"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

27 gennaio 2011

Mons. Lingua (Nunzio Apostolico in Iraq) incontra i vertici del governo regionale curdo

By Baghdadhope*
Fonti varie
La situazione dei cristiani nel nord dell'Iraq è stata argomento di discussione durante l'incontro svoltosi ieri tra Mons. Lingua e Massoud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan, durante il quale Barzani ha esaltato i valori di coesistenza religiosa e settaria presenti in Kurdistan dove le diverse parti, sono le sue parole, "vivono fianco a fianco in pace ed armonia".
Barzani ha espresso la sua disapprovazione verso la fuga dei cristiani dall'Iraq e verso le proposte fatte da alcuni paesi europei di accoglierli. Il governo regionale curdo, ha ricordato, ha creato una commissione speciale che ha il compito di occuparsi della loro situazione ma ha anche sottolineato che per quanti sforzi si facciano esso non è in grado di fornire assistenza adeguata a tutte le famiglie.
Per questa ragione, ha continuato Barzani, le Nazioni Unite e le nazioni europee dovrebbero inviare in Kurdistan delle delegazioni per rendersi conto della situazione sul terreno e fornire gli aiuti materiali necessari a renderla meno grave, piuttosto che limitarsi ad esprimere solidarietà verso i cristiani in fuga.
Nello stesso giorno Mons. Lingua ha incontrato il primo ministro del Governo Regionale Curdo, Barham Ahmad Salih.
Da parte sua, secondo quanto riferito da Aswat Al Iraq, Mons. Lingua durante un incontro con i giornalisti avrebbe espresso soddisfazione per il trattamento riservato nella regione del Kurdistan ai cristiani che godrebbero di "un buon livello di sicurezza e di buone condizioni di vita" e la speranza che essi possano godere di simili condizioni anche in altre parti del paese evitando così la loro fuga.
Sempre secondo la stessa agenzia il ministro degli affari religiosi del Kurdistan, Kamel al-Haj Ali, ha affermato che "l'oppressione di cui ha sofferto la popolazione curda ha fatto sì che il Kurdistan aprisse le porte ai cristiani per alleviare le loro sofferenze".