By SIR
“Grazie Santo Padre! Tutto il popolo e i cristiani iracheni hanno bisogno delle parole e del sostegno del Papa. Ogni suo intervento è utile per far conoscere alla comunità internazionale la miseria e la disperazione in cui vivono le popolazioni sfollate, perseguitate, bombardate”. Lo ha detto al Sir il sacerdote caldeo padre Thabet Habeeb Mekko, originario di Mosul, commentando l’appello lanciato oggi da Papa Francesco durante l’udienza in piazza san Pietro, a favore delle “popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra”: “Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”. In piazza San Pietro era presente una delegazione di sovraintendenze irachene composta da rappresentanti di diversi gruppi religiosi, accompagnata dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
“Grazie Santo Padre! Tutto il popolo e i cristiani iracheni hanno bisogno delle parole e del sostegno del Papa. Ogni suo intervento è utile per far conoscere alla comunità internazionale la miseria e la disperazione in cui vivono le popolazioni sfollate, perseguitate, bombardate”. Lo ha detto al Sir il sacerdote caldeo padre Thabet Habeeb Mekko, originario di Mosul, commentando l’appello lanciato oggi da Papa Francesco durante l’udienza in piazza san Pietro, a favore delle “popolazioni civili intrappolate nei quartieri occidentali di Mosul e agli sfollati per causa della guerra”: “Nell’esprimere profondo dolore per le vittime del sanguinoso conflitto, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”. In piazza San Pietro era presente una delegazione di sovraintendenze irachene composta da rappresentanti di diversi gruppi religiosi, accompagnata dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Da Karamles padre Mekko, che è uno dei due sacerdoti incaricati dal
patriarca caldeo Mar Sako della ricostruzione dei villaggi caldei della
Piana di Ninive, liberati dall’occupazione dell’Isis, si dice “colpito
dalla vicinanza del Pontefice che esorta il mondo a ricordare la miseria
di chi non può tornare perché la propria casa è stata incendiata o
distrutta dai terroristi e dalle bombe. Il terrorismo non è finito, si
combatte ancora a Mosul. La nostra speranza che le parole del Santo
Padre possano essere un forte incoraggiamento al Governo iracheno e alla
comunità internazionale perché adottino misure efficaci per contrastare
la violenza terroristica. Non è più tempo di promesse”. Secondo uno
studio condotto da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sono “quasi 12.000
le abitazioni private nei villaggi cristiani della Piana di Ninive
danneggiate dall’Isis; 669 quelle completamente distrutte. I costi della
ricostruzione delle sole case private, a esclusione quindi degli
edifici di interesse collettivo, sono stimati in 186.378.689 dollari."
Attualmente ad Erbil (Kurdistan iracheno) ci sono circa 14.000 famiglie
fuggite dalla Piana di Ninive a causa dell’Isis. Si tratta di circa
90.000 persone (erano 120.000 nel 2014). 12.000 famiglie sono ancora
dipendenti dagli aiuti umanitari garantiti da Acs.