"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

17 giugno 2014

Arcivescovo di Bagdad: la soluzione è nelle mani dei leader iracheni


«Non credo sia necessario un intervento della comunità internazionale. Lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) deve essere fermato e tale obiettivo può essere raggiunto soltanto se i leader iracheni riusciranno a lavorare insieme. La loro collaborazione è molto più importante di qualsiasi aiuto esterno». È quanto ha dichiarato ieri ad Aiuto alla Chiesa che Soffre monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Bagdad dei latini.
Al telefono dalla capitale irachena, il presule libanese ha raccontato ad ACS come in molti stiano cercando di lasciare la capitale, verso cui marciano i miliziani dell’Isis. Stando alle ultime notizie il gruppo jihadista, che la scorsa settimana ha occupato centri importanti come Mosul e Tikrit, si troverebbe ora a 60 chilometri da Bagdad. La popolazione è in fuga ma tutte le strade che conducono al Nord dell’Iraq sono chiuse, mentre quelle dirette a Sud sono eccessivamente trafficate e interrotte da numerosi checkpoint. «L’unico modo per lasciare la capitale è su uno dei sette voli in partenza ogni giorno – continua monsignor Sleiman - Ciò significa che può mettersi in salvo solo chi può permettersi il costo del biglietto aereo. E poi fino a fine mese non si trovano posti disponibili».
Sorpresi e terrorizzati per la velocità con cui la scorsa settimana l’Isis ha conquistato Mosul, gli abitanti rimasti a Bagdad temono il peggio. «C’è una gran confusione», afferma il presule facendo notare l’esiguo numero di fedeli che domenica ha assistito alla messa nella cattedrale di San Giuseppe. «Dopo la funzione ho parlato con alcuni di loro ed erano veramente affranti e preoccupati».
L’arcivescovo ripone le sue ultime speranze nella capacità del governo iracheno di intervenire per fermare i jihadisti. «Se i nostri leader non troveranno un accordo per affrontare la situazione, assisteremo ad una nuova tragedia. Non sappiamo quale futuro ci attende. L’esercito proverà a resistere, ma non è affatto certo che riuscirà a sconfiggere i terroristi».
Al momento monsignor Sleiman non sa se rimarrà a Bagdad. «Lascio la scelta ai miei angeli. Intanto vi chiedo di pregare per la pace e per un’immediata soluzione della crisi».
Roma, 17 giugno 2014