"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 ottobre 2010

Intervento di Mons. Thomas Meram, Arcivescovo di Urmia dei Caldei, Vescovo di Salmas, Shahpour dei Caldei (Iran)

By Radiovaticana

Innanzi tutto, vorrei porgere i miei ringraziamenti e la mia gratitudine a tutti coloro che hanno preparato questo difficile testo e ci hanno dato l’Instrumentum laboris. Questo Sinodo ci da forza e speranza, e ci aiuta ad andare avanti, malgrado le difficoltà, senza disperarci né fare compromessi nell’affrontare le difficoltà quotidiane; in questo modo saremo portatori di una viva testimonianza cristiana. Come è detto nell’Instrumentum laboris, la testimonianza è un martirio e in molti paesi del Medio Oriente i cristiani vivono tale martirio e devono sopportare ogni sorta di calamità senza venir meno alla propria fede. E i cristiani sono stati perseguitati sin dalle origini, come ben dimostra la Storia. Malgrado i disastri e le persecuzioni, i cristiani hanno conservato il deposito della fede in completa fedeltà e sincerità. La Chiesa caldea è stata particolarmente perseguitata ed ha sacrificato migliaia e migliaia dei suoi figli sull’altare della fedeltà e dell’amore per Cristo: per questo fu chiamata la Chiesa dei Martiri e ha continuato a emigrare di città in città, di paese in paese, fino ad oggi, senza mai abbandonare nulla della propria fede, irrigata del sangue di questi martiri e santi da cui essa è custodita, rafforzata e confermata. Oggi posso ripetere con il profeta David: Per te ogni giorno veniamo massacrati; i cristiani portano la propria croce quotidianamente e procedono sulla via verso il Golgota, rendendo così una testimonianza viva e silenziosa, una testimonianza che è un alto grido, udibile da tutti gli uomini di buona volontà; ogni giorno i cristiani si sentono dire, dagli altoparlanti, dalla televisione, dai giornali e dalle riviste, che sono infedeli e per questo vengono trattati come cittadini di serie B, ma essi restano saldi senza cambiare la propria fede, e divengono più coraggiosi e perfino più orgogliosi di essa.
Il tema dell’immigrazione: da cento anni costituisce un problema, e non solo in Medio Oriente, ma anche in tutti i paesi dell’Asia, dell’Africa e del Sud America; ognuno ha le sue ragioni particolari, poiché ogni essere umano ha il diritto di vivere dove vuole. Le ragioni dell’emigrazione possono essere politiche, economiche o essere dettate dal desiderio di benessere e di un futuro migliore, più prospero e sereno. Molte persone si chiedono quale beneficio scaturirà da questo Sinodo e che cosa si farà per i cristiani del Medio Oriente. E’ vero che non possiamo fare miracoli in fretta, ma almeno questo Sinodo suscita speranza.I cristiani del Medio Oriente non si sentiranno soli e sapranno così che tutte le Chiese cattoliche del mondo li hanno a cuore, poiché essi sono membri attivi e santi del corpo di tutta la Chiesa.
La chiesa in Iran: Vediamo che la Chiesa si sente maggiormente responsabile quando si trova ad affrontare serie difficoltà e malgrado le prove e le tribolazioni, o l’occasionale mancanza di rispetto, vediamo che essa cresce e prospera. Sì, vi è stata una forte diminuzione del numero dei cristiani, particolarmente cattolici, ma d’altro canto vediamo anche che le vocazioni religiose e sacerdotali sono in aumento fra gli abitanti di questo paese.
Permettetemi ora di darvi qualche numero:
Banana, l’ultimo nunzio pontificio in Iran, scrisse un libro nel 1979 intitolato “La Chiesa in Iran” in cui descrisse tutto ciò che fa la Chiesa cattolica attraverso i servizi cristiani, umani e culturali, e parlò dell’esistenza di una sola casa di accoglienza per gli anziani e i disabili. Adesso abbiamo quattro case, che forniscono servizi gratuiti a queste persone che provengono da tutte le denominazioni cristiane, senza discriminazioni in base all’appartenenza ecclesiale o l’identità nazionale.
Nel 1979, c’erano soltanto 51 sacerdoti, di cui solo uno era iraniano e due iraniani naturalizzati. Vi erano 73 suore, di cui solo due erano iraniane. La maggior parte di suore e sacerdoti lavorava nel campo dell’insegnamento.
Adesso, dopo la rivoluzione islamica, la Chiesa sta affrontando la crisi peggiore per quanto concerne la presenza di suore e sacerdoti. Possiamo vedere che lo Spirito Santo non ha lasciato sola la Chiesa ad affrontare questo momento di crisi, ma ha infuso nel cuore dei suoi figli e delle sue figlie un senso profondo di responsabilità nei confronti della loro fede e della loro Chiesa. E malgrado le continue emigrazioni e il numero ristretto di cattolici, vediamo che le vocazioni aumentano e che la Chiesa, in Iran, come un albero ha adesso nuove foglie e porta frutti.
Abbiamo 14 sacerdoti, 6 dei quali sono iraniani ed altri due servono la Chiesa fuori dal proprio paese; abbiamo 4 vescovi che non sono iraniani, 21 suore di cui 15 sono iraniane: due sono impegnate all’estero, tre stanno finendo l’università e dieci servono la propria Chiesa e il proprio paese secondo la propria vocazione. Chiediamo a Dio di far crescere queste vocazioni.
Vi ringrazio per l’attenzione.