Foto Aiuto alla Chiesa che Soffre |
Sono circa 12.000 le abitazioni private
da ricostruire, per un costo la cui stima oggi supera i 200 milioni di
euro. I fondi reperiti saranno distribuiti ai rappresentanti di ciascuna
Chiesa in proporzione al numero di case danneggiate appartenenti ai
rispettivi fedeli.
S.E. Mons. Timothaeus Mosa Alshamany,
Arcivescovo della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia e priore del
Monastero di San Matteo, dopo la firma dell’Accordo ne ha sottolineato
la duplice, storica portata: da un lato lo spirito ecumenico che lo ha
reso possibile, dall’altro la reale possibilità per migliaia di
Cristiani di tornare alle loro radici e ad una vita dignitosa. «Oggi –
ha detto Monsignor Alshamany – siamo una Chiesa davvero unita, quella
siro-ortodossa, quella caldea e quella siro-cattolica; unita per la
ricostruzione di queste case nella Piana di Ninive e per trasmettere
fiducia nei cuori di quelle persone che vivono in quei villaggi e
invitare quelli che li hanno lasciati a tornare.». Il presule ha quindi
ringraziato ACS per aver collaborato al raggiungimento dell´Accordo.
«Vogliamo ringraziare “Aiuto alla Chiesa che soffre” che nel passato ci
ha aiutato tantissimo, portandoci soccorso e cibo. Ora questa Fondazione
gioca un ruolo vitale nella ricostruzione delle nostre case».
Sull’unità delle Chiese cristiane ha
insistito anche S.E. Mons. Yohanna Petros Mouche, Arcivescovo
siro-cattolico di Mosul: «Vorrei invitare i Cristiani della Piana di
Ninive a ritornare a casa e continuare a vivere nei loro villaggi per
dare testimonianza alla Cristianità. Oggi ci siamo riuniti insieme per
mostrare che formiamo un unico gruppo e che vogliamo accelerare il più
possibile questa operazione, che deve partire al più presto».
Il coraggio per il passo compiuto oggi
dalle tre Chiese cristiane risponde alla scelta coraggiosa di tanti
Cristiani che hanno deciso di restare in Iraq, ha sottolineato S.E.
Mons. Mikha Pola Maqdassi, Vescovo caldeo di Alqosh: «Oggi abbiamo dato
il nostro consenso alla ricostruzione delle case nei nostri villaggi
distrutti. È un passo coraggioso che ci rende molto felici e che
incoraggia i Cristiani a rimanere nei loro villaggi e nel loro Paese.».
S.E. Mons. Nicodemus Daoud Matti Sharaf,
Metropolita siro-ortodosso di Mosul, Kirkuk e del Kudistan, ha rivolto
un appello a tutti i benefattori internazionali: «Noi siamo le radici
della Cristianità. Dobbiamo restare nel nostro Paese. Dobbiamo restare
come testimoni di Gesù Cristo in questo Paese, in Iraq, specialmente
nella Piana di Ninive. Questo di ricostruire tutte quelle case in quei
villaggi, dove l´ISIS ha distrutto ogni cosa, è davvero un compito
enorme. Grazie in anticipo a tutti quelli che ci aiuteranno.».