By Baghdadhope*
In occasione del sinodo dei vescovi del Medio Oriente iniziato a Roma il 10 ottobre un gruppo di intellettuali cristiani che vivono in Giordania lanciano un appello ai padri sinodali. Riunitisi nella sede del vicariato patriarcale caldeo di Amman i firmatari dell’appello hanno discusso della situazione corrente in Iraq ed in particolare di quella degli iracheni cristiani, sia quelli che vivono ancora in patria sia quelli che l’hanno lasciata in cerca di salvezza. Tra essi, moltissimi quelli che vivono in Giordania, paese, sono le parole del documento pervenuto a Baghdadhope, “il cui governo e la cui popolazione hanno accolto con amore gli iracheni sotto l’auspicio di Sua Maestà Re Abdullah II.”
L’appello si divide in cinque punti:
1. Il primo punto è rivolto alla Chiesa della quale viene ricordato il suo ruolo unificatore delle genti della regione di diverso credo.
2. Il secondo ricorda la necessità per i Padri Sinodali di comunicare l’essenza della cristianità che ha avuto origine in Oriente e che si basa sui valori della pace e dell’amore che non possono imporsi con le armi o con gli attacchi verso i più deboli, e quella di credere nel linguaggio della coesistenza, dell’amore e del rispetto reciproco tra la componente cristiana e quella islamica in terra araba, rifiutando tutto ciò che può invece creare divisioni e ricordando al contempo come ciò che accade in Occidente abbia dei riflessi a volte negativi sui cristiani che vivono in quell’area. Da ciò, termina il punto 2, il ruolo della Chiesa nel fornire un modello morale ai politici ed ai partiti perché si oppongano a tali pericolose tendenze.
3. I cristiani orientali e specialmente quelli iracheni sono gli oggetti del terzo punto del documento. Essi devono poter avere un ruolo attivo nella gestione dell’ autorità statale in considerazione non solo del loro ruolo storico e del loro esserne all’altezza, ma anche del loro essere a tutti gli effetti cittadini iracheni. Lo stato deve proteggerli dagli assassinii, dalle evacuazioni forzate, dalla sistematica persecuzione da parte di bande che agiscono in nome della religione attaccando le chiese ed uccidendone i rappresentanti. Al Sinodo si chiede di esercitare la propria influenza sul governo iracheno perché scopra e condanni i colpevoli degli atti criminali che hanno colpito i cristiani, popolazione originaria del paese e non straniera, che tanti martiri ha dato nel difenderlo dalle occupazioni straniere che fermamente condanna. Al governo iracheno si chiede di aiutare finanziariamente e moralmente i propri concittadini all’interno dei propri confini ed in diaspora, e di operare per porre fine al fenomeno dell’emigrazione che prosciuga le energie migliori del paese.
4. Alle chiese orientali si chiede di stringere le fila per contrastare il radicarsi delle chiese missionarie di origine occidentale che agiscono ufficialmente per principi morali ed umanitari ma il cui scopo in realtà è la frammentazione delle chiese locali ed il creare problemi nei rapporti tra cristiani e musulmani.
5. Ai paesi europei ed alle organizzazioni internazionali si chiede di aiutare tutti gli iracheni, ed i cristiani in particolare, con particolare attenzione verso coloro che vivono nei paesi confinanti con l’Iraq, e di fermare le espulsioni di coloro che vivono in esilio a causa delle condizioni di insicurezza in cui ancora l’Iraq versa.
I firmatari dell’appello sono: Dr. Benham Abu Al Soof, Dr. Ghazi Raho, Dr. Ibraheem Hakeem, Dr. Denha Tobia and Dr. Bader Yousef
In occasione del sinodo dei vescovi del Medio Oriente iniziato a Roma il 10 ottobre un gruppo di intellettuali cristiani che vivono in Giordania lanciano un appello ai padri sinodali. Riunitisi nella sede del vicariato patriarcale caldeo di Amman i firmatari dell’appello hanno discusso della situazione corrente in Iraq ed in particolare di quella degli iracheni cristiani, sia quelli che vivono ancora in patria sia quelli che l’hanno lasciata in cerca di salvezza. Tra essi, moltissimi quelli che vivono in Giordania, paese, sono le parole del documento pervenuto a Baghdadhope, “il cui governo e la cui popolazione hanno accolto con amore gli iracheni sotto l’auspicio di Sua Maestà Re Abdullah II.”
L’appello si divide in cinque punti:
1. Il primo punto è rivolto alla Chiesa della quale viene ricordato il suo ruolo unificatore delle genti della regione di diverso credo.
2. Il secondo ricorda la necessità per i Padri Sinodali di comunicare l’essenza della cristianità che ha avuto origine in Oriente e che si basa sui valori della pace e dell’amore che non possono imporsi con le armi o con gli attacchi verso i più deboli, e quella di credere nel linguaggio della coesistenza, dell’amore e del rispetto reciproco tra la componente cristiana e quella islamica in terra araba, rifiutando tutto ciò che può invece creare divisioni e ricordando al contempo come ciò che accade in Occidente abbia dei riflessi a volte negativi sui cristiani che vivono in quell’area. Da ciò, termina il punto 2, il ruolo della Chiesa nel fornire un modello morale ai politici ed ai partiti perché si oppongano a tali pericolose tendenze.
3. I cristiani orientali e specialmente quelli iracheni sono gli oggetti del terzo punto del documento. Essi devono poter avere un ruolo attivo nella gestione dell’ autorità statale in considerazione non solo del loro ruolo storico e del loro esserne all’altezza, ma anche del loro essere a tutti gli effetti cittadini iracheni. Lo stato deve proteggerli dagli assassinii, dalle evacuazioni forzate, dalla sistematica persecuzione da parte di bande che agiscono in nome della religione attaccando le chiese ed uccidendone i rappresentanti. Al Sinodo si chiede di esercitare la propria influenza sul governo iracheno perché scopra e condanni i colpevoli degli atti criminali che hanno colpito i cristiani, popolazione originaria del paese e non straniera, che tanti martiri ha dato nel difenderlo dalle occupazioni straniere che fermamente condanna. Al governo iracheno si chiede di aiutare finanziariamente e moralmente i propri concittadini all’interno dei propri confini ed in diaspora, e di operare per porre fine al fenomeno dell’emigrazione che prosciuga le energie migliori del paese.
4. Alle chiese orientali si chiede di stringere le fila per contrastare il radicarsi delle chiese missionarie di origine occidentale che agiscono ufficialmente per principi morali ed umanitari ma il cui scopo in realtà è la frammentazione delle chiese locali ed il creare problemi nei rapporti tra cristiani e musulmani.
5. Ai paesi europei ed alle organizzazioni internazionali si chiede di aiutare tutti gli iracheni, ed i cristiani in particolare, con particolare attenzione verso coloro che vivono nei paesi confinanti con l’Iraq, e di fermare le espulsioni di coloro che vivono in esilio a causa delle condizioni di insicurezza in cui ancora l’Iraq versa.
I firmatari dell’appello sono: Dr. Benham Abu Al Soof, Dr. Ghazi Raho, Dr. Ibraheem Hakeem, Dr. Denha Tobia and Dr. Bader Yousef