By Radiovaticana
I cristiani fuggiti e in fuga ogni giorno dal Medio Oriente sollecitano solidarietà. Per questo la Chiesa italiana ha deciso di lanciare un’iniziativa di sostegno concreto per le comunità cristiane irachene.
Roberta Gisotti ha intervistato mons. Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, che di recente ha potuto fare visita nei luoghi dove sono ospitati i profughi:
“Non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani”: le parole di Papa Francesco, riecheggiano in questo Natale, attraverso la campagna di gemellaggi promossa dalla Cei attraverso la Caritas italiana in aiuto a circa 200mila cristiani riparati nel Kurdistan iracheno, a seguito dell’avanzata negli ultimi mesi delle milizie dello Stato islamico. Mons. Soddu, come possiamo aiutare dall’Italia?
Possiamo aiutare certamente tenendo vivo il ricordo di queste persone, che hanno subito una grave lesione dei diritti umani e che in tutti i casi continuano ad essere bisognose in quanto si trovano lontane dalla loro terra, lontane dalla loro casa. Esse hanno praticamente perduto tutto e certamente queste notizie noi le abbiamo apprese, però è necessario sempre fare luce su quanto questi nostri fratelli e sorelle stanno subendo, soprattutto per quanto riguarda il loro essere cristiani. Non dimentichiamocelo, questo. Loro stanno soffrendo per la loro fede in Cristo e noi, loro fratelli e sorelle, siamo tutti chiamati ad avere una particolare simpatia, soprattutto in questo periodo in cui ci stiamo preparando al Natale del Signore. Sono un numero molto elevato, perché dalla città di Mosul e dalla Piana di Ninive si sono riversati praticamente tutti nella città di Erbil, raccolti in 26 centri di accoglienza, o nelle vicinanze della stessa città. Molti di questi centri sono veramente precari e le persone si trovano ad essere stipate in luoghi angusti.
Quali sono i bisogni più urgenti di questi fratelli sofferenti?
Il progetto che noi abbiamo lanciato si divide in tre parti: il piano case, il piano famiglie e il piano scuola. Il piano case, è per l’acquisto di alcuni container; il piano famiglie è per il sostegno delle famiglie e il piano scuola è per l’acquisto di alcuni scuolabus. Tutto è mirato perché queste persone non fuggano dalla loro terra ma abbiano il nostro sostegno.Tutte le notizie sulla campagna di gemellaggi “Adotta una famiglia di profughi iracheni” sono reperibili sul sito della Caritas Italiana, dove sono indicate le modalità per partecipare direttamente o attraverso le parrocchie.
I cristiani fuggiti e in fuga ogni giorno dal Medio Oriente sollecitano solidarietà. Per questo la Chiesa italiana ha deciso di lanciare un’iniziativa di sostegno concreto per le comunità cristiane irachene.
Roberta Gisotti ha intervistato mons. Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, che di recente ha potuto fare visita nei luoghi dove sono ospitati i profughi:
“Non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani”: le parole di Papa Francesco, riecheggiano in questo Natale, attraverso la campagna di gemellaggi promossa dalla Cei attraverso la Caritas italiana in aiuto a circa 200mila cristiani riparati nel Kurdistan iracheno, a seguito dell’avanzata negli ultimi mesi delle milizie dello Stato islamico. Mons. Soddu, come possiamo aiutare dall’Italia?
Possiamo aiutare certamente tenendo vivo il ricordo di queste persone, che hanno subito una grave lesione dei diritti umani e che in tutti i casi continuano ad essere bisognose in quanto si trovano lontane dalla loro terra, lontane dalla loro casa. Esse hanno praticamente perduto tutto e certamente queste notizie noi le abbiamo apprese, però è necessario sempre fare luce su quanto questi nostri fratelli e sorelle stanno subendo, soprattutto per quanto riguarda il loro essere cristiani. Non dimentichiamocelo, questo. Loro stanno soffrendo per la loro fede in Cristo e noi, loro fratelli e sorelle, siamo tutti chiamati ad avere una particolare simpatia, soprattutto in questo periodo in cui ci stiamo preparando al Natale del Signore. Sono un numero molto elevato, perché dalla città di Mosul e dalla Piana di Ninive si sono riversati praticamente tutti nella città di Erbil, raccolti in 26 centri di accoglienza, o nelle vicinanze della stessa città. Molti di questi centri sono veramente precari e le persone si trovano ad essere stipate in luoghi angusti.
Quali sono i bisogni più urgenti di questi fratelli sofferenti?
Il progetto che noi abbiamo lanciato si divide in tre parti: il piano case, il piano famiglie e il piano scuola. Il piano case, è per l’acquisto di alcuni container; il piano famiglie è per il sostegno delle famiglie e il piano scuola è per l’acquisto di alcuni scuolabus. Tutto è mirato perché queste persone non fuggano dalla loro terra ma abbiano il nostro sostegno.Tutte le notizie sulla campagna di gemellaggi “Adotta una famiglia di profughi iracheni” sono reperibili sul sito della Caritas Italiana, dove sono indicate le modalità per partecipare direttamente o attraverso le parrocchie.