"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

26 settembre 2014

Patriarca di Baghdad: Cristiani irakeni, siate fedeli al Vangelo nella vostra terra


Come i loro padri, così i cristiani irakeni di oggi sono chiamati a "rimanere fedeli" a Cristo e alla loro terra, perché essa "non è solo polvere" ma è fattore di "identità, lingua e costumi", e ancora di "tradizioni, storia, memoria e autenticità. La terra è sacra!".
È questo uno dei passaggi più significativi della lettera inviata alla comunità cristiana d'Iraq dal Patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako. Nel testo pervenuto ad AsiaNews, sua Beatitudine ricorda ampi passi dei Vangeli e, in particolare, quello di Giovanni in cui sottolinea che Cristo risorto "vive" e agisce nella Chiesa e nel mondo ed è guida "dei nostri passi".
Il Patriarca intende lanciare un messaggio di speranza alla minoranza perseguitata, vittima di abusi, violenze e persecuzioni da parte delle milizie dello Stato islamico. Nei giorni scorsi i terroristi hanno distrutto un altro simbolo della millenaria presenza cristiana nel Paese arabo, radendo al suolo la Chiesa verde di Tikrit (oggi una moschea); i jihadisti hanno piazzato l'esplosivo all'interno, e poi fatto brillare le cariche. 
Davanti a una logica di morte e devastazione, Mar Sako ricorda che "la fede è un percorso nella luce", capace di "indicare la strada" e di portare gioia anche nei momenti più foschi, perché "la pace è l'avvenire" e per tutti vale la prospettiva della risurrezione, come ricorda San Paolo. "La fede, per quanto povera - spiega il Patriarca caldeo - aiuta a liberarci da noi stessi e dal nostro passato, dalla nostra paura e dalle nostre logiche" limitate, per "riportarci alla logica di Dio" che guarda e promette il futuro. 
"La fede è come l'amore - prosegue sua Beatitudine - essa è una fedeltà alle cose profonde, che oltrepassa i problemi e le difficoltà". Essa cresce e cambia, ed è "incentrata sul dono" e non "conserva le cose", ma come una lampada "si consuma e trasforma in luce e gioia che illuminano la nostra notte". Mar Sako non dimentica i problemi che "minacciano di destabilizzare" la presenza cristiana in Iraq e i timori per il futuro della Chiesa locale; a fronte di un esodo massiccio, egli sottolinea che quanti sono rimasti restano "fermi e forti nella nostra vocazione". 
La missione della comunità cristiana - presenza millenaria nel Paese, fonte di ricchezza, cultura e pluralismo - è "portare il Vangelo di gioia e di speranza a tutti i nostri fratelli" sottolinea il Patriarca di Baghdad. E non risparmia toni fori contro quanti, fra laici e sacerdoti, affermano che "non c'è futuro per noi in Iraq". 
Infine, egli esorta a seguire lo Spirito che "aiuta ad ascoltare la parola di Dio" e a "metterla in pratica" in ogni aspetto della vita quotidiana. Solo attraverso la fede, avverte, "si può vedere l'opera dello Spirito Santo e di Cristo che riscatta le nostre vite". Come più volte affermato da san Giovanni, la vita dei fedeli "non è facile" e "ci sono sempre nuove sfide che bisogna affrontare con coraggio e fiducia". "Abbiamo bisogno dello Spirito - conclude mar Sako - per risollevare il nostro morale e per essere consolati, perché noi siamo poveri davanti alla violenza e all'ingiustizia di questo mondo".