By Fides
Davanti alle prospettive incerte che si registrano nella regione
settentrionale irachena, l'Arcivescovo siro cattolico di Mosul, Yohanna
Petros Moshe, e i fedeli della sua diocesi hanno deciso che proveranno a
tornare a Qaraqosh e negli altri paesi della Piana di Ninive solo se, e
quando, verrà risolta la situazione a Mosul, cioè solo se e quando la
seconda città irachena verrà liberata dai miliziani del Califfato
islamico che la controllano dal 9 giugno.
Lo rivela all'Agenzia Fides il sacerdote siro cattolico Nizar Semaan, collaboratore dell'Arcivescovo Moshe: “Si tratta di una scelta dettata dal buon senso - spiega p. Semaan -, presa insieme dall'Arcivescovo e dal popolo: sarebbe inutile tornare alle proprie case se la situazione rimane incerta e tutti restano esposti al rischio di nuovi attacchi da parte dei jihadisti dello Stato Islamico, come è successo altre volte”.
Nelle ultime giornate, secondo fonti locali consultate da Fides, i miliziani dello Stato Islamico hanno concentrato mezzi militari nelle aree centrali di alcuni paesi della Piana di Ninive – a cominciare dal centro urbano di Bertella – dando l'impressione di prepararsi alla resistenza davanti all'avanzata dei Peshmerga curdi. A giudizio di p. Semaan, la riconquista di Mosul e delle città della Piana di Ninive cadute nelle mani dei jihadisti è condizionata anche da tatticismi politico-militari di difficile interpretazione. “I Peshmerga - dice a Fides il sacerdote iracheno - hanno rotto la linea di difesa dei jihadisti e già la scorsa settimana sono arrivati a pochi chilometri da Qaraqosh. Ci aspettavamo da un momento all'altro che riconquistassero quella città, dove si hanno notizie di saccheggi che non avrebbero risparmiato nessuna casa. Invece l'avanzata si è fermata, e non sappiamo perchè. A volte si ha l'impressione che le cose sul campo sono mosse da strategie e deliberazioni politico-militari di cui ci sfugge il reale disegno”
Lo rivela all'Agenzia Fides il sacerdote siro cattolico Nizar Semaan, collaboratore dell'Arcivescovo Moshe: “Si tratta di una scelta dettata dal buon senso - spiega p. Semaan -, presa insieme dall'Arcivescovo e dal popolo: sarebbe inutile tornare alle proprie case se la situazione rimane incerta e tutti restano esposti al rischio di nuovi attacchi da parte dei jihadisti dello Stato Islamico, come è successo altre volte”.
Nelle ultime giornate, secondo fonti locali consultate da Fides, i miliziani dello Stato Islamico hanno concentrato mezzi militari nelle aree centrali di alcuni paesi della Piana di Ninive – a cominciare dal centro urbano di Bertella – dando l'impressione di prepararsi alla resistenza davanti all'avanzata dei Peshmerga curdi. A giudizio di p. Semaan, la riconquista di Mosul e delle città della Piana di Ninive cadute nelle mani dei jihadisti è condizionata anche da tatticismi politico-militari di difficile interpretazione. “I Peshmerga - dice a Fides il sacerdote iracheno - hanno rotto la linea di difesa dei jihadisti e già la scorsa settimana sono arrivati a pochi chilometri da Qaraqosh. Ci aspettavamo da un momento all'altro che riconquistassero quella città, dove si hanno notizie di saccheggi che non avrebbero risparmiato nessuna casa. Invece l'avanzata si è fermata, e non sappiamo perchè. A volte si ha l'impressione che le cose sul campo sono mosse da strategie e deliberazioni politico-militari di cui ci sfugge il reale disegno”