By Fides
L'ordine esecutivo sull'immigrazione firmato dal Presidente Usa Donald
Trump a fine gennaio, e destinato a sospendere per 120 giorni l'ingresso
negli Stati Uniti dei rifugiati provenienti da sette Paesi a
maggioranza musulmana, non intendeva fornire “una base per
discriminazioni a favore o contro i membri di una particolare
religione”. La sottolineatura è espressa nel testo del nuovo ordine
esecutivo presidenziale, firmato dal Presidente USA lunedì 6 marzo, dopo
che il citato provvedimento presidenziale disposto a fine gennaio è
stato bloccato dall'intervento di diversi giudici e procuratori
nazionali. Un'ampia sezione del testo del nuovo ordine presidenziale –
che punta a riproporre gran parte delle disposizioni anti-immigrati
contenute nel testo bloccato - è dedicata a esporre spiegazioni e
giustificazioni postume proprio sui contenuti del precedente
provvedimento, per rispondere alla grande quantità di critiche che lo
avevano accolto. Tra le altre cose, il Presidente Trump risponde anche
alle interpretazioni secondo cui l'ordine esecutivo di fine gennaio
avrebbe consentito di offrire accoglienza privilegiata ai profughi di
fede cristiana prevenienti dai Paesi colpiti dal bando. Quell'ordine –
si sottolinea nel nuovo provvedimento presidenziale - consentiva di
dare la priorità all'accoglienza di rifugiati che sono membri “di gruppi
minoritari religiosi perseguitati”, una priorità che si applicava “a
rifugiati di ogni nazione, compresi quelli in cui l'islam è una
religione di minoranza, e a comunità minoritarie all'interno della
stessa religione”. In sostanza – rimarca il nuovo provvedimento
presidenziale – l'ordine emesso a fine gennaio e bloccato dai giudici
non conteneva particolari disposizioni pregiudiziali verso una qualche
religione, ma mirava a garantire la possibilità di tutte le minoranze
religiose, senza discriminazioni, ad avvalersi del Programma USA per
l'ammissione dei rifugiati (USRAP).
Rispetto all'ordine esecutivo di fine giugno, bloccato dai giudici, il provvedimento presidenziale-bis riserva il bando a migranti e rifugiati di sei – e non più sette – Paesi: Libia, Sudan, Siria, Iran, Yemen e Somalia. Nel precedente provvedimento, nella lista dei Paesi colpiti dal cosiddetto “muslim ban” figurava anche l'Iraq. La sospensione di 120 giorni agli ingressi negli Usa di rifugiati provenienti da quei Paesi dovrebbe entrare in vigore dal 19 marzo. Nella nuova disposizione viene specificato che i detentori di visti e carta verde potranno viaggiare negli Usa.
A fine gennaio (vedi Fides 28/1/2017), in coincidenza con la pubblicazione dell'ordine esecutivo poi bloccato dai giudici, era stato lo stesso neo-Presidente USA Donald Trump a riconoscere come una “priorità” la concessione dello status legale di rifugiato alla categoria dei “cristiani perseguitati”, facendo esplicito riferimento alla situazione siriana. Le considerazioni sul trattamento privilegiato da riservare ai profughi cristiani erano state espresse dal Presidente Trump in un'intervista televisiva rilasciata venerdì 27 gennaio a Christian Broadcasting Network, sistema mediatico fondato dal tele-predicatore Pat Robertson. Al giornalista che gli chiedeva se i cambiamenti da lui introdotti nella politica di accoglienza dei rifugiati avessero una relazione con la situazione dei cristiani perseguitati, e se considerasse tale realtà come “una priorità”, Donald Trump aveva risposto in maniera affermativa. “(i cristiani perseguitati) sono stati trattati in maniera orribile” aveva sottolineato il Presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che “se tu eri un cristiano in Siria era impossibile, molto molto difficile entrare negli Stati Uniti. Se tu eri un musulmano potevi entrare (negli USA, ndr), ma se eri un cristiano era quasi impossibile”.
Rispetto all'ordine esecutivo di fine giugno, bloccato dai giudici, il provvedimento presidenziale-bis riserva il bando a migranti e rifugiati di sei – e non più sette – Paesi: Libia, Sudan, Siria, Iran, Yemen e Somalia. Nel precedente provvedimento, nella lista dei Paesi colpiti dal cosiddetto “muslim ban” figurava anche l'Iraq. La sospensione di 120 giorni agli ingressi negli Usa di rifugiati provenienti da quei Paesi dovrebbe entrare in vigore dal 19 marzo. Nella nuova disposizione viene specificato che i detentori di visti e carta verde potranno viaggiare negli Usa.
A fine gennaio (vedi Fides 28/1/2017), in coincidenza con la pubblicazione dell'ordine esecutivo poi bloccato dai giudici, era stato lo stesso neo-Presidente USA Donald Trump a riconoscere come una “priorità” la concessione dello status legale di rifugiato alla categoria dei “cristiani perseguitati”, facendo esplicito riferimento alla situazione siriana. Le considerazioni sul trattamento privilegiato da riservare ai profughi cristiani erano state espresse dal Presidente Trump in un'intervista televisiva rilasciata venerdì 27 gennaio a Christian Broadcasting Network, sistema mediatico fondato dal tele-predicatore Pat Robertson. Al giornalista che gli chiedeva se i cambiamenti da lui introdotti nella politica di accoglienza dei rifugiati avessero una relazione con la situazione dei cristiani perseguitati, e se considerasse tale realtà come “una priorità”, Donald Trump aveva risposto in maniera affermativa. “(i cristiani perseguitati) sono stati trattati in maniera orribile” aveva sottolineato il Presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che “se tu eri un cristiano in Siria era impossibile, molto molto difficile entrare negli Stati Uniti. Se tu eri un musulmano potevi entrare (negli USA, ndr), ma se eri un cristiano era quasi impossibile”.