By Patti 24
Nicola Arrigo
Nicola Arrigo
"In Occidente avete più sfide del pensiero e della mente; in Medio
Oriente la sfida è la scelta tra la vita e Gesù, cioè la vita senza Gesù
o la vita con Gesù e senza altro”.
Don Karam Shamsha, sacerdote
iracheno della fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, ha “toccato”
il cuore di quanti hanno avuto modo di ascoltare la sua testimonianza –
che è poi quella del suo popolo – nei due giorni di permanenza nelle
parrocchie “Sacro Cuore di Gesù” e “San Michele Arcangelo”, (Patti -ME) guidate da
don Giuseppe Di Martino. Una fede “saggiata” dalla persecuzione, una
fede messa costantemente a dura prova “e mantenuta – ha sottolineato don
Karam – dalla grazia di Dio che ci ha dato la forza di scegliere”.
"Nell’agosto 2014 – ha raccontato, con l’ausilio di immagini, – siamo
stati cacciati dalla nostra terra, nella piana di Nineveh, dall’Isis:
case bruciate, chiese distrutte, 5000 famiglie costrette ad andare via,
bambini senza scuole, il governo che non ha dato e non dà niente.
Scappando, la gente ha portato via prima di tutto un crocifisso o una
statuetta della Madonna, a cui ci siamo affidati. La preghiera ci ha
dato il coraggio di affrontare la nuova situazione e fatto capire che
non siamo soli. Purtroppo, ci sono interessi nel mondo che vogliono
cancellare la presenza dei cristiani in quella terra”.
“L’Isis – ha rimarcato il sacerdote iracheno, che da due anni studia,
a Roma, Teologia Morale – è, purtroppo, una mentalità. L’altro non
esiste, se non si converte non deve vivere”. Poi, una constatazione che
suona “molto dura” per l’Occidente, in primis l’Italia: “In Iraq, i
ragazzi non sono liberi ma vanno verso la Chiesa; qui in Europa sono
liberi ma non vanno verso la Chiesa”.
In uno scenario di morte, di distruzione, privo di certezze, “sono
state – ha concluso don Karam – tre le fondamenta per continuare e non
arrendersi: la fede, l’unità della famiglia e l’unità con la Chiesa”.
Davvero una testimonianza forte, toccante, di una fede genuina e
“vera”, così come quella della piccola Maryam, che, come tutti, ha
dovuto lasciare il proprio paese, proposta da don Karam attraverso un
video. Un “trattato” spicciolo e semplice di vangelo vissuto, che la
porta a dire: “Io non odio quelli dell’Isis; prego per loro perché si convertano”.
“Devo ringraziare le mie due parrocchie – evidenzia il parroco don
Giuseppe Di Martino – per la loro generosità a sostegno della Chiesa che
soffre. Padre Karam ci ha fatto sperimentare fattivamente cosa
significhi una fede vissuta, più forte di tutto. Una fede che dovrebbe
rimotivare la nostra, spesso languida e poco convinta”.