"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

17 settembre 2014

Patriarca di Baghdad: Nella crisi irakena, essenziale l’intervento degli Stati arabi

Louis Raphael I Sako *

Raccontare la "situazione drammatica" di un popolo che ha vissuto per duemila anni in modo pacifico nella regione e ora, in particolare in Siria e Iraq, è "obiettivo dei criminali" dello Stato islamico per la fede professata. È questo lo spirito che ha animato l'intervento di ieri dei patriarchi e i vescovi delle Chiese del Medio oriente, invitati negli uffici di Ginevra della Missione Permanente della Santa Sede all'Onu. I leader cristiani hanno denunciato una persecuzione sistematica contro la minoranza, condotta "in nome di Dio" e che rappresenta una palese violazione "del diritto fondamentale alla libertà religiosa". L'ideologia alla base dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante, ora Stato islamico, ndr) è contraria ai diritti umani, affermano i vertici delle Chiese orientali, e conduce "al genocidio, alla morte di persone innocenti e altri gravi abusi". Esso rappresenta una minaccia non solo per i cristiani, ma "per tutti gli altri gruppi ed etnie" e "per l'intera società" del Medio oriente e dell'intera comunità internazionale. Il crimine più grave di fronte a questi abusi, affermano, è "l'indifferenza".
La comunità internazionale, ricordano patriarchi e vescovi, ha il "dovere" e la "responsabilità" di intervenire per proteggere le comunità a rischio, come indicato in passato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un dovere che subentra, spiegano, quando "lo Stato non è in grado di tutelare i propri cittadini", come avviene oggi in Iraq. Da ultimo, essi auspicano aiuti - cibo, acqua, alloggi, medicine, coperte - in vista dell'inverno, in vista di un rientro nelle proprie abitazioni. Ma la priorità, concludono, resta quella di "sconfiggere l'Isis e ristabilire la possibilità di una coesistenza pacifica". 
Ecco, di seguito, l'intervento di sua Beatitudine Mar Louis Raphael I Sako alla sede Onu di Ginevra, inviato in esclusiva ad AsiaNews:

Gentili Signore e Signori,
Sono commosso e profondamente grato per la vostra presenza qui, oggi. Questo è un segno di quanto voi non siate indifferenti di fronte alla tragedia del nostro popolo.  L'Isis è una organizzazione estremista, guidata da principi che si rifanno alla più cieca brutalità, ben finanziate, equipaggiate a dovere con armi assai sofisticate, ben presente e diffuso all'interno dei social media. La routine quotidiana di ruberie, stupri di gruppo, torture e l'assassinio di quanti sono considerati alla stregua di non credenti è pratica comune. L'Isis è una minaccia potenziale per il mondo intero.
Per questo, a nome di tutte le persone perseguitate io imploro ed esorto tutti i leader [mondiali] a trovare una strategia comune, una road-map per mettere fine a questa tragedia e prevenire minacce analoghe in futuro.
Ecco, di seguito, alcune indicazioni su quanto andrebbe fatto subito e in un secondo momento:
- Continuare a fornire aiuti umanitari ai bisognosi, in particolare alloggi, cibo, acqua, medicine e vestiti necessari a sopravvivere, fino al rientro definitivo della nostra gente nelle proprie case e nei villaggi.
- Liberare non solo la piana di Ninive, ma anche Mosul nel quadro di una soluzione politica generale. È necessaria una coalizione internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite, per proteggere e difendere i diritti delle migliaia di sfollati indifesi della regione. I bombardamenti aerei serviranno solo a uccidere altre persone innocenti. Sarebbero necessarie truppe sul campo e, perché no, anche provenienti dai Paesi arabi. Al riguardo è necessario addestrare l'esercito centrale irakeno in modo professionale e, al contempo, equipaggiarlo in modo adeguato, così come i Peshmerga curdi.
- Sostenere e garantire un rientro sicuro degli sfollati nelle loro case e nei loro villaggi, fornendo loro una protezione internazionale. Tutto questo dovrebbe essere fatto all'interno di una risoluzione Onu, altrimenti sarei destinati ad avere la stessa sorte dei Palestinesi.
- Garantire che agli sfollati siano dati compensi adeguati da parte del governo irakeno per la perdita delle loro proprietà e la distruzione delle case. In questo caso, governi stranieri, enti umanitari e Ong possono fornire un grande contributo.
- Mettere i siti e il patrimonio culturale cristiano, che risalgono ai primi secoli, sotto il patronato e la protezione dell'Unesco.
- Tutte le misure sopra menzionate sono necessarie. Ma la protezione dei diritti umani di ogni singolo cittadino sia la migliore e unica via per assicurare una coesistenza pacifica. La guerra è sempre un male e porta sciagure al popolo. Esaminiamo nel profondo la nostra coscienza, per capire cosa si sta facendo per scongiurare la guerra. E cosa si può dire a riguardo della vendita di armi? Invece di vendere armamenti, dovremmo attivarci per promuovere i diritti umani e la libertà religiosa.
Grazie ancora per avere a cuore il destino del nostro popolo sofferente. Vi chiedo di portare la nostra vicenda ai vostri governi, ai vostri partiti politici, alle vostre istituzioni, alle vostre chiese e moschee.

* Patriarca caldeo di Baghdad e presidente della Conferenza episcopale irakena