By Fides
Per la futura gestione politica e amministrativa della Piana di Ninive,
appena liberata dal dominio dei jihadisti dello Stato islamico (Daesh),
occorrerà trovare e realizzare modalità “accettabili” che siano
conformi alle “disposizioni della Costituzione irachena”. Nel frattempo,
i Capi e gli alti rappresentanti delle Chiese cristiane autoctone sono
persuasi che al momento tale questione non rappresenta la priorità da
affrontare sul momento, “è meglio lasciare questo problema alla fase
successiva alla liberazione al ritorno degli sfollati e al loro
reinserimento” dopo aver bonificato città e villaggi dalle mine e aver
ripristinato per l'uso le case e le ininfrastrutture. Solo allora si
potrà discutere del futuro politico della Piana di Ninive attraverso un
dialogo pacifico e sereno con le parti interessate”.
E' questo il messaggio chiave lanciato da Patriarchi e Vescovi delle Chiese autoctone presenti in Iraq, che si sono incontrati ieri, domenica 30 ottobre, presso la sede del Patriarcato caldeo a Ankawa, sobborgo di Erbil, per fare il punto sulle nuove prospettive che si apriranno nella regione quando anche Mosul verrà liberata dalle milizie di Daesh. All'incontro di Ankawa, tra gli altri, hanno preso parte il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, Mar Gewargis III Sliwa, Patriarca della Chiesa assira d'Oriente, e Nicodemus Daoud Matti Sharaf, Metropolita siro ortodosso di Mosul.
“I cristiani” si legge nel resoconto finale della riunione, pervenuto all'Agenzia Fides, “sono una componente originale dell'Iraq”, hanno sempre dato un contributo prezioso di moderazione e apertura verso le altre componenti etnico-religiose della regione, e dopo le violenze e i crimini subiti da parte dei gruppi jihadisti, il loro apporto appare ancor più necessario per aiutare la riconciliazione e la convivenza pacifica. Per questo – sottolineano i Capi delle Chiese – occorre che la componente cristiana sia liberata da ogni discriminazione, e i diritti dei cristiani siano tutelati come quelli di tutti gli altri iracheni, “con i fatti, e non con le parole”, in ottemperanza a quanto è scritto nella Costituzione.
Nel documento diffuso alla fine dell'incontro, i Patriarchi e i Vescovi iracheni rendono omaggio grato a tutte le forze militari coinvolte nella liberazione della Piana di Ninive, comprese le unità di protezione popolare formate da cristiani. I capi delle Chiese cristiane riferiscono anche di aver concordato un prossimo incontro con parlamentari e leader di organizzazioni politiche cristiani.
E' questo il messaggio chiave lanciato da Patriarchi e Vescovi delle Chiese autoctone presenti in Iraq, che si sono incontrati ieri, domenica 30 ottobre, presso la sede del Patriarcato caldeo a Ankawa, sobborgo di Erbil, per fare il punto sulle nuove prospettive che si apriranno nella regione quando anche Mosul verrà liberata dalle milizie di Daesh. All'incontro di Ankawa, tra gli altri, hanno preso parte il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako, Mar Gewargis III Sliwa, Patriarca della Chiesa assira d'Oriente, e Nicodemus Daoud Matti Sharaf, Metropolita siro ortodosso di Mosul.
“I cristiani” si legge nel resoconto finale della riunione, pervenuto all'Agenzia Fides, “sono una componente originale dell'Iraq”, hanno sempre dato un contributo prezioso di moderazione e apertura verso le altre componenti etnico-religiose della regione, e dopo le violenze e i crimini subiti da parte dei gruppi jihadisti, il loro apporto appare ancor più necessario per aiutare la riconciliazione e la convivenza pacifica. Per questo – sottolineano i Capi delle Chiese – occorre che la componente cristiana sia liberata da ogni discriminazione, e i diritti dei cristiani siano tutelati come quelli di tutti gli altri iracheni, “con i fatti, e non con le parole”, in ottemperanza a quanto è scritto nella Costituzione.
Nel documento diffuso alla fine dell'incontro, i Patriarchi e i Vescovi iracheni rendono omaggio grato a tutte le forze militari coinvolte nella liberazione della Piana di Ninive, comprese le unità di protezione popolare formate da cristiani. I capi delle Chiese cristiane riferiscono anche di aver concordato un prossimo incontro con parlamentari e leader di organizzazioni politiche cristiani.