, familiare e sociale”, “i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa”, ravvivando “la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente”, nonostante le difficoltà, il Papa lancia un forte appello:
“Quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione. Tutti dunque sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza. I cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione”.
Infine, Benedetto XVI affida i lavori sinodali ai Santi della “terra benedetta” del Medio Oriente e alla protezione di Maria, invocando, ancora una volta, la pace.
Messa d'apertura del Sinodo per il Medio Oriente - Testo integrale dell'omelia di Benedetto XVI.
Per leggerla clicca qui
“Vivere dignitosamente nella propria patria è un diritto umano fondamentale” e “occorre favorire condizioni di pace e di giustizia” nella regione mediorientale: è l’appello lanciato da Benedetto XVI, durante la Messa di apertura del Sinodo per il Medio Oriente, celebrata stamani nella Basilica Vaticana. Al centro dell’omelia del Papa, anche il richiamo a proseguire un dialogo costruttivo con ebrei e musulmani ed a vivere in comunione. Il Vangelo è stato letto in latino ed in greco, mentre nelle intenzioni di preghiera si è auspicato “lo sviluppo della laicità positiva dello Stato e la promozione dei diritti umani”.
L’Assemblea sinodale per il Medio Oriente proseguirà in Vaticano fino al 24 ottobre e rifletterà sul tema della “comunione e testimonianza”.
Il servizio di Isabella Piro
Una “porzione del Popolo di Dio preziosa ed amata”: così, il Papa definisce il Medio Oriente. Una terra che ha vissuto “vicende spesso difficili e tormentate”, sulla quale il Sinodo dei vescovi è chiamato a riflettere per comprendere “il presente ed il futuro dei fedeli e delle popolazioni” locali. Centrale, ribadisce Benedetto XVI, il ringraziamento al “Signore della storia” che ha permesso che il Medio Oriente vedesse sempre “la continuità della presenza dei cristiani”:
“Questa regione del mondo, Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe ‘dall’alto’: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza”.
La Chiesa, continua il Papa, “è costituita per essere, in mezzo agli uomini, segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio” ed è questa la prospettiva con la quale occorre guardare al Medio Oriente:
“Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio significa riconoscere in essa la ‘culla’ di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta”.
Il Santo Padre, poi, ricorda il tema del Sinodo dei vescovi, dedicato alla comunione e alla testimonianza:
“Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione. (…) Questa comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. È dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato”.
“Il Sinodo dei vescovi è un momento privilegiato”, continua Benedetto XVI, in cui rinnovare “la grazia della Pentecoste” affinché “la Buona Novella sia annunciata con franchezza e possa essere accolta da tutti”. Essenziale, allora, comprendere lo scopo dell’Assise sinodale:
“Lo scopo di questa Assise sinodale è prevalentemente pastorale. Pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione. (…) Questa occasione è poi propizia per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani”.
Auspicando che, “a livello personale, familiare e sociale”, “i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa”, ravvivando “la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente”, nonostante le difficoltà, il Papa lancia un forte appello:
“Quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione. Tutti dunque sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza. I cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, quali gli istituti di educazione e di sanità, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini evangeliche, che anima la pratica del perdono e della riconciliazione”.
Infine, Benedetto XVI affida i lavori sinodali ai Santi della “terra benedetta” del Medio Oriente e alla protezione di Maria, invocando, ancora una volta, la pace.
Messa d'apertura del Sinodo per il Medio Oriente - Testo integrale dell'omelia di Benedetto XVI.
Per leggerla clicca qui