By SIR
Daniele Rocchi
Daniele Rocchi
Foto SIR |
Così Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia, commenta al Sir la visita appena compiuta di una delegazione della Fondazione di diritto pontificio a Erbil e nella Piana di Ninive, a sostegno delle comunità cristiane perseguitate dall’Isis. Il programma prevedeva “una intera giornata tra cimiteri profanati, tombe distrutte, chiese incendiate, addirittura trasformate in poligono di tiro con ancora migliaia di bossoli su cui delicatamente muoversi” nella Piana di Ninive e nei suoi villaggi oggi “totalmente desertificati e violentati dall’azione barbara dei miliziani dell’Isis”. “Cosa c’è di umano nel profanare i luoghi di preghiera cristiani, letteralmente sventrandoli inneggiando al loro Dio? Frantumando gli altari, decapitando le immagini sacre, abbattendo le croci. Ma con altrettanta verità cosa c’è di umano in chi sapeva tutto questo, avrebbe potuto intervenire e nulla ha fatto?” si chiede Monteduro che con Acs sta portando avanti una serie di progetti per alleviare le condizioni di vita dei cristiani della piana sfollati a Erbil. Per il direttore di Acs “il momento probabilmente più toccante è stato ritrovare a Karemless la tomba di don Ragheed Ganni, prete caldeo assassinato dieci anni fa a Mosul”. Dalla visita Monteduro torna anche confortato dai numeri: “nel villaggio di Telskoff, prima dell’occupazione dell’Isis nel 2014 vi abitavano 1400 famiglie caldee, tutte costrette alla fuga. Negli ultimi due mesi ben 170 sono rientrate nel villaggio. Grazie esclusivamente agli sforzi economici della sola Chiesa caldea sostenuta dalle organizzazioni di carità, innanzitutto Acs. La speranza nei numeri, dunque, perché i Cristiani tornano e torneranno, perché, come sempre, e oggi nella Piana di Ninive come non mai, la Croce trionfa!”.