By SIR
Daniele Rocchi
Daniele Rocchi
“C’è un terremoto ben più grave di quello materiale ed è quello
spirituale che distrugge nell’uomo ogni forma di umanità e genera una
cattiveria gratuita e insensata, e un odio per la bellezza rappresentata
dai luoghi di culto. Un odio che sa di diabolico”.
Così monsignor
Francesco Cavina, vescovo di Carpi, commenta al Sir la sua visita a
Erbil e nella Piana di Ninive che si è conclusa ieri, 5 marzo, promossa
da Aiuto alla Chiesa che soffre nell’ambito delle sue attività di
sostegno e aiuto alle comunità cristiane locali colpite dallo Stato
Islamico. “I giorni sono stati pochi ma intensi sia per le cose viste
che per le forti emozioni provate – aggiunge il vescovo di Carpi -. Una
volta usciti dalla città di Erbil, dopo qualche decina di chilometri si
entra in un territorio e in un clima surreale; rovine ovunque, silenzi angoscianti, paesi
fantasma, cimiteri profanati e soprattutto i luoghi di culto cristiani
saccheggiati, fatti oggetto di ogni forma di disprezzo e di odio. I
simboli a noi più cari vandalizzati e frantumati con modalità quasi
scientifica. I luoghi che non sono stati distrutti, sono stati
incendiati o colpiti con armi da fuoco”. Davanti a tutto ciò, è la
domanda di mons. Cavina, “come potranno i nostri fratelli cristiani
resistere a una manifestazione così evidente del male che, anche se in
parte sconfitto, ha lasciato delle conseguenze che superano la
dimensione puramente umana? È comprensibile, quindi, che i cristiani si
pongano il terribile interrogativo per sé e per i propri figli: ‘che ne
sarà di noi? Oggi abbiamo salva la vita, ma domani? Come sarà possibile
tornare nelle nostre case, ammesso che si possano ricostruire, se non ci
viene riconosciuto il diritto di vivere in pace nella nostra terra?’ È
con questi pensieri, e portando nel cuore tanta amarezza, che – conclude
il vescovo – ho celebrato la Messa in quella che era la bellissima
chiesa madre di Qaraqosh, davanti all’Immacolata Concezione, offrendo il
divino sacrificio per questi nostri fratelli”.