By SIR
“Dammi il cinque!” è il titolo di un video realizzato dalla Caritas italiana con le immagini di uno dei 27 campi profughi del Kurdistan iracheno, dove una delegazione della Cei guidata dal segretario generale monsignor Nunzio Galantino si è recata di recente. Il video è disponibile sul canale YouTube del Sir (clicca qui).
Tra i profughi, anche il vescovo caldeo di Musul, Emil Nona, fuggito con 120mila cristiani: “La nostra terra - dice - custodisce la memoria del passaggio degli apostoli Tommaso e Taddeo, abbiamo chiese che risalgono al II secolo dopo Cristo. Da allora è la prima volta che non vi si celebra più nemmeno la messa”.
“Senza lavoro né sicurezza sociale - continua il vescovo - la mia gente cerca di emigrare all’estero. Ci sono ragioni fondate perché da qui a qualche anno non ci sia più nemmeno traccia della presenza cristiana”.
Dopo aver ascoltato queste parole, la Caritas Italiana ha deciso di proporre una sorta di gemellaggio tra le famiglie, le parrocchie, le diocesi italiane e quelle dei profughi, raccogliendo donazioni per dare un aiuto concreto. “Siamo chiamati a fare la nostra parte - commenta mons. Galantino - affinché questi fratelli, perseguitati per la loro fede, non si sentano anche dimenticati nella loro sofferenza."
“Dammi il cinque!” è il titolo di un video realizzato dalla Caritas italiana con le immagini di uno dei 27 campi profughi del Kurdistan iracheno, dove una delegazione della Cei guidata dal segretario generale monsignor Nunzio Galantino si è recata di recente. Il video è disponibile sul canale YouTube del Sir (clicca qui).
Tra i profughi, anche il vescovo caldeo di Musul, Emil Nona, fuggito con 120mila cristiani: “La nostra terra - dice - custodisce la memoria del passaggio degli apostoli Tommaso e Taddeo, abbiamo chiese che risalgono al II secolo dopo Cristo. Da allora è la prima volta che non vi si celebra più nemmeno la messa”.
“Senza lavoro né sicurezza sociale - continua il vescovo - la mia gente cerca di emigrare all’estero. Ci sono ragioni fondate perché da qui a qualche anno non ci sia più nemmeno traccia della presenza cristiana”.
Dopo aver ascoltato queste parole, la Caritas Italiana ha deciso di proporre una sorta di gemellaggio tra le famiglie, le parrocchie, le diocesi italiane e quelle dei profughi, raccogliendo donazioni per dare un aiuto concreto. “Siamo chiamati a fare la nostra parte - commenta mons. Galantino - affinché questi fratelli, perseguitati per la loro fede, non si sentano anche dimenticati nella loro sofferenza."