By Asia News
Una ferma condanna dell’uso della “violenza in nome della religione” e
un rinnovato invito alla “armonia” e al “rispetto reciproco” fra fedi
diverse, nel contesto di uno Stato che garantisce il diritto di “cittadinanza”
e parità di trattamento. È quanto hanno affermato leader religiosi,
politici e intellettuali cristiani e musulmani, nella dichiarazione
conclusiva del congresso promosso dall’università di al-Azhar, al Cairo (Egitto), sul tema “Libertà e cittadinanza… differenze e integrazione”.
In programma dal 28 febbraio al 1 marzo, l’evento organizzato dalla
più importante istituzione musulmana (sunnita) al mondo ha riunito oltre
600 personalità in rappresentanza di oltre 50 nazioni - arabe e non -
al mondo.
A conclusione della due giorni di seminario, caratterizzata il 28
febbraio dagli interventi dei leader religiosi islamo-cristiani e ieri
dalle personalità politiche e intellettuali, l’università di al-Azhar ha
adottato in via informale la dichiarazione congiunta per una
“co-esistenza reciproca”. I leader delle due grandi religioni monoteiste
hanno condannato l’uso della religione per perpetrare atti di violenza o
fomentare guerre, rilanciando il principio del vivere comune.
Nell’intervento finale che ha chiuso i lavori del convegno Shaikh
Ahmad Al Tayeb, grande imam di al-Azhar, ha espresso una netta condanna
“di tutti i crimini commessi in nome della religione”, una “condotta”
estranea “a tutte le religioni e a tutte le norme” della civilizzazione.
In questo senso, aggiunge, è importante riformare il concetto di
cittadinanza ponendo al centro il “principio di uguaglianza” fra le
persone appartenenti a uno stesso Stato.
Il grande imam ha chiesto di contrastare l’associazione fra islam e
terrorismo, perché il “comportamento criminale” di qualche fedele
musulmano non comporta la legittimazione dell’uso della violenza da
parte della religione stessa. Inoltre, avverte Al Tayeb, associare
“religioni e terrorismo” vuol dire legittimare il pensiero degli
“ultra-modernisti” secondo cui è le religioni sono fonte di violenza; e
che, col pretesto di “stabilizzare” le società, esse vanno “cancellate”.
Infine, il grande imam di al-Azhar ha condannato con forza i recenti attacchi contro i cristiani copti
in Egitto, definendoli vittime di violenze “nella loro stessa terra”.
“Per quanto potranno sforzarsi - ha aggiunto - i terroristi non
riusciranno mai a minare la nostra determinazione a garantire un vivere
comune”. Cittadinanza, uguaglianza e Stato di diritto saranno le basi
“per una vita migliore delle generazioni future”, all’insegna della
“solidarietà” e della “collaborazione” reciproca.
Alla conferenza internazionale è intervenuto anche il patriarca
caldeo mar Louis Raphael Sako, il quale ha sottolineato l’importanza di
“ripensare” i programmi educativi, rafforzando gli elementi di
“convergenza e tolleranza”. “Bisogna promuovere relazioni fraterne fra
cristiani e musulmani - ha aggiunto - attraverso la cultura dei media”.
Il primate della Chiesa irakena ha quindi auspicato la nascita di una
“casa” comune capace di “unire tutti i cittadini, le religioni, le
culture” in un insieme di “valori condivisi”.
Il patriarca maronita card. Beshara Raï ha ricordato che la libertà
religiosa è la base di tutti i diritti fondamentali dell’essere umano.
Toccare la libertà religiosa, ha aggiunto, vuol dire minare “tutti i
diritti e le libertà del vivere comune”. Infine, il capo della Chiesa
copta papa Tawadros II ha esortato i presenti a “combattere il pensiero
estremista attraverso l’uso della ragione”. “L’Egitto e tutta la regione
[mediorientale] - ha spiegato - hanno sofferto a causa dell’ideologia
fondamentalista, che è il risultato di una interpretazione errata della
religione e che ha portato al manifestarsi del terrorismo” su scala
locale e mondiale.