"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

17 gennaio 2011

Aggredito un medico cristiano a Mosul

By Asia News
di Layla Yousif Rahema

Ancora un’aggressione mirata contro i cristiani d’Iraq. Il 15 gennaio pomeriggio, un gruppo di criminali non identificato è entrato nell’ospedale Al Rabi'e, una clinica privata, nel quartiere al Sukar a Mosul e hanno sparato a freddo contro un medico cristiano che lavorava lì. L’arma da fuoco aveva il silenziatore e il dottore fortunatamente è stato è stato solo gravemente ferito.
Nuyia Youssif Nuyia è un cardiologo specialista, il più conosciuto dalla regione; era il medico privato del defunto mons. Faraj Rahho e di tanti preti e religiosi e religiose. Era medico militare e professore alla Facoltà di medicina dell’università di Mosul. Nuyia è sposato, con 4 figli. Chi lo conosce racconta che Nyuia è un caldeo cattolico, molto attaccato alla sua fede e alla sua Chiesa.
I responsabili dell’accaduto per ora rimangono ignoti. Intanto, dalla comunità cristiana in Iraq arriva un’altra denuncia verso l’indifferenza occidentale alla causa, nonostante la strage di copti del 31 dicembre ad Alessandria d’Egitto o quello alla cattedrale di Baghdad: “L'occidente non può fare niente per i cristiani perché l'occidente nega le sue radici cristiane ed è indifferente a tutte le religioni. E un’altra cosa che l'occidente non capisce è che per questi Paesi musulmani ‘democrazia’ vuole dire ‘caos’”.
Intanto a Copenaghen, in Danimarca, nel fine settimana si sono riuniti a porte chiuse leader religiosi cristiani e musulmani d’Iraq, di cui i nomi sono top secret per motivi di sicurezza, per tentare di smorzare la violenza settaria che ha sconvolto la comunità cristiana. Ma più attesa ancora c’è per l’annuncio di un incontro simile a Najaf nel Sud dell’Iraq.