By Fides
Sono più di ottocento le famiglie cristiane fuggite da Mosul e dalla Piana di Ninive che hanno trovato finora riparo in Iraq. La loro condizione è quella degli “ultimi arrivati” in un Paese già destabilizzato dall'arrivo di più di un milione di profughi siriani. La maggior parte di loro gravita nell'area di Beirut e ha trovato sostegno solo da parte della locale eparchia caldea. Mons. Michel Kassarji, Vescovo di Beirut dei Caldei, ha appena diffuso un comunicato per sollecitare aiuti in favore delle vittime cristiane della “macchina cieca dell'estremismo religioso” che le ha costrette ad abbandonare le proprie case e i propri villaggi.
Sono più di ottocento le famiglie cristiane fuggite da Mosul e dalla Piana di Ninive che hanno trovato finora riparo in Iraq. La loro condizione è quella degli “ultimi arrivati” in un Paese già destabilizzato dall'arrivo di più di un milione di profughi siriani. La maggior parte di loro gravita nell'area di Beirut e ha trovato sostegno solo da parte della locale eparchia caldea. Mons. Michel Kassarji, Vescovo di Beirut dei Caldei, ha appena diffuso un comunicato per sollecitare aiuti in favore delle vittime cristiane della “macchina cieca dell'estremismo religioso” che le ha costrette ad abbandonare le proprie case e i propri villaggi.
I profughi cristiani iracheni arrivati in Libano – riferisce il Vescovo
caldeo - non hanno lo status dei richiedenti asilo, e vivono nella
speranza di ottenere i permessi per emigrare nei Paesi occidentali. Non
trovano lavoro, vengono sfruttati da chi approfitta della loro
condizione di emergenza per rincarare gli affitti delle case, e sono
privi di qualsiasi aiuto da parte delle istituzioni civili e delle
Organizzazioni internazionali. “L'impressione - riferisce all'Agenzia
Fides il sacerdote maronita Paul Karam, direttore di Caritas Libano - è
che tutto il sistema di aiuti internazionali per i profughi siriani e
iracheni sia sull'orlo del collasso. Non ci sono più risorse, e le
organizzazioni umanitarie non riescono più a far fronte ad un'emergenza
divenuta cronica”.