Alle ore 9.30 di questa mattina, il Santo Padre Francesco ha
ricevuto in Udienza Sua Santità Mar Gewargis III, Catholicos-Patriarca
della Chiesa Assira dell’Oriente.
Dopo il colloquio privato, il
Patriarca ha presentato al Papa la Delegazione; quindi Sua Santità Mar
Gewargis III e Papa Francesco hanno pronunciato i rispettivi discorsi,
seguiti dallo scambio di doni. Infine, nella Cappella Redemptoris Mater, ha avuto luogo un momento di preghiera in comune.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha
rivolto al Patriarca Mar Gewargis III e alla Delegazione nel corso
dell’Incontro:
Discorso del Santo Padre
Santità, carissimi fratelli in Cristo,
è una grande gioia e un’occasione di grazia incontrarvi qui, nei pressi
della tomba di San Pietro. Con affetto vi do il mio benvenuto,
ringraziando per le gentili parole che mi sono state rivolte. Attraverso
di voi, desidero estendere il mio cordiale saluto nel Signore a tutti i
Vescovi, i sacerdoti e i fedeli della Chiesa assira dell’Oriente. Con
le parole dell’Apostolo Paolo, che in questa città versò il sangue per
il Signore, vorrei dirvi: «Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e
dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7).
Questo incontro e la
preghiera che insieme eleveremo oggi al Signore invocano proprio il dono
della pace. Siamo infatti costernati per quanto continua ad accadere in
Medio Oriente, specialmente in Iraq e in Siria. Lì si riversa su
centinaia di migliaia di bambini innocenti, di donne e di uomini la
violenza terribile di sanguinosi conflitti, che nessuna motivazione può
giustificare o permettere. Lì i nostri fratelli e sorelle cristiani,
nonché diverse minoranze religiose ed etniche sono purtroppo abituati a
soffrire quotidianamente grandi prove.
In mezzo a tanto dolore,
di cui imploro la fine, ogni giorno vediamo cristiani che percorrono la
via della croce seguendo con mitezza le orme di Gesù, unendosi a Lui,
che con la sua croce ci ha riconciliati, «eliminando in sé stesso
l’inimicizia» (Ef 2,16). Questi fratelli e sorelle sono modelli
che ci esortano in ogni circostanza a rimanere col Signore, ad
abbracciare la sua croce, a confidare nel suo amore. Ci indicano che al
centro della nostra fede sta sempre la presenza di Gesù, che ci invita,
anche nelle avversità, a non stancarci di vivere il suo messaggio di
amore, di riconciliazione e di perdono. Questo impariamo dai martiri e
da quanti oggi ancora, anche a costo della vita, restano fedeli al
Signore e con Lui vincono il male con il bene (cfr Rm 12,21).
Siamo grati a questi nostri fratelli, che ci sospingono a seguire la via
di Gesù per sconfiggere l’inimicizia. Come il sangue di Cristo, sparso
per amore, ha riconciliato e unito, facendo germogliare la Chiesa, così
il sangue dei martiri è il seme dell’unità dei Cristiani. Esso ci chiama
a spenderci con carità fraterna per la comunione.
Ringrazio Dio
per i saldi legami fraterni che già sussistono tra di noi e che questa
visita, tanto gradita e preziosa, rafforza ulteriormente. Molti
significativi passi sono già stati compiuti. Il vostro amato
predecessore, il Catholicos-Patriarca Mar Dinkha IV, che ebbi la gioia
di incontrare due anni fa, firmò qui a Roma con San Giovanni Paolo II la
Dichiarazione cristologica comune. Essa ci permette di
confessare la stessa fede nel mistero dell’Incarnazione. Questo
traguardo storico ha aperto la via al nostro pellegrinaggio verso la
piena comunione, un cammino che desidero ardentemente proseguire. In
tale percorso confermo l’impegno della Chiesa Cattolica perché il nostro
dialogo, già tanto fecondo, possa avanzare. Nell’avvenire esso potrà
contribuire a ricomporre la piena armonia, a beneficio delle nostre
comunità, che spesso già vivono a stretto contatto. Auspico perciò
vivamente che la Commissione congiunta per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa assira dell’Oriente
possa aiutarci a spianare la strada verso quel giorno tanto atteso, nel
quale potremo celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare,
quale segno reale della comunione ecclesiale pienamente ristabilita.
Nel frattempo abbiamo l’opportunità di muovere passi spediti, crescendo
nella conoscenza reciproca e testimoniando insieme il Vangelo. La
nostra vicinanza sia lievito di unità. Siamo chiamati a operare insieme
nella carità dovunque possibile, così che l’amore indichi la via della
comunione. Nel Battesimo abbiamo riscoperto il fondamento della reale
comunione tra di noi. Cattolici e Assiri, «tutti siamo stati battezzati
mediante un solo Spirito» (1 Cor 12,13): apparteniamo all’unico
Corpo di Cristo, siamo fratelli in Lui. Con questa certezza procediamo,
camminando insieme fiduciosamente, alimentando – nella preghiera e
specialmente presso l’altare del Signore – la carità che «unisce in modo
perfetto» (Col 3,14). Essa ricompone le fratture e sana le
lacerazioni. Non stanchiamoci di chiedere al Signore, medico divino, di
guarire le ferite del passato con l’unzione benefica della sua
misericordia.
Ci farà bene anche rinnovare la memoria comune
della nostra attività evangelizzatrice. Essa trova le proprie radici
nella comunione della Chiesa primitiva. Da lì si originò quella
diffusione del Vangelo che, agli albori della fede, raggiunse Roma e le
terre della Mesopotamia, culla di antichissime civiltà, dando alla luce
fiorenti comunità cristiane. I grandi evangelizzatori di allora, i santi
e i martiri di ogni tempo, tutti concittadini della Gerusalemme del
cielo, ci esortano e ci accompagnano ora ad aprire, insieme, sentieri
fecondi di comunione e di testimonianza.
Santità, carissimo
Fratello, con gioia e affetto desidero esprimere la mia gratitudine per
la vostra visita e per il dono di pregare oggi insieme, gli uni per gli
altri, per invocare la protezione e la custodia del Signore, per
chiedere che la sua misericordiosa volontà sia da noi pienamente accolta
e fraternamente testimoniata.