By Zenit
L’instabilità cronica che sta drammaticamente caratterizzando intere
aree del Vicino Oriente ha progressivamente catalizzato l’attenzione
occidentale sui tragici avvenimenti che quotidianamente si verificano
nel Levante.
Il quadro è difficile da decifrare, anche a causa dei molteplici
interessi geopolitici ed economici in campo, i momenti di dialogo ed
approfondimento diventano necessari per delineare strategie di
pacificazione, contribuendo in tal modo alla ricostruzione dei tessuti
comunitari martoriati dal conflitto.
E’ con questo obiettivo che il Pontificio Istituto Orientale ha
organizzato dall’11 al 13 novembre un congresso internazionale dedicato
specificatamente al Medio Oriente ed alle sue prospettive future, con un
occhio di riguardo per il ruolo imprescindibile che le Chiese orientali
rivestono nel contrasto agli odi settari, troppo spesso utilizzati da
attori esterni per perseguire i propri interessi nella regione.
Non è un caso che tale iniziativa veda la luce proprio in occasione
delle celebrazioni per il centenario dell’Istituto, fondato nel 1917 da
Benedetto XV ed affidato da Pio XI alla Compagnia di Gesù nel 1922, il
cui scopo è promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e
spirituale del cristianesimo orientale. L’Istituto recepisce le parole
di Giovanni Paolo II nell’Orientale Lumen, dove viene
sottolineata la necessità di far conoscere alle Chiese orientali “le
immense ricchezze che […] sono conservate nei forzieri delle loro
tradizioni”.
E’ in questo solco che si colloca la prossima tre giorni di novembre
su Siria e Levante. Il programma dell’evento è suddiviso in differenti
(ma complementari) aree tematiche, una per ogni giornata e vedrà la
partecipazione di molti ospiti illustri.
Il congresso si aprirà venerdì 11 novembre, offrendo un’analisi
geopolitica dei conflitti in corso. Dopo una prolusione di apertura del
Rettore David E. Nazar, la sessione mattutina (dal titolo “I confini
della convivenza e la convivenza dei confini”) verrà tenuta da Joseph
Maïla, Professore di Relazioni Internazionali alla ESSEC (École
Supérieure des Sciences Economiques et Commerciale) nonché ex Rettore
dell’Istituto Cattolico di Parigi, dall’Ambasciatore della Repubblica
Armena presso la Santa Sede ed il Sovrano Militare Ordine di Malta
Mikayel Minasyan e dal Segretario del Middle East Council of Churches
Michel Jalakh. Il tutto vedrà come moderatore padre Gianpaolo Salvini.
Inoltre sono stati invitati all’evento l’Inviato speciale Onu per la
Siria Staffan De Mistura, l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e
la politica di sicurezza dell’Ue Federica Mogherini ed il sindaco di
Lampedusa e Linosa Giuseppina Nicolini.
La sessione pomeridiana della prima giornata, avente come tema “I
cristiani nella regione siro-mesopotamica oggi: epilogo o nuove
prospettive?”, vedrà la partecipazione del Presidente del comitato per
la Lingua Siriaca dell’Accademia delle Scienze in Iraq in Baghdad il
Prof. Youssef Qozi, del Professore Emerito dell’Università Cattolica di
Lione Joseph Yacoub e del Direttore dell’Istituto di Studi Orientali
Cristiani all’Università di Radboud Nijmegen il Prof. Herman Teule. A
moderare la sessione sarà Padre Ken Gavin. Successivamente si svolgerà
una tavola rotonda a cui parteciperanno il Vicario Apostolico di
Anatolia Mons. Paolo Bizzetti, il Vescovo della Diocesi di Mazara del
Vallo ed il Direttore Internazionale del Jesuit Refugee Service Tom
Smolich. In serata verrà presentato il libro di Vincenzo Ruggeri e
Alexander Zäh “Visiting the Byzantine wall paintings in Turkey”
(Coedizione Orientalia Christiana & Valore Italiano).
La seconda giornata, dedicata all’ambito religioso-educativo, vedrà
durante la sessione mattutina, moderata da Padre Giacomo Costa ed avente
come traccia “Le risorse dell’educazione e della cultura: quale la via
del rinnovamento?”, gli interventi del Rettore dell’Università
Sant-Joseph di Beirut Salim Dacchace, dell’Arcivescovo di Istanbul degli
Armeni Mons. Levon Boghos Zekiyan, del Responsabile delle catechesi e
dei centri educativi delle Chiese cattoliche di Damasco e provincia Rami
Elias. Insieme a loro ci saranno l’Esperto per il dialogo tra la Chiesa
Cattolica e Ortodossa Frans Bouwen, il Rettore del monastero di Mar
Elian Jacques Mourad ed il vescovo di Aleppo per i Caldei Mons. Antoine
Audo.
La sessione pomeridiana avrà per oggetto “Educazione e servizio:
testimonianze e comunicazioni”, moderata da Padre Michael Czerny ed
aperta dal Decano della Facoltà di Diritto Canonico Orientale del PIO
Georges-H. Russeyn. Dopo un intermezzo musicale del Maestro armeno Aram
Ipekdjian, vi saranno gli interventi dell’Amministratore Apostolico del
Patriarcato di Gerusalemme dei Latini Mons. Pierbattista Pizzaballa, del
professore Amal Hazzen della Pontificia Università Urbaniana, del
Presbitero della Chiesa Melkita in Egitto Mario Hanna Georges e del
Presidente dell’Organizzazione delle scuole cristiane in Egitto Antonios
Ghattas. Al termine verrà inoltre proiettato un video del Jesuit
Refugee Service del Libano.
La giornata di chiusura del convegno, il 13 novembre, sarà invece
incentrata sulle prospettive future dell’area. Dopo la prolusione
iniziale del Prefetto per la Congregazione per le Chiese Orientali il
Cardinale Leonardo Sandri, interverranno il Catholicos della Grande Casa
di Cilicia Aram I, il Patriarca greco-melkita Gregorios III Laham, il
Patriarca della Chiesa cattolica caldea Louis Raphaël I Sako,
l’Amministratore Apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini
Mons. Pierbattista Pizzaballa, il Patriarca Vicario in Zalheh e Beqqa
della Chiesa Siro Ortodossa di Antiochia Justinus Boulos Safar, il
Metropolita di Francia della Chiesa Greco Ortodossa di Antiochia ed il
Presidente copto dell’Organizzazione delle scuole cristiane in Egitto
Antonios Ghattas. A moderare sarà Vincenzo Ruggeri e verranno invitati
il Segretario di Stato Vaticano il Cardinale Pietro Parolin ed il Gran
Muftì della Repubblica Araba Siriana Ahmad Badreddin Hassoun.
“Damasco, prisma di speranze” rappresenta dunque un momento prezioso
di incontro ed elaborazione, immaginato affinché ognuna delle diverse
sensibilità presenti possa fornire il proprio contributo alla
neutralizzazione dei settarismi della regione e degli odi confessionali.
La speranza è che questa iniziativa possa diventare una pietra miliare
nell’accidentato percorso che porta alla pace del Vicino Oriente.