"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

8 settembre 2014

Solidarietà: «Sostegno ai profughi dell’Iraq»

Alberto Colaiacono

«La loro fuga è rapida. Deve esserlo. Essi prendono il volo in pochi minuti, lasciando i villaggi e le città che i loro antenati hanno vissuto per millenni. Quando li incontriamo hanno perso ogni speranza, vissuto orrori e brutalità, frustrati dal timore che il mondo non riesca a mettere fine a queste continue tragedie umane».
È la testimonianza di Nabil Nissan, il direttore esecutivo di Caritas Iraq, che dallo scorso luglio coordina gli aiuti delle Chiese di tutto il mondo per gli oltre 1,2 milioni di persone che hanno abbandonato le loro case in Iraq per l’insurrezione armata degli estremisti islamici sunniti che si fanno chiamare Stato islamico e che hanno occupato e messo a ferro e fuoco le aree di Mosul, Sinjar, Anbar e le pianure di Ninive.
Molti di coloro che sono fuggiti sono di minoranze religiose, in particolare cristiani, yazidi e musulmani sciiti, presi di mira dagli estremisti. Adesso sono costretti a rifugiarsi in chiese o parchi, a temperature di 45 gradi, hanno bisogno di cibo, riparo, acqua, cure mediche e le necessità di base. Per loro si è attivata la rete internazionale delle Caritas e, durante l’estate, anche la Caritas di Roma ha rinnovato l’appello alla preghiera e alla solidarietà.
I giorni scorsi Caritas Iraq è stata costretta a chiudere tre suoi uffici nelle località di Qaraqosh, Bartilla e Alqosh e trasferire il suo staff a Erbil, il capoluogo della regione del Kurdistan, nel Nord dell’Iraq, e nelle località di Zakho e Dohuk, vicine al confine con la Turchia e la Siria, e ad Ainkawa.
La maggior parte delle iniziative Caritas sono ora concentrate nei villaggi vicini a Duhok (Sarsank, Ineshky, Amadiy) e a Zahko (Fishkhabour, Persephy, Derabon), dove sono fuggiti in modo particolare i cristiani e gli yazidi. Attualmente più di 5.000 famiglie vengono assistite con viveri, medicinali e accoglienza provvisoria in tende, ma il loro numero è in costante crescita. L’impegno finanziario, secondo le prime stime, ammonta a più di 5 milioni di euro.
La Caritas di Roma, in coordinamento con Caritas italiana, è già impegnata per progetti di emergenza con: Caritas Iraq, presente nei luoghi di prima accoglienza delle famiglie sfollate; Caritas Libano, che ha iniziato a coordinare gli aiuti per il fiume di famiglie cristiane irachene che stanno scappando da Mosul e che si aggiungono ai già tantissimi profughi siriani presenti; Caritas Turchia, con molte famiglie che stanno raggiungendo il territorio turco per ricongiungersi con familiari e amici che già vivono in esso.
Il direttore della Caritas romana, monsignor Enrico Feroci, sollecita le comunità parrocchiali a contribuire alla colletta economica a sostegno dei profughi. «Papa Francesco - ha sottolineato monsignor Feroci - ci ha ricordato come i cristiani perseguitati sono nel cuore della Chiesa. La Chiesa soffre con loro ed è fiera di loro. E ci ha invitati ad essere concretamente al loro fianco con le preghiere e le opere di carità. Per questo, al ritorno dalle vacanze, rinnovo l’appello a sostenere gli interventi Caritas».
Per sostenere le iniziative in corso, si possono inviare offerte a:
Caritas di Roma - Vicariato di Roma,
Causale «Iraq 2014»,
Piazza San Giovanni in Laterano 6/a 
 00184 Roma;
conto corrente postale numero 82881004;
IBAN: IT77K0760103200000082881004.