Daniele Rocchi
“Celebrare il sacrificio di Cristo in un luogo come questo ci dice che
c’è un sacrificio fisico che si perpetua nei nostri fratelli cristiani
iracheni”. Lo ha ricordato monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi,
che questa mattina ha celebrato una messa nella chiesa siro-cattolica
di Santa Maria Immacolata a Qaraqosh, villaggio cristiano nella Piana di
Ninive, da qualche mese liberato dall’esercito iracheno dall’Isis che
lo aveva occupato nel 2014. Oggi la chiesa appare completamente
distrutta, incendiata al suo interno, mentre l’esterno si presenta come
un poligono di tiro usato dai miliziani dell’Isis. Mons. Cavina è il
primo vescovo italiano a celebrare una messa nella piana di Ninive
liberata dall’Isis.
“Tre i segni di speranza in questa desolazione – ha
detto nell’omelia – il primo è che con questa celebrazione la chiesa
viene recuperata nella sua sacralità. Il secondo segno è il ritorno dei
fedeli che con cura hanno rimesso a posto i simboli sacri, in
particolare i crocifissi. Il terzo segno di speranza è quello di avere
visto dei fiori nascere in mezzo a tanta malvagità umana. Il fiore
ricorda la bellezza in questi luoghi abbruttiti dalla violenza. I
cristiani di qui – ha concluso mons. Cavina – sono persone di speranza
che non si rassegnano. Preghiamo perché il Signore dia loro la volontà di amare, che significa
continuare a vivere”.
Mons. Cavina in questi giorni è in Iraq per fare
visita ai cristiani locali e, con una delegazione di Acs, sta visitando i
villaggi cristiani della Piana di Ninive. La messa è stata celebrata su
un altare di fortuna con tavolinetto, suppellettili e tabernacolo
bruciato. Presenti alla funzione tre celebranti e alcuni giornalisti.