By Radiovaticana
“Non possiamo rimanere in silenzio o indifferenti di fronte all’estrema, inumana e multiforme violenza subita dai cristiani e yazidi” in Iraq. Lo ha detto il card. Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al Colloquio Interreligioso tra Cristiani e Musulmani in corso nella capitale iraniana Teheran.
Il porporato ha fatto notare che molte di queste persone soggette a persecuzione “hanno preferito la morte invece che rinunciare alla loro fede”. Dunque il sacrificio di questi “veri martiri”, espulsi dalle loro case, spesso con i soli vestiti che avevano addosso, non deve essere dimenticato.
“Invocare la religione – afferma il card. Tauran – per giustificare questi crimini, è un crimine contro la stessa religione”. Il porporato poi richiama il fatto che “cristiani e musulmani, e nei fatti tutta l’umanità, hanno bisogno di abbondanti e concreti frutti del loro dialogo”.
D’altronde, fa notare il cardinale, tutti noi siamo consci delle necessità del dialogo tra studiosi, e dovremmo essere consapevoli di quanto sia importante portare i frutti dell’ incontro che si svolge a Teheran in tutti gli ambiti in cui musulmani, cristiani, credenti di altre religioni e non credenti, vivono, lavorano e studiano assieme.
“Non possiamo rimanere in silenzio o indifferenti di fronte all’estrema, inumana e multiforme violenza subita dai cristiani e yazidi” in Iraq. Lo ha detto il card. Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al Colloquio Interreligioso tra Cristiani e Musulmani in corso nella capitale iraniana Teheran.
Il porporato ha fatto notare che molte di queste persone soggette a persecuzione “hanno preferito la morte invece che rinunciare alla loro fede”. Dunque il sacrificio di questi “veri martiri”, espulsi dalle loro case, spesso con i soli vestiti che avevano addosso, non deve essere dimenticato.
“Invocare la religione – afferma il card. Tauran – per giustificare questi crimini, è un crimine contro la stessa religione”. Il porporato poi richiama il fatto che “cristiani e musulmani, e nei fatti tutta l’umanità, hanno bisogno di abbondanti e concreti frutti del loro dialogo”.
D’altronde, fa notare il cardinale, tutti noi siamo consci delle necessità del dialogo tra studiosi, e dovremmo essere consapevoli di quanto sia importante portare i frutti dell’ incontro che si svolge a Teheran in tutti gli ambiti in cui musulmani, cristiani, credenti di altre religioni e non credenti, vivono, lavorano e studiano assieme.