By Fides
Il progetto ancora accarezzato da sigle e leader politici che vogliono creare in futuro una enclave autonoma riservata ai cristiani nella Piana di Ninive, attualmente nelle mani dei jihadisti del Califfato Islamico, rappresenta “un sogno irrealistico e poco intelligente”, con cui si fomenta una spartizione del Paese su base settaria che “può solo nuocere al bene e alla condizione futura dei cristiani in Iraq”. Lo dichiara senza giri di parole all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Yousif Thoma Mirkis OP, Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei.
Il progetto ancora accarezzato da sigle e leader politici che vogliono creare in futuro una enclave autonoma riservata ai cristiani nella Piana di Ninive, attualmente nelle mani dei jihadisti del Califfato Islamico, rappresenta “un sogno irrealistico e poco intelligente”, con cui si fomenta una spartizione del Paese su base settaria che “può solo nuocere al bene e alla condizione futura dei cristiani in Iraq”. Lo dichiara senza giri di parole all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Yousif Thoma Mirkis OP, Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei.
I jihadisti dello Stato Islamico (IS) hanno conquistato Mosul lo scorso 9
giugno e poi hanno esteso il loro controllo sui villaggi e le città a
maggioranza cristiana della Piana di Ninive, costringendo alla fuga
decine di migliaia di cristiani caldei, siri e assiri. Le operazioni
militari contro il Califfato Islamico, sostenute anche da una coalizione
a guida Usa, puntano a riconquistare e liberare Mosul e l'intera
regione, caduta sotto il controllo dei jihadisti sunniti.
Nei giorni scorsi, su Mosul sono stati fatti piovere volantini che incitano la popolazione locale a ribellarsi ai miliziani del Califfato, preannunciando come imminente l'offensiva per la liberazione della seconda città irachena. In questo contesto, alcuni militanti politici di sigle e partiti cristiani tornano a sostenere che il futuro assetto della regione, dopo l'eventuale sconfitta dei jihadisti, dovrà prevedere la creazione di una provincia “cristiana” autonoma nella Piana di Ninive.
Una prospettiva che l'Arcivescovo caldeo di Kirkuk considera foriera di nuovi problemi per le comunità cristiane autoctone. “Per 35 anni - spiega all'Agenzia Fides Mons. Yousif Thoma - ogni discussione e progetto politico in Iraq sono stati azzerati dalla dittatura del regime Baath. Quando il regime è crollato, con l'intervento dell'esercito Usa, siamo entrati in un periodo travagliato in cui sono affiorati disegni politici non fondati su una riflessione approfondita”.
In questo contesto – spiega l'Arcivescovo caldeo – “chiunque parli di una regione autonoma per i cristiani si allinea di fatto ai disegni che puntano alla spartizione dell'Iraq su base settaria, sul modello di quanto è accaduto nell'ex Jugoslavia. E questo è molto pericoloso, soprattutto per tutti i gruppi piccoli e minoritari, tra i quali rientrano anche le comunità cristiane”.
Proprio l'offensiva lanciata in Iraq settentrionale dai jihadisti sunniti conferma, a giudizio di Mons. Yousif Thoma, che “quando si innescano pretese di controllo delle aree su base settaria, non si salva nessuno, a partire dai cristiani”. L'unica prospettiva realistica che può favorire la permanenza delle comunità cristiane autoctone in Iraq consiste, a giudizio dell'Arcivescovo caldeo, nel favorire la maturazione di una coscienza politica nazionale nei gruppi maggioritari sunniti e sciiti. “Altrimenti - spiega a Fides - si innescherà fatalmente un meccanismo di spartizione. Ognuno vorrà riprendersi la sua fetta di torta, e si creeranno piccoli stati settari sempre in lotta con i propri vicini, E questo è contro il nostro bene, e contro il nostro futuro”.
Nei giorni scorsi, su Mosul sono stati fatti piovere volantini che incitano la popolazione locale a ribellarsi ai miliziani del Califfato, preannunciando come imminente l'offensiva per la liberazione della seconda città irachena. In questo contesto, alcuni militanti politici di sigle e partiti cristiani tornano a sostenere che il futuro assetto della regione, dopo l'eventuale sconfitta dei jihadisti, dovrà prevedere la creazione di una provincia “cristiana” autonoma nella Piana di Ninive.
Una prospettiva che l'Arcivescovo caldeo di Kirkuk considera foriera di nuovi problemi per le comunità cristiane autoctone. “Per 35 anni - spiega all'Agenzia Fides Mons. Yousif Thoma - ogni discussione e progetto politico in Iraq sono stati azzerati dalla dittatura del regime Baath. Quando il regime è crollato, con l'intervento dell'esercito Usa, siamo entrati in un periodo travagliato in cui sono affiorati disegni politici non fondati su una riflessione approfondita”.
In questo contesto – spiega l'Arcivescovo caldeo – “chiunque parli di una regione autonoma per i cristiani si allinea di fatto ai disegni che puntano alla spartizione dell'Iraq su base settaria, sul modello di quanto è accaduto nell'ex Jugoslavia. E questo è molto pericoloso, soprattutto per tutti i gruppi piccoli e minoritari, tra i quali rientrano anche le comunità cristiane”.
Proprio l'offensiva lanciata in Iraq settentrionale dai jihadisti sunniti conferma, a giudizio di Mons. Yousif Thoma, che “quando si innescano pretese di controllo delle aree su base settaria, non si salva nessuno, a partire dai cristiani”. L'unica prospettiva realistica che può favorire la permanenza delle comunità cristiane autoctone in Iraq consiste, a giudizio dell'Arcivescovo caldeo, nel favorire la maturazione di una coscienza politica nazionale nei gruppi maggioritari sunniti e sciiti. “Altrimenti - spiega a Fides - si innescherà fatalmente un meccanismo di spartizione. Ognuno vorrà riprendersi la sua fetta di torta, e si creeranno piccoli stati settari sempre in lotta con i propri vicini, E questo è contro il nostro bene, e contro il nostro futuro”.