"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 marzo 2017

Iraq: mons. Cavina (Carpi) persecuzione cristiani della Piana di Ninive, “una cattiveria gratuita e insensata. Odio diabolico”

By SIR
Daniele Rocchi

“C’è un terremoto ben più grave di quello materiale ed è quello spirituale che distrugge nell’uomo ogni forma di umanità e genera una cattiveria gratuita e insensata, e un odio per la bellezza rappresentata dai luoghi di culto. Un odio che sa di diabolico”. 
Così monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, commenta al Sir la sua visita a Erbil e nella Piana di Ninive che si è conclusa ieri, 5 marzo, promossa da Aiuto alla Chiesa che soffre nell’ambito delle sue attività di sostegno e aiuto alle comunità cristiane locali colpite dallo Stato Islamico. “I giorni sono stati pochi ma intensi sia per le cose viste che per le forti emozioni provate – aggiunge il vescovo di Carpi -. Una volta usciti dalla città di Erbil, dopo qualche decina di chilometri si entra in un territorio e in un clima surreale; rovine ovunque, silenzi angoscianti, paesi fantasma, cimiteri profanati e soprattutto i luoghi di culto cristiani saccheggiati, fatti oggetto di ogni forma di disprezzo e di odio. I simboli a noi più cari vandalizzati e frantumati con modalità quasi scientifica. I luoghi che non sono stati distrutti, sono stati incendiati o colpiti con armi da fuoco”. Davanti a tutto ciò, è la domanda di mons. Cavina, “come potranno i nostri fratelli cristiani resistere a una manifestazione così evidente del male che, anche se in parte sconfitto, ha lasciato delle conseguenze che superano la dimensione puramente umana? È comprensibile, quindi, che i cristiani si pongano il terribile interrogativo per sé e per i propri figli: ‘che ne sarà di noi? Oggi abbiamo salva la vita, ma domani? Come sarà possibile tornare nelle nostre case, ammesso che si possano ricostruire, se non ci viene riconosciuto il diritto di vivere in pace nella nostra terra?’ È con questi pensieri, e portando nel cuore tanta amarezza, che – conclude il vescovo – ho celebrato la Messa in quella che era la bellissima chiesa madre di Qaraqosh, davanti all’Immacolata Concezione, offrendo il divino sacrificio per questi nostri fratelli”.