Joseph Mahmoud
Rassicurare i profughi cristiani, la cui situazione "è ancora critica e tragica" perché non si intravede una "soluzione rapida" all'orizzonte, perchè essi "non sono abbandonati e soli", e non saranno dimenticati. È il messaggio che il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako rivolge alla comunità cristiana irakena e, in particolare, ai profughi che hanno abbandonato le loro case in seguito all'avanzata delle milizie dello Stato islamico, per le imminenti festività di Natale. Nel documento, inviato ad AsiaNews, sua Beatitudine si rivolge ai fedeli di Mosul e della piana di Ninive, dove circa 500mila persone sono fuggite in seguito all'avanzata islamista, che ha fondato un Califfato e imposto la sharia.
Rassicurare i profughi cristiani, la cui situazione "è ancora critica e tragica" perché non si intravede una "soluzione rapida" all'orizzonte, perchè essi "non sono abbandonati e soli", e non saranno dimenticati. È il messaggio che il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako rivolge alla comunità cristiana irakena e, in particolare, ai profughi che hanno abbandonato le loro case in seguito all'avanzata delle milizie dello Stato islamico, per le imminenti festività di Natale. Nel documento, inviato ad AsiaNews, sua Beatitudine si rivolge ai fedeli di Mosul e della piana di Ninive, dove circa 500mila persone sono fuggite in seguito all'avanzata islamista, che ha fondato un Califfato e imposto la sharia.
Vivere in una piccola stanza o dentro a furgoni allestiti dalla
Chiesa, sottolinea Mar Sako, non è facile da un punto di vista
psicologico; nella comunità è evidente il sentimento di "preoccupazione"
per le loro case e le città, per i posti di lavoro perduti e per un
futuro oscuro per i loro figli. Il patriarca caldeo aggiunge però che
"non siete abbandonati e soli", le vostre sofferenze "non sono
dimenticate".
Sua beatitudine chiede "a tutti i nostri fratelli e sorelle" di
pregare e mantenere vivo "il coraggio, la speranza e la fiducia in Dio
Padre"; egli conferma il proposito di celebrare la messa di Natale in
mezzo ai profughi, per esprimere così in modo concreto la vicinanza
della Chiesa e la disponibilità nel prestare loro un aiuto continuo.
Nel messaggio mar Sako ringrazia quanti, in Iraq e all'estero, come AsiaNews attraverso la propria campagna,
continuano ad aiutare e manifestare solidarietà alla comunità cristiana
irakena. Il cristianesimo deve continuare a rimanere in questa terra
benedetta, aggiunge, perché esso è un "messaggio di amore e tolleranza,
come Cristo ha insegnato". Vogliamo vivere in pace e sicurezza, afferma
il patriarca caldeo, che ricorda "la nostra terra, la nostra storia, la
nostra identità, che sono la nostra terra promessa".
Egli rivolge anche un appello alla politica e alla classe dirigente,
perché tuteli "i diritti di tutti gli irakeni" e garantisca loro
"dignità e giustizia", che sono "il fondamento della pace". Un obiettivo
da raggiungere "attraverso una corretta educazione" e la formazione di
menti aperte, che operino per "la convivenza e il rispetto dei valori
della diversità e dei diritti umani". Come disse il Signore a Maria, Mar
Sako si rivolge ai fedeli invitandoli a non avere paura. In questo
Natale rinnoviamo la fede in Dio e la fiducia negli uomini di buona
volontà, conclude il patriarca, perché in un cuore colmo di dolore nasca
"una nuova alba di speranza".