By Fides
Comincia ad avere i primi effetti l'appello più volte rivolto dal Patriarca caldeo Louis Raphael I ai cristiani iracheni affinché non procedano “in ordine sparso” sul terreno politico e sociale, provando invece a far confluire le proprie forze in un'unica “componente”: a Kirkuk, lunedì 6 marzo, ha preso forma la costituzione di un “Consiglio” delle comunità cristiane che si propone come organo di collegamento tra le diverse organizzazioni politiche e sociali animate da militanti cristiani, in grado di porsi come interlocutore unitario degli organismi politici e istituzionali della Provincia.
L'iniziativa è stata sostenuta anche dai responsabili politici locali, a partire dal curdo Rebwar Talabani, attuale presidente del Consiglio provinciale di Kirkuk: il nuovo organismo – ha sottolineato Talabani – potrà dare un contributo positivo non solo per quel che riguarda la condizione delle comunità cristiane, ma anche per ricomporre e favorire la convivenza pacifica e collaborativa tra le diverse componenti etniche e religiose della società. Anche il pastore Haitham Jazrawi, a capo della comunità cristiana evangelica presente a Kirkuk, ha registrato con soddisfazione che l'iniziativa di un organismo unitario in grado di aggregare le componenti cristiane sul terreno sociale e politico rappresenta un elemento positivo di novità nell'attuale, problematica condizione vissuta dalle comunità cristiane irachene.
Il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha più volte sottolineato che la situazione di emergenza in cui versa l'intera nazione irachena chiama anche i cristiani a non procedere in ordine sparso, evitando di enfatizzare in maniera esasperata i fattori identitari di ogni singola comunità ecclesiale. Il Primate della Chiesa caldea aveva già suggerito agli appartenenti alle diverse comunità cristiane nazionali di esprimere una posizione unitaria sui processi politici e sociali in atto in Iraq, presentandosi come “componente cristiana”. Il ricorso all'espressione “componente cristiana “ per esprimere la posizione unitaria dei cristiani iracheni in rapporto alle vicende politiche e sociali e alle istituzioni nazionali, secondo il Primate della Chiesa caldea “non contrasta con la salvaguardia di identità millenarie”, e consente di “non perdere tempo a litigare” intorno a tale patrimonio identitario.
Comincia ad avere i primi effetti l'appello più volte rivolto dal Patriarca caldeo Louis Raphael I ai cristiani iracheni affinché non procedano “in ordine sparso” sul terreno politico e sociale, provando invece a far confluire le proprie forze in un'unica “componente”: a Kirkuk, lunedì 6 marzo, ha preso forma la costituzione di un “Consiglio” delle comunità cristiane che si propone come organo di collegamento tra le diverse organizzazioni politiche e sociali animate da militanti cristiani, in grado di porsi come interlocutore unitario degli organismi politici e istituzionali della Provincia.
L'iniziativa è stata sostenuta anche dai responsabili politici locali, a partire dal curdo Rebwar Talabani, attuale presidente del Consiglio provinciale di Kirkuk: il nuovo organismo – ha sottolineato Talabani – potrà dare un contributo positivo non solo per quel che riguarda la condizione delle comunità cristiane, ma anche per ricomporre e favorire la convivenza pacifica e collaborativa tra le diverse componenti etniche e religiose della società. Anche il pastore Haitham Jazrawi, a capo della comunità cristiana evangelica presente a Kirkuk, ha registrato con soddisfazione che l'iniziativa di un organismo unitario in grado di aggregare le componenti cristiane sul terreno sociale e politico rappresenta un elemento positivo di novità nell'attuale, problematica condizione vissuta dalle comunità cristiane irachene.
Il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha più volte sottolineato che la situazione di emergenza in cui versa l'intera nazione irachena chiama anche i cristiani a non procedere in ordine sparso, evitando di enfatizzare in maniera esasperata i fattori identitari di ogni singola comunità ecclesiale. Il Primate della Chiesa caldea aveva già suggerito agli appartenenti alle diverse comunità cristiane nazionali di esprimere una posizione unitaria sui processi politici e sociali in atto in Iraq, presentandosi come “componente cristiana”. Il ricorso all'espressione “componente cristiana “ per esprimere la posizione unitaria dei cristiani iracheni in rapporto alle vicende politiche e sociali e alle istituzioni nazionali, secondo il Primate della Chiesa caldea “non contrasta con la salvaguardia di identità millenarie”, e consente di “non perdere tempo a litigare” intorno a tale patrimonio identitario.